CoronaCoin

C’è chi specula sulla diffusione del virus con la criptovaluta CoronaCoin

Lanciata alcuni giorni fa, nel mezzo della crisi sui mercati azionari, la criptovaluta si basa su un numero di token pari alla popolazione mondiale; il numero decresce a ogni nuovo contagio

2 Marzo 2020 09:52

financialounge -  CoronaCoin coronavirus criptovaluta token
Una criptovaluta che ha il – discutibile – obiettivo di far guadagnare dal numero di persone che si ammalano, o muoiono, a causa dell’epidemia di coronavirus: si chiama CoronaCoin e a quanto rivela il New York Post è stata lanciata alcuni giorni fa.

UNO SCHEMA DISCUTIBILE


Sul modello del Bitcoin, il CoronaCoin opererà in base a un macabro schema: il numero di token, cioè di criptomonete disponibili, diminuirà – accrescendo quindi il valore della singola moneta – all’aumentare del numero delle persone morte a causa del coronavirus, come si legge sul sito della criptovaluta.

TANTI TOKEN QUANTI GLI ABITANTI DEL MONDO


I creatori del CoronaCoin hanno messo a disposizione 7.604.953.650 token nel mondo, una cifra corrispondente all’intera popolazione mondiale. “Il numero dei token viene diminuito manualmente ogni 48 ore, e aggiornato via via che il numero di persone contagiate o uccise dal virus cresce. Per ogni nuovo contagio, un token viene bruciato”, hanno spiegato i creatori della criptovaluta.

DONAZIONI ALLA CROCE ROSSA


Questo accresce il valore dei CoronaCoin nel tempo, anche perché non verranno create nuove monete virtuali. I creatori della moneta hanno cercato di far passare la loro iniziativa come uno “sforzo” per alleviare il panico da coronavirus, precisando che circa il 20% dell’offerta verrà destinata a donazioni mensili alla Croce Rossa.

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CRISI PEGGIORE DAL 2008


La nuova criptovaluta, lanciata attraverso un post su Reddit, ha visto la luce nel mezzo di una grave crisi per i mercati azionari, che a causa del coronavirus hanno sperimentato la peggiore settimana dalla crisi finanziaria del 2008. Per l’Organizzazione mondiale della sanità l’allerta legata al coronavirus resta “molto alta” in tutto il mondo.

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