Focus sull'obbligazionario
abrdn: ecco come approfittare delle opportunità offerte dalle obbligazioni di frontiera
Nonostante questa fase di incertezza le obbligazioni di frontiera rappresentano per Rod Davidson (abrdn) delle potenziali fonti di rendimento ma soltanto tramite un'accurata selezione degli emittenti
di Leo Campagna 30 Giugno 2022 14:30
Secondo l'ONU gli attuali paesi di frontiera, cioè quelli che di solito esprimono un basso PIL pro capite, sono 46. I loro rendimenti si collocano nella fascia alta all’interno dell'asset class del debito emergente e grazie anche ad una crescita piuttosto sostenuta negli ultimi anni, costituiscono un mercato molto più liquido e diversificato che in passato con una capitalizzazione complessiva di 865 miliardi di dollari.
“Prima di decidere di investire non basta tuttavia un rendimento elevato: bisogna infatti valutare i fattori sottostanti al reddito potenziale e una lunga serie di altri parametri finanziari” tiene a precisare Rod Davidson, Head of Fixed Income – Investment Specialists, abrdn. Il riferimento del manager è ai tanti driver negativi che al momento gravano sull’asset class. Dalla pandemia al crollo del mercato immobiliare cinese, dall'impennata fulminea dei prezzi al consumo in tutto il mondo all'inasprimento delle condizioni monetarie. Senza dimenticare lo shock della guerra in Ucraina, che ha fatto impennare i prezzi dell’energia, inasprendo ulteriormente le pressioni inflazionistiche globali.
È anche vero, però, che a fronte dei rischi connessi alle obbligazioni di frontiera alimentati da tutti questi fattori, emergono differenze anche evidenti tra i diversi paesi, il che consente di diversificare l'esposizione ai rischi. “L'inflazione, per esempio, è meno pronunciata in alcuni mercati di frontiera che beneficiano dell'aumento dei prezzi delle materie prime che sostiene la loro crescita interna e le entrate fiscali” sottolinea Davidson.
Anche per quanto riguarda la volatilità occorre approfondire meglio la valutazione dei rischi. Gli alti rendimenti dei bond dei paesi di frontiera, associati ai tanti fattori di instabilità politica ed economica, tende a rendere l'andamento di questi titoli più simile a quello delle azioni che a quello delle obbligazioni. Lo si è visto anche nel primo trimestre 2021 quando, in scia al crollo delle azioni globali, anche le obbligazioni di frontiera hanno ceduto parecchio terreno. “Va però sottolineato che spesso le cause del sentiment negativo non hanno nulla a che vedere con le condizioni specifiche dei singoli mercati di frontiera, ed è proprio in questi momenti che si possono trovare opportunità interessanti” riferisce il manager di abrdn.
Secondo Davidson , inoltre, anche il quadro tecnico, cioè le condizioni dell'offerta di nuovi bond (nuove emissioni) rispetto alla domanda, risulta favorevole. In parallelo, i reinvestimenti (derivanti dagli afflussi delle cedole) sono stati anch'essi positivi in termini netti (cioè superiori al volume di emissioni), il che contribuisce alla stabilità del mercato. “Quando si opera nell’ambito degli high yield resta sempre fondamentale la selezione degli investimenti, dal momento che i rischi di ribasso sono intrinsecamente maggiori rispetto alle asset class con rendimenti meno elevati. Ecco perché è cruciale effettuare ricerche accurate per evitare i paesi di frontiera che offrono rendimenti alti perché sono in una situazione difficile.
D'altro canto, tuttavia, non va dimenticato che, proprio in mercati piccoli, come quello delle obbligazioni di frontiera, che nel complesso sono anche meno studiati, risultano maggiori le probabilità di trovare asset a prezzi convenienti” conclude l’Head of Fixed Income – Investment Specialists di abrdn, convinto tuttavia che soltanto un'accurata selezione degli emittenti consenta di capitalizzare le opportunità offerte al momento dal mercato delle obbligazioni di frontiera.
VALUTARE I FATTORI SOTTOSTANTI DEI RENDIMENTI
“Prima di decidere di investire non basta tuttavia un rendimento elevato: bisogna infatti valutare i fattori sottostanti al reddito potenziale e una lunga serie di altri parametri finanziari” tiene a precisare Rod Davidson, Head of Fixed Income – Investment Specialists, abrdn. Il riferimento del manager è ai tanti driver negativi che al momento gravano sull’asset class. Dalla pandemia al crollo del mercato immobiliare cinese, dall'impennata fulminea dei prezzi al consumo in tutto il mondo all'inasprimento delle condizioni monetarie. Senza dimenticare lo shock della guerra in Ucraina, che ha fatto impennare i prezzi dell’energia, inasprendo ulteriormente le pressioni inflazionistiche globali.
DIVERSIFICARE L’ESPOSIZIONE DEI RISCHI
È anche vero, però, che a fronte dei rischi connessi alle obbligazioni di frontiera alimentati da tutti questi fattori, emergono differenze anche evidenti tra i diversi paesi, il che consente di diversificare l'esposizione ai rischi. “L'inflazione, per esempio, è meno pronunciata in alcuni mercati di frontiera che beneficiano dell'aumento dei prezzi delle materie prime che sostiene la loro crescita interna e le entrate fiscali” sottolinea Davidson.
LE CONDIZIONI SPECIFICHE DEI SINGOLI MERCATI DI FRONTIERA
Anche per quanto riguarda la volatilità occorre approfondire meglio la valutazione dei rischi. Gli alti rendimenti dei bond dei paesi di frontiera, associati ai tanti fattori di instabilità politica ed economica, tende a rendere l'andamento di questi titoli più simile a quello delle azioni che a quello delle obbligazioni. Lo si è visto anche nel primo trimestre 2021 quando, in scia al crollo delle azioni globali, anche le obbligazioni di frontiera hanno ceduto parecchio terreno. “Va però sottolineato che spesso le cause del sentiment negativo non hanno nulla a che vedere con le condizioni specifiche dei singoli mercati di frontiera, ed è proprio in questi momenti che si possono trovare opportunità interessanti” riferisce il manager di abrdn.
QUADRO TECNICO FAVOREVOLE
Secondo Davidson , inoltre, anche il quadro tecnico, cioè le condizioni dell'offerta di nuovi bond (nuove emissioni) rispetto alla domanda, risulta favorevole. In parallelo, i reinvestimenti (derivanti dagli afflussi delle cedole) sono stati anch'essi positivi in termini netti (cioè superiori al volume di emissioni), il che contribuisce alla stabilità del mercato. “Quando si opera nell’ambito degli high yield resta sempre fondamentale la selezione degli investimenti, dal momento che i rischi di ribasso sono intrinsecamente maggiori rispetto alle asset class con rendimenti meno elevati. Ecco perché è cruciale effettuare ricerche accurate per evitare i paesi di frontiera che offrono rendimenti alti perché sono in una situazione difficile.
I MERCATI PICCOLI SONO ANCHE I MENO STUDIATI
D'altro canto, tuttavia, non va dimenticato che, proprio in mercati piccoli, come quello delle obbligazioni di frontiera, che nel complesso sono anche meno studiati, risultano maggiori le probabilità di trovare asset a prezzi convenienti” conclude l’Head of Fixed Income – Investment Specialists di abrdn, convinto tuttavia che soltanto un'accurata selezione degli emittenti consenta di capitalizzare le opportunità offerte al momento dal mercato delle obbligazioni di frontiera.