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Libor: ecco perché si è impennato e, per ora, non è un problema

Lo spread tra il Libor e l’Overnight Indexed Swap (OIS) si è impennato come non accadeva dal 2008: ma secondo Amundi l’attuale contesto è differente.

10 Aprile 2018 13:25
financialounge -  libor Overnight Indexed Swap riforma fiscale tassi di interesse

Tra i tanti dati del mercato finanziario che di recente ha preoccupato gli addetti ai lavori ce n’è uno che ha evocato gli spettri del 2007: l’impennata dello spread tra il Libor e l’OIS. Il primo rappresenta il tasso di prestito interbancario (cioè il tasso di interesse a cui gli istituti di credito si prestano denaro), mentre l’OIS è l’Overnight Indexed Swap (accordo tra due parti che si impegnano a scambiarsi pagamenti giornalieri al tasso variabile in contropartita di un tasso fisso, ndr). Proprio la brusca impennata di questo spread nel 2007 è stato un segnale precursore della crisi dei mutui subprime americani che l’anno dopo avrebbero portato al crac della Lehman Brothers e, a cascata, alla più grave crisi economico – finanziaria del dopoguerra.

GRANDE PREOCCUPAZIONE TRA GLI OPERATORI


Si intuisce perché il fatto che tale spread abbia raggiunto i 60 punti base (+0,6%, di cui 35 punti base da gennaio, il livello più altro dal 2008), sia stato fonte di grande preoccupazione per gli operatori di mercato. Tuttavia, come spiegano gli esperti di Amundi nell’ultimo Weekly Market Review, il contesto attuale è differente rispetto ad allora a cominciare da un aspetto di primaria importanza: gli investitori non temono la qualità dei fondamentali delle banche e quindi tale spread non può segnalare come nel 2007 una situazione di stress del mercato interbancario.

APPROFONDIMENTO
Quello strano pensionato di nome LIBOR

INGENTE EMISSIONE DI TREASURY BILLS NEL TRIMESTRE


E lo stesso vale anche per l’ingente emissione dei Treasury Bills nel primo trimestre del 2018, evocata per spiegare l’aumento dei tassi di interesse del mercato monetario USA a breve termine:  “Questa spiegazione non sembra sufficiente: il tasso d’interesse dei T-bill è rimasto molto più contenuto di quello del Libor” puntualizzano infatti i professionisti di Amundi che suggeriscono di rivolgere l’attenzione alle imprese USA e, in particolare, al mercato dei ‘commercial paper’, dove proprio le compagnie statunitensi sono diventati attori di primo piano. Alla base dei commercial paper (strumenti finanziari a breve termine) c’è un pagherò cambiario non garantito emesso da un'impresa privata con scadenza massima di solito entro 270 giorni e negoziato a sconto.

L’APPEAL DEI COMMERCIAL PAPER


Questa loro caratteristica li ha resi uno dei principali strumenti adoperati dalle compagnie statunitensi negli ultimi anni per impiegare buona parte degli enormi volumi di denaro generati all’estero (si stima che siano circa 1.600 miliardi di dollari Usd). In parallelo,  a seguito della riforma americana dei fondi monetari nel 2016, gli investitori istituzionali hanno trasferito circa 800 miliardi dai fondi “prime” (riserve contenenti titoli di debito a breve termine di emittenti privati) ai fondi monetari investiti in titoli di Stato.

L’IMPATTO DELLA RIFORMA FISCALE


“Siamo persuasi che il cambiamento della domanda di titoli legata alla riforma fiscale di Donald Trump sia una delle ragioni principali che ha provocato l’impennata dello spread Libor- OIS” spiegano gli esperti di AMUNDI che intravedo due fenomeni all’orizzonte. In primis la recente riforma fiscale dovrebbe favorire le società americane a rimpatriare i profitti realizzati oltre confine e a utilizzarli in dividendi e in spese in conto capitale. In secondo luogo, il volume delle emissioni di commercial paper finanziari si è attestato a livelli record che non si registravano dal 2016.

RIMPATRIO DEI PROFITTI DELLE AZIENDE USA


“Gli istituti di credito non americani potrebbero risentire di un ammontare inferiore di finanziamenti in dollari Usd come conseguenza del rimpatrio dei profitti realizzati all’estero dalle compagnie statunitensi. La riforma fiscale sta anche incoraggiando le banche a raccogliere fondi tramite i commercial paper invece che tramite gli swap valutari (l’operazione di cambio, in cui due o più parti si impegnano a realizzare uno scambio tra una certa quantità di una valuta e un’altra valuta, a un tasso fisso, per un periodo di tempo specificato).
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