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Quello strano pensionato di nome LIBOR

Ufficialmente il vecchio tasso interbancario viene sostituito dal più affidabile SOFR. Ma è un pensionamento da Legge Fornero: sarà ancora il riferimento del mercato globale dei derivati da centinaia di migliaia di miliardi di dollari.

5 Aprile 2018 07:50
financialounge -  derivati libor prestiti settore bancario SOFR

Sembra una rivoluzione, almeno così ce l’hanno proposta i principali media finanziari. Ma lo è davvero? La notizia l’hanno letta in molti, il vecchio e screditato LIBOR, il London Interbank Offered Rate al centro di tanti scandali e multe miliardarie per manipolazioni, va in pensione. Almeno per quanto riguarda il tasso applicato alle transazioni in dollari. Poi sarà la volta di quelle in euro, yen, sterline, etc. Al suo posto, da inizio aprile, è arrivato il SOFR, un nome soffice che sta per Secured Overnight Financing Rate, e che diventerà il riferimento per i finanziamenti che le banche si scambiano una con l’altra. A differenza del LIBOR, la cui curva si è impennata al rialzo negli ultimi mesi per arrivare a sfiorare il 2,5%, come mostra la chart qui sotto, quella del SOFR finora è piatta, anzi inchiodata all’1,8%, un soffio sopra l’1,75% del Fed Fund rate dopo l’ultimo quartino deciso dalla Fed di Jay Powell.

[caption id="attachment_125168" align="alignnone" width="320"]LIBOR su dollaro negli ultimi 12 mesi (Fonte: homefinance.nl) LIBOR su dollaro negli ultimi 12 mesi (Fonte: homefinance.nl)[/caption]

I PRESTITI INTERBANCARI SONO SEMPRE DI MENO


La differenza tra i due tassi è sostanziale. Il LIBOR viene fissato sulla base della ‘percezione’ di quale debba essere il tasso appropriato da applicare da parte delle grandi banche che fanno il mercato. Il SOFR, invece, è calcolato sulla base di transazioni effettive, per la precisione dei pronti termine overnight che hanno come collaterale titoli del Tesoro americano. C’è anche da notare che con il mare di liquidità che le banche centrali hanno immesso sul mercato in questi anni, le banche sono diventate piene di cash, e il mercato dei prestiti interbancari si è molto assottigliato. Si è passati dal picco di oltre 500 miliardi al culmine della crisi agli appena 68 miliardi di dollari registrati dalla Fed a febbraio.

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MA I DERIVATI SONO ANCORA LIBOR-DIPENDENTI


Fin qui tutto bene. Ma, allora, perché il recente e repentino rialzo del LIBOR ha fatto suonare campanelli d’allarme sui mercati, tanto che più di qualcuno ha individuato in quel movimento una delle ragioni, se non la ragione, dello storno dei mercati di fine gennaio-inizio febbraio che sta ancora facendo sentire i suoi effetti? La spiegazione è che il LIBOR è ancora vivo e vegeto. Ed è straordinariamente importante, perché a questo tasso sono agganciati qualcosa come quasi 200.000 miliardi di dollari di derivati in giro per il mondo, secondo stime di fine marzo. Sono contratti già in essere, sui quali è stampata la sigla LIBOR. Ci vorrà tempo, molto tempo, per traghettarli sul nuovo SOFR. Intanto il LIBOR resta il termometro della fiducia in un mercato enorme e non regolamentato, perché il prezzo dei derivati è quasi sempre determinato Over the Counter, in pratica non c’è certezza di controparte.

IL LIBOR NON È IN PENSIONE


Ci andrà, ma coi tempi della Legge Fornero. E intanto continuerà ad essere guardato a vista come un sorvegliato speciale da investitori e analisti di tutto il mondo.
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