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Gli investitori obbligazionari scommettono su un atterraggio morbido

Dall’ultima indagine di Invesco emergono i timori per i fattori geopolitici e una maggiore allocazione verso i bond cinesi

20 Marzo 2019 12:16

Cosa si attendono gli investitori obbligazionari in termini di andamento delle economie e dei tassi d’interesse? Il quadro che emerge dal secondo Global Fixed Income Study di Invesco, basato su interviste condotte tra 145 specialisti obbligazionari, è fondamentalmente positivo: pur prevedendo una conclusione relativamente a breve del ciclo economico, gli investitori non si aspettano una correzione significativa dei mercati obbligazionari e contano quindi di mantenere le partecipazioni obbligazionarie alla ricerca di rendimento, adottando un approccio più attivo.

LA FINE DEL CICLO NON È VICINA


Il ciclo di espansione economica dura ormai da quasi dieci anni, è uno dei più lunghi della storia e la convinzione più diffusa (quasi la metà degli intervistati) è che la sua fine possa verificarsi tra uno-due anni, ossia dalla fine del 2019 alla fine del 2020, in uno scenario da “atterraggio morbido”, con una curva dei rendimenti appiattita e spread creditizi in aumento. Gli investitori Usa, influenzati probabilmente dalla situazione politica e dall’atteggiamento aggressivo dell’amministrazione Trump, sono meno ottimisti: oltre la metà di loro ritiene che questo ciclo si concluderà entro un anno.

COSA POTREBBE SCATENARE UNA RECESSIONE


Su questo tema la maggior parte degli intervistati ha espresso preoccupazione per gli elevati livelli di indebitamento, in particolare di quello governativo, un’attenzione al debito che non sorprende gli esperti di Invesco, considerato il prolungato periodo di tassi d’interesse ai minimi storici. Tra le altre fonti di potenziali perturbazioni sono state indicate, in percentuali decisamente minori, una crisi dei mercati emergenti e una bolla del debito in Cina.

IL FASCINO DELLE OBBLIGAZIONI CINESI


La Cina è il terzo mercato obbligazionario mondiale, ma è tradizionalmente sottopesata, se non del tutto assente, nei portafogli obbligazionari degli investitori professionali. Il 2018 segnala invece una novità: alla ricerca di rendimento e diversificazione, gli investitori hanno aumentato in maniera repentina le allocazioni sull’obbligazionario cinese, un terzo degli investitori intende aumentarle nei prossimi tre anni, per una metà rappresenta una decisione strategica di lungo termine. Anche gli investitori Usa appaiono più propensi ad aumentare le loro allocazioni, nonostante le tensioni commerciali; un cambiamento significativo per una nazione che tende prevalentemente a investire nei propri titoli obbligazionari.

L’addio al compromesso politico penalizza i mercati


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PORTAFOGLI A PROVA DI BREXIT, AMPIA GAMMA DI STRATEGIE DI INVESTIMENTO


Lo scenario di una “nuova normalizzazione” è stato accantonato, cresce tra gli operatori l’incertezza per l’aumentare dei rischi geopolitici e di mercati. La conseguenza, sottolinea Nick Tolchard, Head of Europe, Middle East & Africa (EMEA) per Invesco Fixed Income, è un riposizionamento dei portafogli per poter affrontare al meglio le diverse situazioni. Quasi la metà degli investitori ha adeguato le allocazioni di portafoglio in funzione delle guerre commerciali e due terzi ha dichiarato di aver modificato le allocazioni in Europa e nel Regno Unito per i timori relativa alla Brexit. “Il dato interessante è che gli investitori obbligazionari di tutto il mondo stanno valutando un’ampia gamma di strategie di portafoglio: alcuni puntano al rendimento, altri perseguono la sicurezza di duration più brevi o della liquidità in caso di intensificazione della volatilità, mentre altri ancora desiderano la flessibilità degli strumenti a tasso variabile. L’esistenza dei molteplici fattori da valutare dimostra come gli investitori necessitino di svariate soluzioni per far fronte ai potenziali rischi”.
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