L'analisi
L’economia del Brasile è pronta per ripartire dopo le elezioni
Morgan Stanley IM, in un’analisi dell’Emerging Markets Equity Team, sottolinea la forza delle commodity, la banca centrale credibile e la moneta competitiva. Lula favorito, ma i mercati non temono una svolta radicale
di Virgilio Chelli 11 Ottobre 2022 07:55
Le fortune del Brasile sono state legate per decenni alle commodity, con una correlazione positiva con la crescita del PIL. L’arrivo alla presidenza del populista di destra Jair Bolsonaro nel 2019 e l’esplosione del Covid-19 l’anno dopo hanno impedito al grande paese di beneficiare pienamente del rialzo dei prezzi delle materie prime con l’azionario e la moneta incapaci di tornare ai livelli pre pandemia, a causa anche della ricaduta non positiva delle riforme di Bolsonaro. Ora un possibile cambio della guardia con il ritorno dell’ex presidente Lula da Silva potrebbe consentire al Brasile di tornare a beneficiare pienamente del boom delle commodity.
Morgan Stanley Investment Management, in un’analisi di Eric Carlson, Head of Sustainability, Jitania Kandhari Head of Macro and Thematic Research, e Eduardo Wisbrun, Vice President/Analyst, tutti dell’Emerging Markets Equity Team, sottolineano che in ogni caso un fattore chiave è il recupero dell’ancoraggio dei conti pubblici. I tre esperti sono stati in Brasile per raccogliere indicazioni di prima mano sull’impatto delle presidenziali che vedono Lula, in testa nei sondaggi, in competizione con l’uscente Bolsonaro. Secondo i tre esperti di Morgan Stanley IM il voto potrebbe segnare più l’uscita dalla caotica gestione di Bolsonaro che una svolta a sinistra, come quelle recentemente sperimentate in Cile e Colombia.
Lula, a suo tempo definito da Barack Obama come il presidente più popolare del pianeta, ha lasciato nel 2010 con un gradimento dell’80%, nonostante gli scandali che portarono alla sua condanna per corruzione e riciclaggio nel 2018, con una sentenza poi annullata dalla Corte Suprema che gli ha consentito di tornare a correre per la presidenza. La gran parte dei brasiliani attribuisce la crescita della corruzione alla politica di spesa a ruota libera del Partito dei Lavoratori.
La strada di Bolsonaro è in salita, secondo gli esperti di Morgan Stanley IM, ma questo non sembra preoccupare i mercati, come invece sembrava a inizio anno. Negli incontri tenuti in Brasile, Carlson, Kandhari e Wisbrun hanno riscontrato che la business community è a suo agio con entrambi i candidati, una differenza notevole rispetto alle ultime elezioni. La retorica di sinistra di Lula viene infatti bilanciata dalla voce moderata del candidato alla vice presidenza Geraldo Alckmin, ex Governatore di Sao Paulo.
Inoltre il Congresso è controllato dal centro destra e il suo ruolo è stato rafforzato, mentre la banca centrale del Brasile resta ad essere una forte istituzione indipendente e mantiene un’elevata credibilità, confermata dai decisi aumenti dei tassi per abbattere l’inflazione per ben 12 volte. Ora il ciclo restrittivo sta per finire e il Brasile è il primo grande paese al mondo che potrebbe per primo passare ad abbassare il costo del denaro già nel 2023, secondo gli esperti di Morgan Stanley IM.
Il tallone di Achille del Brasile restano i conti pubblici. I benefici della riforma delle pensioni di Bolsonaro sono tuttora diluiti dalla spesa indotta dal covid e dall’inflazione. Per cui la credibilità deve ancora essere recuperata, e ricostruire un ancoraggio fiscale sarà la prima sfida della nuova amministrazione. Per ora i mercati sembrano fiduciosi che si andrà nella direzione giusta.
Il nuovo presidente erediterà comunque una situazione economica strutturalmente più robusta. Se dovesse vincere Bolsonaro porterebbe avanti nuove riforme economiche e privatizzazioni, che sarebbero ben accolte a livello internazionale, ma anche Lula erediterebbe un Brasile in forma decisamente migliore di quella lasciata dalla sua predecessora Dilma Rousseff, e i suoi margini sarebbero comunque limitati in un paese che resta sostanzialmente di centro-destra.
