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Depositi record

Ecco perché i conti correnti stanno diventando sempre meno convenienti

Cresce la liquidità degli italiani posteggiata sui conti correnti ma per le banche sta diventando un costo. Tutta colpa dei tassi di interesse negativi della Banca centrale europea: cerchiamo di capire i motivi

di Fabrizio Arnhold 22 Aprile 2021 12:58
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Tenere troppi soldi sul conto corrente è diventato un problema. È finita da un pezzo l’epoca in cui un conto corrente con tanti zeri faceva felice la banca. Adesso è diventato addirittura un peso. Più che altro un costo. Tutta colpa dei tassi di interesse negativi della Banca centrale europea: cerchiamo di capire perché.

LA PRIMA BANCA A CHIUDERE I CONTI


L’apripista è stata Fineco. Il 18 marzo la banca ha avvertito i suoi correntisti più facoltosi: se i depositi bancari superano la soglia di 100mila euro, in assenza di investimenti o prestiti con la banca stessa, il conto corrente verrà chiuso. Un piccolo terremoto nel panorama bancario italiano. Per la prima volta le famiglie sono state avvisate che detenere troppa liquidità ferma sui conti può provocare la cessazione del rapporto. Segno dei tempi che cambiano, certo. Meglio valutare, quindi, forme remunerative di investimento perché la liquidità per le banche sta diventando un costo.

UNA VALANGA DI LIQUIDITÀ


Nell’ultimo anno i depositi bancari sono cresciuti. La pandemia ha messo in ginocchio le categorie più colpite dai lockdown e delle restrizioni, ma chi ha continuato a percepire lo stipendio, ha aumentato il risparmio. Tra i motivi, le ridotte occasioni di spesa e l’incertezza del futuro. Resta il fatto che secondo l’Abi, che ha elaborato i dati di Bankitalia, il tasso di incremento annuo dei depositi delle famiglie è in ascesa, con un +10,2% registrato nel mese di febbraio. La raccolta in Italia ha toccato livelli record, con 1.745 miliardi di euro posteggiati sui conti correnti (nel 2020 erano 1.584 miliardi) e altri 214 milioni di obbligazioni, per un totale che supera 1.900 miliardi di euro.

I TASSI NEGATIVI FANNO AUMENTARE I COSTI


Se da un lato aumentano i soldi sui conti correnti, dall’altro lievitano anche i costi per la banca che deve posteggiare la liquidità in eccesso alla Banca centrale europea. Su una parte della liquidità che le banche europee depositano presso le banche centrali l’interesse è zero, mentre sulla restante parte pagano tassi negativi. Una sorta di “tassa” sulla liquidità che le banche stanno cominciando a far pagare ai clienti, rivedendo al rialzo le condizioni economiche dei conti correnti e degli strumenti di pagamento.

COMMISSIONI PIÙ CARE PER I CLIENTI


Secondo una indagine di Bankitalia del 2020, il costo annuo di mantenimento per un conto corrente è aumentato mediamente di 88,5 euro rispetto al 2019. A lievitare sono state le spese fisse, a cominciare dal canone mensile. Ma anche quelle per gli assegni, i prelievi bancomat, i bonifici e i servizi accessori. E la situazione potrebbe addirittura peggiorare l’anno prossimo, con il nuovo limite di utilizzo del contante per i pagamenti che scenderà a 999,99 euro. Questo implicherà più prelievi e bonifici o comunque maggiori operazioni bancarie, con un aggravio di spese, nel caso si alzassero le commissioni. Per le banche introdurre tassi negativi, in stile Bce, può essere una misura troppo impopolare. Per recuperare i costi sostenuti per depositare la liquidità presso le banche centrali, quindi, ritoccano le condizioni economiche dei conti correnti.

SI PARTE CON I CONTI CORPORATE


Le banche hanno già cominciato a disincentivare le maxi giacenze sui conti delle aziende. UniCredit, per esempio, prevede una commissione mensile sulla liquidità dei conti intestati a “non consumatori”, dello 0,5 per cento, dal primo marzo. L’ex ad Mustier aveva ipotizzato di introdurre commissioni anche per i conti delle famiglie, nel 2019, abbandonando poi il progetto. Da quest’anno anche Bnl ha introdotto costi maggiori per i clienti corporate sull’eccesso di liquidità. A breve potrebbero seguire questa strada anche Bper e Intesa Sanpaolo per conti con giacenza superiore ai 100mila euro. Intesa Sanpaolo già nel 2017 aveva iniziato ad aumentare il canone mensile dei conti correnti anche di privati, con livelli crescenti in base al saldo.

COSTI ULTERIORI SE IL CONTO È IN ROSSO


Per restare in tema di maggiori costi per i titolari di conto corrente, da inizio anno potrebbero anche aggiungersi quelli previsti in caso di scoperto. La novità, in vigore da inizio 2021, riguarda l’applicazione di una nuova normativa europea dell’Eba. Adesso per andare in default automatico con un istituto di credito basta avere un debito superiore ai 100 euro per i privati e Pmi “che abbiano un’esposizione nei confronti della banca inferiore a 1 milione di euro” o superiore ai 500 euro per imprese con esposizione oltre il milione di euro o “superiore all’1% del totale delle esposizioni dell’impresa verso la banca”. Resta invariato, rispetto al precedente impianto normativo, il limite temporale dei 90 giorni consecutivi di conto corrente in rosso, che salgono a 180 giorni per le pubbliche amministrazioni. Queste nuove disposizioni, più stringenti, potrebbero in alcuni casi comportare l’interruzione di addebiti automatici per bollette e utenze. Sarà anche più facile correre il rischio di finire nell’elenco dei “cattivi pagatori”.

ASPETTANDO L’EURO DIGITALE


L’euro digitale potrebbe arrivare nel 2021, dopo una sperimentazione che potrebbe partire da giugno. Si tratta di una CBDC cioè una central bank digital currency, ossia una valuta digitale emessa dalla Bce, la Banca centrale europea. L’euro digitale, però, non sarà una vera e propria criptovaluta perché i prezzi non saranno volatili ma con un valore alla pari con al contante: 1 euro digitale vale 1 euro fisico. La mossa è anche una risposta in euro a Diem, la criptovaluta lanciata da Facebook che potrebbe far crescere in maniera sensibile il numero di transazioni in dollari nel corso dei prossimi mesi. Tra i vantaggi dell’euro digitale, la riduzione dei costi legati ai sistemi di pagamento, che non dipenderebbero più dalle banche, ma direttamente dalla Bce. Dovrebbe, infine, essere garantito l’utilizzo dell’euro digitale anche a chi non ha un conto corrente, con l’apertura di un deposito probabilmente gestito direttamente dalla Banca centrale europea, coadiuvata da operatori di mercato specializzati.
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