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Asia

Le classi medie dell’Asia trascinano i consumi globali

Il potere d’acquisto dei consumatori dei paesi emergenti è in crescita. Ma solo alcune aziende riusciranno a sfruttare questo trend, spiega Akira Fuse di Capital Group.

16 Novembre 2018 08:45

Se si osservano i trend dei consumi globali degli ultimi anni emerge con chiarezza un calo del peso specifico della spesa in Europa, una sostanziale buona tenuta negli Stati Uniti e un ascesa nei mercati emergenti, in particolare in Asia. Infatti proprio l’ampliamento del potere d’acquisto della classe media asiatica costituisce già oggi il motore dei consumi globali con prospettive per una ulteriore crescita.

LA CLASSE MEDIA CINESE PRIMEGGERÀ


Un andamento rilevato da Akira Fuse, specialista degli investimenti di Capital Group, che vede nei gruppi “caratterizzati da franchising competitivi” quelli più organizzati per sfruttare questa domanda, sottolineando come la classe media cinese sia avvantaggiata in termini di consumi. L’analisi dell’esperto parte dalla constatazione che Pechino, in parallelo alle riforme strutturali e alla liberalizzazione finanziaria, non ha calmierato i salari dei lavoratori. Ciò ha portato a un incremento delle risorse disponibili per i consumatori e, a cascata, a un aumento dei flussi di acquisto della classe media cinese.

CRESCITA COSTANTE DELLE RETRIBUZIONI


E’ vero che resta una significativa divergenza tra le retribuzioni dei lavoratori qualificati e di quelle dei non qualificati, tuttavia è altrettanto vero che a fronte di un robusto aumento dei redditi degli impiegati più qualificati, i lavoratori meno qualificati hanno visto crescere i salari in questi ultimi anni in modo costante intorno al 5%. Se poi aggiungiamo che in parallelo al trend ascendente delle retribuzioni, si è rafforzata pure la fiducia dei consumatori in Cina, il quadro d’insieme è decisamente positivo.

TENDENZA SECOLARE


“Dal momento che l’amministrazione attuale ha ribadito di voler migrare da un’economia trainata dagli investimenti ad una basata sui consumi, riteniamo che questa sia una significativa tendenza secolare” sottolinea Akira Fuse. Certo, ammette l’esperto, occorre fare i conti con un mercato, quello cinese, complesso, competitivo e non sempre di facile accesso per le aziende estere.

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LA RICERCA SUL CAMPO DI CAPITAL GROUP


A questo proposito, Akira Fuse fa presente che la ricerca sul campo di Capital Group ha fornito indicazioni piuttosto precise: i marchi locali tendono a superare spesso le multinazionali sfruttando sia i vantaggi operativi e sia la loro capacità di reagire più velocemente ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori. Non solo. I brand locali hanno dimostrato che, molto spesso, risultano più tempestivi nell’individuare le lacune di mercato nel momento in cui si è stabilizzata la crescita del prodotto o del servizio offerto.

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PREFERENZA AI MARCHI ESTERI IN SPECIFICI SETTORI


Per contro, i consumatori cinesi hanno mostrato una preferenza per i marchi internazionali in alcuni specifici settori, in particolare nell’ambito dei prodotti e materiali di qualità elevata o con caratteristiche di sicurezza affidabili. Un esempio è quello dei prodotti al dettaglio per la cura personale e i prodotti per i più piccoli, dal momento che i consumatori cinesi sono molto esigenti in questi ambiti. Alla luce di queste considerazioni Akira Fuse ritiene che diversi marchi di consumo giapponesi risultano ben posizionati per trarre vantaggio dal crescente profilo di reddito delle classi medie asiatiche.
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