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Idee di investimento - Obbligazioni - 4 marzo 2019

Stanno affiorando segnali di sostegno al mercato del credito, ma sullo sfondo restano i problemi politici in Italia e per la Brexit. Prospettive migliori per gli asset dei mercati emergenti

4 Marzo 2019 09:43

ELEMENTI POSITIVI PER IL MERCATO DEL CREDITO


Il quadro macro-economico non è dei più incoraggianti, ma i mercati finanziari sembrano guardare con una certa fiducia al futuro sulla scia del tono più accomodante della Federal Reserve e dalle prospettive di una soluzione positiva dei negoziati in corso tra Cina e Stati Uniti. “I mercati continuano in questa fase a soppesare positivamente il mutato atteggiamento delle banche centrali e a trascurare il deterioramento della situazione macroeconomica, nella speranza che una positiva conclusione delle dispute commerciali sino-americane rianimi il commercio internazionale e la crescita globale”, scrive nell’articolo Fed e negoziati Usa-Cina infondono ottimismo ai mercati Giordano Beani, head of multi-asset fund solutions Italy di Amundi. Secondo il quale l’approccio accomodante delle banche centrali e fattori tecnici stanno sostenendo la ripresa dei mercati del credito. Per gli esperti di Amundi, la Bce continuerà a svolgere un ruolo propulsivo per i prodotti a spread in Europa.

EMERGENTI , POTENZIALE DI GUADAGNO TRA IL 5% E IL 10%


Intanto tutto congiura a favore dei mercati emergenti, sia per quanto riguarda l’investimento azionario che per quello nel reddito fisso. Il 2018 li ha puniti più di quanto meritassero, hanno conti con l’estero sostanzialmente in ordine, inflazione sotto controllo quasi dappertutto, monete stabilizzate e economie in crescita moderata. Il tutto condito da una classe media con sempre più reddito disponibile per consumare e investire. I mercati emergenti presentano attualmente fondamentali macroeconomici robusti, spiega nell’articolo Fondamentali macro robusti guidano la ripresa degli emergenti Mike Biggs, investment manager delle strategie obbligazionarie Local Emerging Market di GAM Investments. Per quanto riguarda l’interscambio, spiega il gestore, “all’inizio del 2018 la bilancia commerciale di questi mercati ha iniziato a entrare in deficit e, quando i flussi di capitale in ingresso hanno rallentato, le riserve in valuta estera hanno incominciato a diminuire mettendo sotto pressione le loro monete”. Ma nella seconda fase dell’anno per i mercati emergenti è iniziata una fase di correzione, a partire da Paesi come Argentina e Turchia. “La bilancia commerciale è tornata in equilibrio e in questo momento si trova intorno allo zero”. Interessanti anche, a giudizio dell’esperto, le valutazioni degli strumenti finanziari dei mercati emergenti. “Il recente rialzo dei rendimenti ha riportato questi mercati verso le medie storiche (6,5%-7,0%) ma le valute sembrano convenienti”, spiega Biggs. La performance delle divise emergenti presenta una correlazione positiva con i tassi di cambio effettivi reali (REER). La media attuale dei REER per tali mercati è di 91,5 e il rendimento medio futuro a partire da questi livelli tende a superare il 5%. Per questi motivi – fondamentali solidi e valutazioni interessanti – Biggs esprime cauto ottimismo sulle prospettive degli investimenti nei mercati emergenti. Per l’esperto il JP Morgan Government Bond Index-Emerging Markets (GBI-EM) quest’anno può realizzare un rendimento tra il 5% e il 10%: “per ottenere questo risultato il dollaro Usa deve stabilizzarsi oppure scendere rispetto ai livelli attuali. Questo richiederebbe un miglioramento delle prospettive di crescita nell’Eurozona e in Cina”.

RISCHIO ELEZIONI ANTICIPATE IN ITALIA


Più in generale, nonostante la schiarita delle scorse settimane, sul tavolo ci sono molte questioni politiche aperte. Tra queste il timore dei mercati per le elezioni anticipate in Italia, sulle quali si concentra nell’articolo Ipotesi elezioni anticipate in Italia, un rischio per i mercati? Guido Barthels, portfolio manager di Ethenea, che afferma che l’Italia “in recessione tecnica” rischia di andare a nuove elezioni “a causa delle tensioni di governo” su Tav, caso Diciotti e dopo il risultato delle elezioni in Sardegna, che sembrano aver spostato la bilancia dei voti dalla parte della Lega. Ma se i dati economici non sorridono all’Italia, non può festeggiare neanche la Germania che ha ridotto le stime di crescita per il 2019 dall’1,8% iniziale all’1%.

LA STRETTA RELAZIONE TRA BREXIT E STERLINA


Restando in tema di problemi di natura politica c’è da notare come la sterlina si stia mostrando estremamente sensibile agli sviluppi del tormentone Brexit, con una leadership di entrambi i partiti che si contraddistingue per incertezza. La sterlina infatti ha raggiunto un massimo relativo a seguito della notizia dell’appoggio di Jeremy Corbyn a un secondo referendum e della disponibilità di Theresa May a votare in Parlamento per posticipare la scadenza di marzo, evitando il rischio di un’uscita dall’Europa senza alcun accordo. Come illustra nell’articolo Stallo Brexit, un nuovo referendum spingerebbe la sterlina Charles Hepworth, investment director di GAM Investments, la sterlina potrebbe anche aver raggiunto un massimo relativo recentemente, ma l'impressione è che il suo valore non rifletta ancora un vero e proprio accordo, quanto piuttosto l’eventualità di un rinvio. L’esperto di GAM crede che il rimbalzo di questi giorni sia stato eccessivo, e per questa ragione, finché non ci saranno informazioni concrete intorno alle quali costruire la view, GAM non intende assumere una particolare posizione rispetto alla sterlina mantenendosi neutrale. Se l’accordo verrà raggiunto in Parlamento, Hepworth crede che la sterlina potrebbe crescere ancora di qualche punto percentuale nel breve termine. Invece un secondo referendum “porterebbe a un movimento verso l’alto molto più significativo, dato che le probabilità di una vittoria del remain appaiono superiori a quelle del leave”.

IL GIUSTO APPROCCIO AI FONDI FLESSIBILI


Infine, un’ultima considerazione sui fondi flessibili che, spesso, sono stati utilizzati in alternativa ai fondi obbligazionari. Questi fondi dopo aver trainato il mercato negli ultimi 4 anni, stanno mostrando segnali di appannamento nell’appeal verso i risparmiatori. Ma perché i fondi comuni flessibili non piacciono più come prima agli investitori? Nell’articolo Fondi comuni, comincia a preoccupare la fuga dai flessibili si possono leggere le diverse ragioni. Per chi invece volesse sottoscriverne uno ecco le dritte. Prima di sottoscrivere un fondo comune di tipo flessibile occorre prendere visione di quali siano le caratteristiche del prodotto e capire in quale mercato intende ricavare il rendimento. Inoltre, è sempre bene sapere prima quale sia l’orizzonte temporale consigliato (3, 5 o 7 anni), quale sia il rendimento obiettivo (sebbene non sia garantito) e quale sia la rischiosità dell’investimento (in termini di volatilità annualizzata). Un approccio di questo tipo dovrebbe permettere ai sottoscrittori del fondo comune flessibile di essere consapevoli dei rischi e delle potenzialità di guadagno e di perdita dell’investimento.
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