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Idee di investimento, riflettori sui Btp e sui bond europei

Con i tassi Usa verso lo zero anche i Treasury perdono il ruolo di copertura. Occorre non trascurare i pericoli di inflazione e i rischi negli emergenti mentre i Btp e i bond europei offrono un interessante extra rendimento

di Leo Campagna 29 Giugno 2020 13:18
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I TREASURY USA NON OFFRONO PIU’ UNA SOLIDA COPERTURA


Dopo Europa e Giappone anche gli Usa hanno portato i tassi di interesse a zero, e in questo contesto “gli investitori dovranno ovviamente riconsiderare l’opportunità – in termini di vantaggi ed efficacia – di mantenere in portafoglio posizioni in titoli di Stato Usa come strumenti di copertura”, spiegano nell’articolo Obbligazioni, i tassi ai minimi spingono ad andare oltre i Treasury Ashok Bhatia, deputy chief investment officer – fixed income, e Adam Grotzinger, senior portfolio manager – investment grade di Neuberger Berman. Gli esperti si chiedono se siamo di fronte a un cambiamento epocale, perché storicamente l’esposizione ai titoli di Stato ha sempre offerto un ampio ventaglio di vantaggi ai portafogli sia azionari che obbligazionari. Tuttavia, dato che “i rendimenti dei Treasury decennali sono scesi sotto all’1%, la matematica obbligazionaria ci dice che la capacità di questi titoli di generare guadagni interessanti è stata significativamente ridimensionata, anche nel caso delle scadenze più lunghe. Persino ipotizzando che i rendimenti dei titoli di Stato a più lunga scadenza scendano in territorio negativo (una view che comunque escludiamo) il potenziale di rialzo assoluto offerto da questi strumenti è ormai parecchio limitato”, spiegano gli esperti.

COME INVESTIRE IN UNO SCENARIO INFLAZIONISTICO PIÙ INCERTO


Senza trascurare il fatto che, se nel breve la pandemia determina volatilità dei dati sull’inflazione, nel lungo periodo i prezzi al consumo potrebbero tornare a crescere. Per tre decenni gli investitori hanno beneficiato del calo di inflazione e tassi ma, come fanno notare nell’articolo Per Amundi gli investitori dovranno tornare a fare i conti con l’inflazione gli esperti di Amundi, si tratta di uno scenario positivo che sta per finire: valutare le aspettative di inflazione, nel breve e nel lungo termine, diventa pertanto cruciale al fine di costruire un’asset allocation resiliente, in un mondo in cui i rendimenti saranno inferiori rispetto al passato. Nel breve periodo, con un’inflazione più volatile, ma contenuta, alcune classi di attività, è il caso del credito investment grade e delle obbligazioni periferiche che beneficiano dei programmi di Quantitative Easing, continueranno ad essere sostenute da interventi monetari. In una prospettiva di più lungo periodo, gli investitori dovranno rivedere la propria asset allocation strategica per includere investimenti che potrebbero contribuire a mitigare il rischio d’inflazione (ossia asset reali, materie prime, oro, infrastrutture, obbligazioni indicizzate all’inflazione), ma anche essere pronti a rivedere tatticamente le proprie decisioni d’investimento sulla base delle prospettive d’inflazione.

C’E’ VALORE NEL DEBITO EMERGENTE HIGH YIELD


Intanto, gli esperti di J.P. Morgan AM vedono ancora spazio di crescita più sul debito emergente governativo high yield rispetto a quello di più alta qualità che ha già recuperato molto. Come si legge nell’articolo Più difficile trovare valore nei bond Emergenti, i professionisti di J.P. Morgan AM restano fondamentalmente ottimisti sui titoli governativi in valuta forte Investment Grade, ma sono anche titoli che hanno registrato un rialzo particolarmente energico, con gli spread che hanno recuperato oltre il 70% dell’ampliamento indotto dalla crisi, riducendolo a poco più di 200 punti base, mentre ritengono ancora interessante il credito governativo High Yield, che ha recuperato appena il 50% di spread. Anche altri segmenti si presentano interessanti, come i corporate bond Investment Grade, ma è un mercato meno liquido che richiede una visione a più lungo termine.