Una volta che il Brasile avrà superato l’attuale ondata inflazionistica, concludono gli esperti di Morgan Stanley IM, l’economia dovrebbe essere pronta a una fase di crescita basata su un settore privato rivitalizzato dagli investimenti, un settore agricolo e delle commodity in salute, una banca centrale credibile e una valuta competitiva.
USCITA DALLA CAOTICA GESTIONE BOLSONARO
Morgan Stanley Investment Management, in un’analisi di Eric Carlson, Head of Sustainability, Jitania Kandhari Head of Macro and Thematic Research, e Eduardo Wisbrun, Vice President/Analyst, tutti dell’Emerging Markets Equity Team, sottolineano che in ogni caso un fattore chiave è il recupero dell’ancoraggio dei conti pubblici. I tre esperti sono stati in Brasile per raccogliere indicazioni di prima mano sull’impatto delle presidenziali che vedono Lula, in testa nei sondaggi, in competizione con l’uscente Bolsonaro. Secondo i tre esperti di Morgan Stanley IM il voto potrebbe segnare più l’uscita dalla caotica gestione di Bolsonaro che una svolta a sinistra, come quelle recentemente sperimentate in Cile e Colombia.
ASCESA, CADUTA E RISALITA DI LULA
Lula, a suo tempo definito da Barack Obama come il presidente più popolare del pianeta, ha lasciato nel 2010 con un gradimento dell’80%, nonostante gli scandali che portarono alla sua condanna per corruzione e riciclaggio nel 2018, con una sentenza poi annullata dalla Corte Suprema che gli ha consentito di tornare a correre per la presidenza. La gran parte dei brasiliani attribuisce la crescita della corruzione alla politica di spesa a ruota libera del Partito dei Lavoratori.
BUSINESS COMMUNITY A SUO AGIO CON ENTRAMBI
La strada di Bolsonaro è in salita, secondo gli esperti di Morgan Stanley IM, ma questo non sembra preoccupare i mercati, come invece sembrava a inizio anno. Negli incontri tenuti in Brasile, Carlson, Kandhari e Wisbrun hanno riscontrato che la business community è a suo agio con entrambi i candidati, una differenza notevole rispetto alle ultime elezioni. La retorica di sinistra di Lula viene infatti bilanciata dalla voce moderata del candidato alla vice presidenza Geraldo Alckmin, ex Governatore di Sao Paulo.
IL CENTRO DESTRA RIMANE PREVALENTE
Inoltre il Congresso è controllato dal centro destra e il suo ruolo è stato rafforzato, mentre la banca centrale del Brasile resta ad essere una forte istituzione indipendente e mantiene un’elevata credibilità, confermata dai decisi aumenti dei tassi per abbattere l’inflazione per ben 12 volte. Ora il ciclo restrittivo sta per finire e il Brasile è il primo grande paese al mondo che potrebbe per primo passare ad abbassare il costo del denaro già nel 2023, secondo gli esperti di Morgan Stanley IM.
CONTI PUBBLICI LA PRIMA SFIDA
Il tallone di Achille del Brasile restano i conti pubblici. I benefici della riforma delle pensioni di Bolsonaro sono tuttora diluiti dalla spesa indotta dal covid e dall’inflazione. Per cui la credibilità deve ancora essere recuperata, e ricostruire un ancoraggio fiscale sarà la prima sfida della nuova amministrazione. Per ora i mercati sembrano fiduciosi che si andrà nella direzione giusta.
ECONOMIA ROBUSTA IN EREDITÀ
Il nuovo presidente erediterà comunque una situazione economica strutturalmente più robusta. Se dovesse vincere Bolsonaro porterebbe avanti nuove riforme economiche e privatizzazioni, che sarebbero ben accolte a livello internazionale, ma anche Lula erediterebbe un Brasile in forma decisamente migliore di quella lasciata dalla sua predecessora Dilma Rousseff, e i suoi margini sarebbero comunque limitati in un paese che resta sostanzialmente di centro-destra.
UN PAESE PRONTO A RIPARTIRE
Una volta che il Brasile avrà superato l’attuale ondata inflazionistica, concludono gli esperti di Morgan Stanley IM, l’economia dovrebbe essere pronta a una fase di crescita basata su un settore privato rivitalizzato dagli investimenti, un settore agricolo e delle commodity in salute, una banca centrale credibile e una valuta competitiva.