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Credito cinese, debito e altri rischi: cosa devono temere gli investitori

Dieci anni dopo la Grande Recessione, nonostante alcuni miglioramenti le potenziali fonti di vulnerabilità finanziaria non mancano. A partire dal debito elevato del settore corporate e dal credito poco trasparente in Cina.

19 Settembre 2018 09:50
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Le vulnerabilità che affliggevano il sistema finanziario globale un decennio fa e che sono state alla base della Grande Recessione 2008–2009 sono state ridimensionate, ma non sono scomparse. Questa situazione, insieme alla crescente incertezza macroeconomica, dovrebbe suggerire agli investitori di assumere una maggiore attenzione alla resilienza del portafoglio.

ORIENTAMENTO PRO-RISCHIO


Precisato questo, nel suo commento settimanale ai mercati dal titolo “Gauging crisis risks, 10 years post-GFC”, Richard Turnill, Global Chief Investment Strategist di BlackRock, mantiene un orientamento pro-rischio. L’esperto è infatti persuaso che gli investitori siano compensati per il rischio azionario che assumono nell'ambiente odierno di crescita costante e forti utili societari.

CONFRONTO A DISTANZA DI 10 ANNI


Il convincimento di Richard Turnill parte dal confronto a distanza di 10 anni (per la precisione tra il 2007 e il 2018) del debito degli Stati Uniti e dell’utilizzo della leva finanziaria degli operatori di mercato. Un confronto dal quale si evince che i livelli di debito nel settore domestico e finanziario sono entrambi diminuiti rispetto ai picchi pre-crisi: un aspetto di rilievo, dal momento che proprio l'elevata leva in questi due settori era stata al centro della crisi globale. In parallelo, tuttavia, emergono ora nuovi rischi. Il debito pubblico è in ascesa: negli Stati Uniti, in particolare, è balzato dal 52% del 2007 a quasi il 94% odierno.

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AUMENTO DELLA LEVA FINANZIARIA SOVRANA


L'aumento della leva finanziaria sovrana e non finanziaria è un fenomeno globale, con i livelli di indebitamento delle società non finanziarie che si sono attestati al di sopra dei livelli pre-crisi. Inoltre, gli operatori di mercato di più piccole dimensioni del settore finanziario hanno ridotto la liquidità nei mercati del credito. “È però anche vero che i tassi d'interesse odierni, più bassi rispetto alla media del passato pre-crisi, rendono il costo del servizio di questo debito molto più economico di un decennio fa: inoltre, nel frattempo, le scadenze sono state allungate, fornendo resilienza all'aumento dei tassi in quanto le società indebitate hanno meno esigenza nel breve termine a rifinanziarsi” sottolinea Richard Turnill.

BANCHE PIÙ SOLIDE


Intanto, fa presente l’esperto, di strada dal 2008 ne è stata fatta. Le banche dispongono di buffer di liquidità più ampi, sono meglio capitalizzate e sottoposte a un controllo prudente, sebbene gli istituti europei abbiano fatto meno progressi rispetto ai loro omologhi statunitensi. Inoltre, grazie alla regolamentazione post-crisi che ha rafforzato la capacità delle istituzioni finanziarie di assorbire gli shock, il sistema finanziario globale in generale è su una base più solida.

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PORTAFOGLI PIÙ PRECAUZIONALI


“La mancanza di condizioni estreme nei mercati, come valutazioni molto alte e premi di rischio molto bassi, è ancora più incoraggiante. Per esempio non si vede un eccessivo affollamento di investitori in specifiche attività rischiose. D’altra parte, l'ultima crisi finanziaria ha amplificato l'avversione al rischio, con la conseguenza che gli investimenti in portafoglio sono diventati più precauzionali” puntualizza Richard Turnill.

UN LUNGO ELENCO DI CRITICITÀ


Per contro, ammette lo strategist, esiste un lungo elenco di criticità. In primis, la Federal Reserve e le autorità dell'Unione Europea (UE) ora dovranno affrontare e superare limiti legali nella loro capacità di salvare banche in difficoltà. In secondo luogo, la politica monetaria ha meno spazio di manovra con i tassi di interesse globali ancora ai livelli storicamente bassi: senza dimenticare che alcune delle principali banche centrali non hanno ancora iniziato a liquidare i loro programmi di acquisto di attività post crisi.

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MINORI RISORSE PER STIMOLI FISCALI


In terzo luogo, i carichi di debito sovrano si sono amplificati, limitando la portata dello stimolo fiscale. In quarto luogo, si sono moltiplicate le concentrazioni di attività nelle maggiori banche: nel caso di una nuova forte crisi potrebbe non essere semplice salvare quelle con significative operazioni transfrontaliere. In quinto luogo, le centrali di compensazione delle controparti hanno contribuito a rafforzare la trasparenza nei contratti derivati: un aspetto importante, dal momento che la loro mancanza è stata accusata di scatenare l'ultima crisi, ma resta tutta da verificare la loro capacità di superare una nuova crisi di mercato.

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LIQUIDITÀ DI MERCATO RIDOTTA


Sesto punto: una liquidità di mercato ridotta crea il rischio di ricadute nel caso in cui gli investitori fossero costretti a vendere le parti più liquide dei portafogli. In settimo luogo, l’elevato debito del settore corporate e il credito poco trasparente in Cina costituiscono potenziali fonti di vulnerabilità finanziaria. Infine, ma non certo per importanza, in un contesto globale crescente di sentimento populista e nazionalista, gli sforzi globali necessari per contenere una nuova crisi potrebbero essere molto più difficili da realizzare.
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