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Angelo Meda

Btp, nel prossimo semestre in arrivo una cambiale da 120 miliardi di euro

A tanto ammonta da giugno e a dicembre il debito che lo Stato deve rimborsare sui titoli governativi. Per gli analisti la soglia del dolore per i nostri bond è di 400 punti base e nuove tensioni sono in arrivo con rendimenti destinati a salire

di Giancarlo Salemi 22 Maggio 2019 10:20

Una cambiale salata di circa 120 miliardi di euro. A questo ammonta il debito che lo Stato deve rimborsare a chi ha scommesso sui nostri bond. Secondo una proiezione di Bloomberg sono in scadenza nel prossimo trimestre, da giugno ad agosto, titoli per 54 miliardi di euro che si sommano a quelli dell’ultimo quadrimestre, da settembre a dicembre, per altri 66 miliardi di euro. Per questo il Tesoro dovrà ricorrere a nuove emissioni e, per gli analisti, il clima di tensione dovuto soprattutto alle incertezze della politica interna insieme ad uno scenario internazionale con un’economia in rallentamento – con i casi della Brexit e la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina – potranno far lievitare il costo delle prossime emissioni.


IL 2018 È STATO SALATO PER I CONTI PUBBLICI E QUESTO ANNO LO SARÀ ANCORA DI PIÙ


Nel 2018 sono stati complessivamente emessi titoli per 390 miliardi di euro, di questi, oltre il 61% è stato rappresentato da titoli a medio-lungo termine e il 39% da BOT. In aumento il costo medio annuo all’emissione, passato dallo 0,68 all’1,07%. Secondo i calcoli fatti da Bankitalia nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, i titoli a medio e a lungo termine in scadenza quest’anno ammontano a circa 200 miliardi. Tenendo conto anche dei titoli con scadenza più breve e della necessità di coprire il disavanzo pubblico, le emissioni lorde per il 2019 supereranno i 400 miliardi.


NEL PRIMO TRIMESTRE PAGATO UN EXTRA COSTO PER INTERESSI DI QUASI 1 MILIARDO DI EURO


Che la situazione non sia facile lo dimostrano i dati del primo trimestre: i 76 miliardi di titoli di Stato a medio-lungo termine emessi dal Tesoro sono costati in termini di interessi circa 900 milioni di interessi in più rispetto a quelle dello stesso periodo dell’anno scorso. Un trend, purtroppo, destinato a crescere nei prossimi mesi. Le tensioni e le esternazioni alimentano la speculazione che si riflette soprattutto sui nostri titoli, dove lo spread tra Btp e Bund tedesco sulla curva decennale, si è alzato repentinamente dall’area dei 250 punti di pochi giorni fa a sfiorare nuovamente quota 300 con un assestamento successivo in area 280 punti. Ciò significa uno spostamento dei rendimenti dei Btp che nel decennale ha toccato un rendimento del 2.75%. Negli altri paesi dell’Eurozona, il trend dei rendimenti è invece in calo, con la Francia che sulla curva decennale è scesa allo 0.278%, livello più basso dall’ottobre 2016. Sotto di noi troviamo Cipro all’1,3%, il Portogallo all’1,07% mentre il resto dei paesi è sotto l’1%, con la Germania addirittura in territorio negativo. Solo la Grecia ha rendimenti superiori al 3,45%.

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PER I BTP LA SOGLIA DEL “DOLORE” È A 400 PUNTI BASE


“Questa è la fotografia di quanto è successo fino ad oggi – ci spiega Vincenzo Longo, market strategist di Ig Group - La soglia che metterebbe in allarme gli operatori è quella dei 400 punti base e non siamo molto distanti se consideriamo che a balzi di 30 punti al giorno, se la situazione sfuggisse di mano, arriveremmo a questa soglia anche nell’arco di una settimana. Non bisogna, insomma, rilassarsi: 400 è una soglia importante perché poi le difficoltà si scaricherebbero sugli istituti finanziari con la peggiore qualità degli attivi, in questo caso i Btp che si ritrovano in portafoglio. E poi bisogna considerare le condizioni di deterioramento del credito che si riverserebbero sulle famiglie e le imprese per finanziamenti o mutui. Questo potrebbe poi spingere le agenzie di rating a rivedere anche il nostro giudizio con ripercussioni a cascata”.


SE SI SORPASSA LA SOGLIA DEI 400 PUNTI POSSIBILE NUOVO GOVERNO O INTERVENTO TROIKA


Un’analisi condivisa anche da Angelo Meda, responsabile azionario di Banor Sim. “Anche per noi la soglia del non ritorno è quella dei 400 punti base – ci spiega - E le dichiarazioni dei giorni scorsi, sicuramente da propaganda elettorale, che il governo potrebbe portare il rapporto deficit pil oltre il 3%, hanno spaventato alcuni investitori. È sbagliato giocare con il fuoco. Il problema è che con uno spread a 270 o 290 per due-tre anni comporta un rallentamento importante dell’economia, vuol dire che lo Stato deve pagare più interessi invece di usare queste risorse da destinare allo sviluppo economico. Se poi si arrivasse alla soglia dei 400 significa che serve un cambiamento, che non si può andare avanti così. Potrebbe essere la caduta del governo o addirittura l’intervento della troika, scenari che non ci auguriamo ma che i mercati mettono in conto”.

[caption id="attachment_142564" align="alignnone" width="908"]Il rendimento del Btp 10 anni da aprile 2018 a oggi (Fonte: AskBrokers) Il rendimento del Btp 10 anni da aprile 2018 a oggi (Fonte: AskBrokers)[/caption]


DIFFICILE UNO SCENARIO DI DISCESA DELLO SPREAD CHE RESTA VERO PROBLEMA ITALIANO


Per gli analisti invece una possibile inversione di tendenza, magari con uno spread in discesa sulla soglia dei 200 punti base è quanto mai irrealistica. “Discese importanti non ce le aspettiamo – spiega Longo – perché siamo in un contesto di crescita fragile per l’Italia. La soglia più bassa potrebbe essere quella dei 230 punti base che è stato il livello che si è raggiunto nelle fasi più distensive ma miglioramenti oltre questo livello sono da escludere”. “Il nostro Paese dovrà combattere con lo spread ancora a lungo – conclude Meda - non ha grandi prospettive sul mercato bancario o finanziario. Dovremmo liberarci della zavorra dello spread che costa alle aziende almeno il 20-30% in più rispetto alle controparti europee negli stessi settori e con gli stessi parametri”.

 
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