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Fine ciclo non imminente, i dazi sono l’ago della bilancia

Secondo l’analisi di Columbia Threadneedle Investments una vera  guerra commerciale peserà più dell’aumento dei tassi e dei rendimenti, della decelerazione della Cina e dell'acuirsi dei rischi geopolitici e politici.

6 Dicembre 2018 07:00

Il 2018 si sta concludendo in modo assolutamente non positivo per i mercati azionari. Soprattutto se l’andamento degli indici (l’S&P500 piatto e quelli europei sotto del 10% in dollari da inizio anno) viene messo in relazione alla crescita degli utili (oltre il 20% negli Stati Uniti e circa il 10% nel resto del mondo sviluppato. A pesare sull’andamento dei listini diversi fattori contrari che hanno alimentato preoccupazioni tra gli investitori: da una decelerazione della crescita in Cina all'acuirsi dei rischi geopolitici, dai problematici negoziati per la Brexit al braccio di ferro sul bilancio italiano tra il governo Lega-5Stelle e Commissione Europea, dall’aumento dei tassi di interesse e dei rendimenti del mercato obbligazionario fino al rischio di una vera e propria guerra commerciale. Temi che restano sul tavolo anche per il 2019 e che rischiano di continuare a destabilizzare i mercati.

IL TEMA PRINCIPALE 2019 SONO GLI SCAMBI COMMERCIALI


Ma per William Davies, Responsabile azionario globale, EMEA di Columbia Threadneedle Investments, il tema comune da tenere principalmente sotto osservazione nel 2019 è il commercio. “Riteniamo che un quadro in miglioramento in quest'ambito rappresenterebbe un’evoluzione molto favorevole per i mercati azionari. Al contrario, i listini risentirebbero di un eventuale deterioramento dei rapporti commerciali, e lo scenario globale ne uscirebbe indebolito” dichiara l’esperto.

NESSUNA FINE IMMINENTE DEL CICLO


Secondo lo scenario di riferimento di Columbia TI se è innegabile che si stia percorrendo la fase avanzata del ciclo, emerge la sensazione che la fine non sia imminente. Una convinzione basata sul fatto che, a fronte di un rallentamento delle crescita in Europa e in Giappone e dell’accelerazione degli USA sulla scia anche degli stimoli fiscali promossi dall’amministrazione Trump, è difficile pensare che i prossimi due anni vedano il presidente americano statico: al contrario è nel suo interesse che il ciclo elettorale coincida con una fase di crescita per gli Stati Uniti.

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IL POTERE DEI LEADER MONDIALI


“Se le contrapposizioni commerciali vedranno uno sviluppo positivo in grado di scongiurare lo scenario peggiore, cosa che i leader mondiali hanno il potere di fare, le prospettive per il 2019 potrebbero risultare più favorevoli, con conseguenti risultati positivi nei mercati azionari” ribadisce William Davies.

UN ACCORDO COME QUELLO TRA USA-MESSICO E CANADA


Infatti nel momento in cui l’attuale situazione di stallo nell’ambito dei dazi commerciali dovesse risolversi, le prospettive per l’economia in generale migliorerebbero. Il problema è che quando si toccano, come ha fatto il presidente Trump, interessi diretti con l’introduzione di dazi o con la minaccia di farlo (come, per esempio, nel caso delle auto europee) non è semplice trovare una soluzione e i tempi rischiano di allungarsi. Tuttavia il precedente avvenuto per il North American Free Trade Agreement 2.0 (l'USMCA, siglato in extremis da USA, Messico e Canada in un momento in cui ogni accordo sembrava improbabile), lascia ipotizzare che una risoluzione analoga con la Cina e altre nazioni possa risultare alla portata.

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SULLO SFONDO LE ELEZIONI USA DEL 2020


“Siamo consapevoli che a fine 2020 si terranno le elezioni presidenziali statunitensi, e Trump non vorrà rischiare un brusco rallentamento dell'economia o una recessione con l'approssimarsi del ciclo elettorale. Questo non significa necessariamente che i conflitti commerciali siano destinati a concludersi immediatamente quanto piuttosto he il presidente americano debba assicurarsi che la situazione non si deteriori nel corso del 2019” puntualizza William Davies. L’esperto spiega poi perché le altre principali fonti di preoccupazione per i mercati finanziari dovrebbero risultare relativamente meno rilevanti per le sorti della Borsa nel 2019.

TASSI DI INTERESSE


Nell’ambito dei tassi di interesse, per William Davies l’eventuale risoluzione della questione commerciale permetterebbe di togliere un freno alla crescita e consentirebbe di tollerare un lieve rialzo dei rendimenti obbligazionari nei prossimi 12 mesi. Ma anche nello scenario opposto, cioè nel caso in cui lo stallo sui dazi commerciali proseguisse, l’esperto non si aspetta un aumento dei rendimenti.

CINA E MERCATI EMERGENTI


Passando alla Cina, William Davies fa notare come al momento le politiche protezionistiche non stiano destabilizzando in misura significativa l'economia globale e nemmeno quella di Pechino. Semmai sono stati i mercati emergenti a soffrire ma sulla scia della forza del dollaro statunitense. Il biglietto verde, tuttavia, sembrerebbe destinato a indebolirsi a mano a mano che l'effetto dello stimolo fiscale di Trump tenderà a svanire, agevolando un recupero delle azioni dei mercati emergenti.

FATTORI POLITICI E GEOPOLITICI


Per quanto riguarda poi i fattori geopolitici e politici, William Davies ne indica due in particolare che, sebbene dirompenti a livello ‘locale’, non dovrebbero influire in modo significativo a livello globale: la situazione italiana e la Brexit.
“In Italia il braccio di ferro tra il governo di Roma e Bruxelles sulla legge di bilancio potrebbe inasprirsi, sebbene i margini rivendicati dall’esecutivo italiano e dalla Commissione Europea siano minimi” specifica l’esperto che, relativamente alla Brexit, pur ammettendo che siano molteplici gli esiti possibili del negoziato, la cataloga come “un grattacapo per il Regno Unito e di un contrattempo per l'Europa”.
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