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Il gender gap pesa sulle pensioni future

Nel primo Market Monitor di marzo, Goldman Sachs Asset Management si focalizza sulle differenze retributive tra uomini e donne. Per quanto riguarda la view di mercato, bene le azioni e rendimenti in crescita nell’obbligazionario governativo.

8 Marzo 2019 16:04

Nel mese dedicato alla storia delle donne, Goldman Sachs Asset Management pone l’accento sulle differenze di salario tra lavoratrici e lavoratori. Un numero su tutti rende l’idea del gender gap: negli Stati Uniti le donne devono lavorare quattro anni in più rispetto agli uomini per ottenere un trattamento pensionistico analogo. La differenza, seppur modesta nei salari di partenza, evolve nel corso della carriera fino a diventare un gap sostanziale che incide sul reddito pensionistico, sul quale già pesa la maggiore aspettativa di vita delle donne.

La view di mercato


AZIONI: BENE NONOSTANTE I RISCHI GEOPOLITICI


Nella settimana che si è conclusa il 1° marzo, gli indici azionari hanno registrato buone performance: lo S&P500 ha guadagnato lo 0,46% e lo STOXX 600 lo 0,87%, nonostante le tensioni geopolitiche abbiano dominato la scena. I guadagni derivanti dalla tregua commerciale tra Usa e Cina sono stati infatti controbilanciati dallo stop alle negoziazioni sulla denuclearizzazione della Corea del Nord. I dati sul PIL statunitense del quarto trimestre hanno invece contribuito positivamente. A livello globale, la persistente contrazione dei dati economici cinesi continua a pesare sul sentiment di mercato.

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OBBLIGAZIONARIO: RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO IN CRESCITA


I dati economici sorprendentemente solidi hanno spinto al rialzo i rendimenti dei titoli di Stato. Negli Usa, i rendimenti dei Treasury a 2 e a 10 anni sono saliti rispettivamente di 7 e 11 punti base. In Europa, i rendimenti dei Bund decennali tedeschi e dei Gilt britannici sono cresciuti rispettivamente di 9 e 14 punti base, complice la minore incertezza sulle prospettive di crescita e sulla Brexit.

MATERIE PRIME: CALA IL PREZZO DEL PETROLIO


I negoziati tra Usa e Cina, il rallentamento dell’economia del Dragone e la sempre maggiore offerta di greggio negli Usa hanno interrotto il rally del prezzo del petrolio. Nella settimana che si è conclusa il 1° marzo il Brent ha chiuso in calo a 65,07 dollari al barile, sulla scia di un incremento della produzione statunitense di 6 milioni di barili, mentre la produzione globale è ai minimi a 4 anni a causa dei tagli dell’OPEC. Anche il greggio WTI ha chiuso in calo del - 2,5% a 55,80 dollari al barile.

VALUTE: PROSEGUE LA CORSA DELLA STERLINA


Con i rischi economici e politici che sembrano in diminuzione, gli investitori puntano al di là degli Usa: e di conseguenza lo US Dollar Index ha registrato un calo del -0,16%. Di particolare rilevanza è il continuo rafforzamento della sterlina inglese, che è salita dello 0,99%, registrando la seconda settimana consecutiva di guadagni, grazie al voto del Parlamento che ha stabilito un rinvio della data del 29 marzo per la Brexit in caso non venga raggiunto un accordo per l’uscita.

ARTICOLO AD USO ESCLUSIVO DEGLI INVESTITORI PROFESSIONISTI E QUALIFICATI.

Tutti gli investimenti comportano dei rischi, tra cui la possibile perdita del capitale. Le opinioni espresse sono quelle dell’autore/autori alla data di pubblicazione del documento e possono variare in qualsiasi momento a causa di cambiamenti del mercato o delle condizioni economiche. Tutte le informazioni concernenti, i rendimenti attesi e le prospettive di mercato si basano sui risultati della ricerca, delle analisi e delle opinioni dell’autore/autori. Pertanto, talune conclusioni sono anche di natura speculativa e potrebbero quindi non realizzarsi. I rendimenti passati non sono indicativi dei risultati futuri. Tutti gli investimenti comportano rischi, tra cui la possibile perdita del capitale.
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