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Turbolenze in arrivo con il Quantitative Tightening

Filippo Lanza, gestore di Hedge Invest Sgr, ritiene che il “restringimento quantitativo” sia già in atto e impatterà maggiormente sul mercato europeo, meglio adottare un approccio opportunistico

7 Marzo 2019 10:00

Sono in molti a chiedersi, dopo l’improvviso cambio di rotta del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, se siamo in un regime di Quantitative Tightening, la riduzione dei bilanci delle banche centrali attuata attraverso il mancato reinvestimento dei titoli in scadenza, o se siamo tornati al Quantitative Easing. Per Filippo Lanza, gestore del fondo HI Numen Credit di Hedge Invest Sgr, ci troviamo in una fase caratterizzata da “mini-cicli”: ogni tentativo di “normalizzazione” determina reazioni negative dei mercati, se non veri e propri crolli, che spingono le banche centrali a tornare sui propri passi. Ma per Lanza il “Quantitative Tightening”, al di là delle dichiarazioni dei responsabili delle banche centrali, è già in corso e ha proporzioni allarmanti, in particolare per il mercato dei Titoli di Stato che non può più fare a meno degli acquisti continuativi da parte degli istituti centrali.

L’IMPATTO PEGGIORE SUI MERCATI EUROPEI


L’ Europa è l’area destinata a subire l’impatto maggiore di queste politiche di restringimento quantitativo. Si è passati da 60-70 miliardi di euro di acquisti mensili a 10 miliardi ed è molto improbabile che la BCE possa decidere di invertire la marcia sulla scia della FED, ha un mandato molto più restrittivo e il suo presidente, Mario Draghi, è in scadenza. Ci sono poi le nuove regole del ”Fondo Salva Stati” (ESM), il sistema di voto pesato in base al PIL e alla popolazione conferisce di fatto a Francia e Germania un potere di veto, e in Hedge Invest ritengono anche che le aspettative del mercato sulla prossima attivazione di un nuovo consistente programma di TLTRO, le operazioni di rifinanziamento riservate alle banche, siano assolutamente mal riposte.

MINI CICLO TERMINATO, IL CONSIGLIO È VENDERE


Per Lanza è arrivato il momento di vendere: il ‘mini-ciclo’ attuale, iniziato in seguito all’inversione di marcia della Fed, sembra già giunto al temine, perché la riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato e l’azionario tornato sui valori precedenti il calo di dicembre potrebbero indurre le banche centrali a far ripartire il processo di normalizzazione. Per il gestore di Hedge Invest anche il cambiamento intervenuto nei termini e nelle condizioni delle emissioni obbligazionarie europee che, ad esempio, rende più difficile per i governi intervenire a supporto dei portatori di obbligazioni, avrà un forte impatto sulla prossima crisi del debito.

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UN PERIODO TURBOLENTO PER I BOND


Tra gli effetti collaterali del Quantitative Easing più gravi c’è l’eccesso di investimenti e di capacità produttiva dovuta alla tecnologia, un fattore che storicamente ha generato gravi crisi del credito. La sovracapacità produttiva impatterà negativamente su settori fortemente indebitati come i media, le telecomunicazioni, il retail e il farmaceutico, dove i grandi player tecnologici sono in grado di offrire servizi alternativi migliori e a prezzi più convenienti. In una situazione di eccessivo indebitamento e di sovracapacità produttiva, l’unica soluzione è la ristrutturazione del debito e il default. “Vediamo opportunità eccezionali nel credito stressed/distressed nei prossimi due anni: torneremo a livelli simili a quelli del 2009-2010 e del 2001-2002 in Europa”, prevede Lanza.

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CRISI DEL CREDITO IN ARRIVO, CAMBIARE APPROCCIO


Più andremo avanti, sostengono gli esperti di Hedge Invest, più i mini-cicli saranno difficili da prevedere e da gestire e più violente saranno le reazioni dei mercati. Occorre cambiare l’approccio di investimento: se nel 2009, osserva Lanza, bastava avere posizioni lunghe su tutti gli asset per ottenere ottime performance, ora, alla fine del ciclo e con una crisi del credito in arrivo, occorre essere cauti e cogliere le opportunità in modo opportunistico.
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