IL TRIO DEI PAESI EMERGENTI PIÙ VULNERABILI


Investire nel debito emergente significa però anche studiare i possibili andamenti delle valute. Anche in questo contesto, a soffrire maggiormente, come nei casi precedenti di forte avversione al rischio, sono le divise dei Paesi emergenti più dipendenti dai finanziamenti da parte degli investitori esteri. “Le valute di questi Paesi con deficit delle partite correnti (Cad, current-account-deficit) sono infatti in flessione del -13% da inizio anno", osserva nell’articolo Brasile, Turchia e Sudafrica, gli emergenti più vulnerabili nel post pandemia Patrick Zweifel, chief economist di Pictet Asset Management. Si tratta in particolare di India, Indonesia, Malaysia, Brasile, Messico, Colombia, Turchia e Sudafrica. Un atro fattore importante “è la percentuale di investitori nazionali rispetto a quelli esteri. I mercati che hanno ottenuto buoni punteggi, con oltre l’85% del debito pubblico detenuto internamente, sono il Brasile, l’India e la Malaysia. Altri, come la Colombia, l’Indonesia, il Sudafrica e soprattutto la Turchia, hanno una base di investitori estera superiore alla mediana dei mercati emergenti”. A quanto emerge dall’analisi di Zweifel, “il Brasile è il Paese con le maggiori esigenze di finanziamento, mentre la Turchia è il più esposto agli investitori esteri. Il Sudafrica, tuttavia, pare il Paese più vulnerabile, in quanto ha un deficit cospicuo da finanziare e una porzione rilevante del suo debito in mani estere”.

OPPORTUNITA’ NELLE OBBLIGAZIONI EUROPEE


Intanto Nadège Dufossé, Cfa, head of asset allocation di Candriam , sottolinea come nel Vecchio Continente si sia passati da una sorpresa positiva all’altra e vede opportunità su azioni bancarie e bond periferici. L’esperta nota come il virus sia sotto controllo nella maggior parte dei Paesi della zona euro, mentre il rischio per i Paesi periferici meno solvibili è diminuito con i molteplici interventi della Bce e di recente gli stimoli fiscali e la solidarietà sembrano aver fatto fronte al rischio di frammentazione. Cambiamenti strutturali nell’Eurozona che, come illustrato nell’articolo Candriam aumenta l’esposizione su azioni e bond periferici europei, potrebbero portare a una diminuzione più persistente del premio di rischio. Per questo Candriam ha deciso di concentrare l’asset allocation sui settori value, come le banche, in generale sui mercati dell’Eurozona, e sulle obbligazioni dei Paesi periferici. In questo contesto, considerando tutte le opzioni sul tavolo, l’universo d’investimento preso in considerazione da Candriam resta ampio, con l’Eurozona che offre opportunità sia sul fronte azionario sia su quello obbligazionario, con posizioni lunghe sulle azioni europee e sui settori value rispetto ai titoli azionari Usa. Candriam mantiene anche un posizionamento lungo anche sulle obbligazioni dei Paesi periferici europei rispetto ai Paesi core, mentre resta ‘sottopesata’ sulla duration.

SOVRAPPESO SUI BTP


Infine, secondo il team investimenti di Pramerica Sgr, i mercati azionari hanno anticipato eccessivamente uno scenario di cui si vedranno gli effetti solo nella seconda parte dell’anno. Per questo, come argomentato nell’articolo I mercati hanno anticipato troppo la ripresa? nel breve termine, “la correzione dei mercati azionari potrebbe dare sostegno ai titoli governativi”, per i quali la presenza delle banche centrali rimane un elemento di supporto e i cui rendimenti sono destinati comunque a rimanere bassi a lungo, anche se la pressione delle forti emissioni per finanziare i deficit e il miglioramento potenziale delle prospettive getta qualche nube all’orizzonte. “La view nei confronti dei Btp resta moderatamente positiva” e per questo il team di Pramerica Sgr ritiene “opportuno mantenere il sovrappeso nei confronti dei Btp, con la possibilità di ridurre le posizioni al raggiungimento di certi livelli di spread”.
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