Tecnologia e privacy
Gli elettrodomestici intelligenti ci “spiano”, anche con la fotocamera
L’ultimo caso è quello di iRobot che produce Roomba, il modello di aspirapolvere intelligente tra i più diffusi che avrebbe scattato delle foto, poi diventate virali
di Redazione 28 Dicembre 2022 11:33
Le nostre case sono sempre più smart. Per spegnere la luce basta chiedere all’assistente vocale. Per ascoltare la canzone preferita senza fatica, basta parlare con lo smart speaker. Anche le pulizie le fa un robot. Attenzione però perché può succedere che il solerte collaboratore domestico non sia molto discreto. L’ultimo caso è stato quello dell’aspirapolvere Roomba.
Una ragazza fotografata in bagno e un bambino di neanche un anno. Gli scatti sono finiti sui social e risalgono al 2020. Il tutto si è svolto in Venezuela e il protagonista è un Roomba J7 iRobot, dell’azienda tra le più note produttrici di aspirapolvere intelligenti, da poco acquistata da Amazon.
Le foto ritraggono i soggetti nell’intimità domestica. La ragazza seduta sul wc in bagno, il piccolo sdraiato sul pavimento mentre fissa l’aspirapolvere che passando lo riprende. Tutte le foto sono state scattate dal dispositivi e inviate a una startup che si occupa di intelligenza artificiale. E i lavoratori di questa società hanno poi deciso di condividere le foto in un gruppo su Facebook. Da lì poi è bastato poco tempo perché gli scatti diventassero virali, aprendo interrogativi e sospetti sul rispetto della privacy.
A rendere pubblica la storia è stata Technology Review dell’MIT. In redazione, a metà dicembre, sarebbero state inviate decine di foto. Tutte scattate dall’aspirapolvere smart. La polemica è presto servita: gli elettrodomestici intelligenti possono spiarci? L’azienda produttrice del robottino ha deciso di dare la sua versione.
L’azienda da poco acquisita da Amazon per 1,7 miliardi di dollari ha spiegato che tutte le immagini provengono da “speciali robot di sviluppo con modifiche hardware e software che non sono mai state presenti nei prodotti di consumo iRobot destinati all’acquisto”. Si tratterebbe, quindi, di robot prova.
I modelli che hanno scattato le fotografie sarebbero stati ceduti, in alcuni casi gratuitamente e con specifici contratti, per consentire agli sviluppatori di migliorare l’intelligenza artificiale alla base del dispositivo. Sarebbero stati consegnati a “volontari e dipendenti retribuiti” che hanno firmato accordi scritti in cui “riconoscevano che stavano inviando flussi di dati, compresi video, all’azienda a scopo di formazione”.
Sempre secondo iRobot, i dispositivi erano tutti etichettati con un adesivo verde fluorescente con su scritto “registrazione video in corso” e spettava ai proprietari “rimuovere tutto ciò che ritengono sensibile da qualsiasi spazio in cui opera il robot, compresi i bambini”. Sempre stando a questo accordo, per concludere, la violazione sarebbe stata quella dei dipendenti che non hanno rispettato i termini dell’accordo. Sicuramente chiunque avesse un robottino che gira per casa, da oggi, starà molto più attento a quello che potrebbe “vedere”.
LE FOTO RUBATE
Una ragazza fotografata in bagno e un bambino di neanche un anno. Gli scatti sono finiti sui social e risalgono al 2020. Il tutto si è svolto in Venezuela e il protagonista è un Roomba J7 iRobot, dell’azienda tra le più note produttrici di aspirapolvere intelligenti, da poco acquistata da Amazon.
IL GRUPPO FACEBOOK
Le foto ritraggono i soggetti nell’intimità domestica. La ragazza seduta sul wc in bagno, il piccolo sdraiato sul pavimento mentre fissa l’aspirapolvere che passando lo riprende. Tutte le foto sono state scattate dal dispositivi e inviate a una startup che si occupa di intelligenza artificiale. E i lavoratori di questa società hanno poi deciso di condividere le foto in un gruppo su Facebook. Da lì poi è bastato poco tempo perché gli scatti diventassero virali, aprendo interrogativi e sospetti sul rispetto della privacy.
LA REPLICA DELL’AZIENDA
A rendere pubblica la storia è stata Technology Review dell’MIT. In redazione, a metà dicembre, sarebbero state inviate decine di foto. Tutte scattate dall’aspirapolvere smart. La polemica è presto servita: gli elettrodomestici intelligenti possono spiarci? L’azienda produttrice del robottino ha deciso di dare la sua versione.
“ERANO ROOMBA SPECIALI”
L’azienda da poco acquisita da Amazon per 1,7 miliardi di dollari ha spiegato che tutte le immagini provengono da “speciali robot di sviluppo con modifiche hardware e software che non sono mai state presenti nei prodotti di consumo iRobot destinati all’acquisto”. Si tratterebbe, quindi, di robot prova.
I ROBOT PROVA
I modelli che hanno scattato le fotografie sarebbero stati ceduti, in alcuni casi gratuitamente e con specifici contratti, per consentire agli sviluppatori di migliorare l’intelligenza artificiale alla base del dispositivo. Sarebbero stati consegnati a “volontari e dipendenti retribuiti” che hanno firmato accordi scritti in cui “riconoscevano che stavano inviando flussi di dati, compresi video, all’azienda a scopo di formazione”.
L’ACCORDO DI TEST
Sempre secondo iRobot, i dispositivi erano tutti etichettati con un adesivo verde fluorescente con su scritto “registrazione video in corso” e spettava ai proprietari “rimuovere tutto ciò che ritengono sensibile da qualsiasi spazio in cui opera il robot, compresi i bambini”. Sempre stando a questo accordo, per concludere, la violazione sarebbe stata quella dei dipendenti che non hanno rispettato i termini dell’accordo. Sicuramente chiunque avesse un robottino che gira per casa, da oggi, starà molto più attento a quello che potrebbe “vedere”.
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