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Fondi comuni, cosa possiamo imparare dalle performance del 2017

Le performance dei fondi registrate nel 2017 forniscono preziose indicazioni anche per l’anno appena iniziato. Ecco gli accorgimenti da adottare.

5 Gennaio 2018 09:38
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Il 2017 ha visto l’indice generale dei fondi comuni italiani registrare un rialzo del +2,45%: un valore più alto sia rispetto a quello del 2016 (+1,68%) e sia a quello del 2015 (+1,96%). A trainare le performance di mercato son stati i fondi azionari (+10,02%), seguiti dai flessibili (+3,06%), dai bilanciati (+2,40%) e dagli obbligazionari (+0,93%): in rosso invece i fondi monetari euro (-0,67%).

La lettura di questi risultati può fornire interessanti riflessioni sulle performance che si potranno, realisticamente, ottenere quest’anno (escludendo, come al momento le previsioni sembrano fare, tracolli dei mercati finanziari). In primis, i fondi monetari euro continueranno ad essere penalizzati (almeno fino a settembre 2018) da una politica monetaria da parte della BCE che terrà i tassi di mercato in territorio negativo: parcheggiare quindi liquidità su questa tipologia di fondi determinerà con ogni probabilità rendimenti negativi anche nel corso di quest’anno.

APPROFONDIMENTO
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Una possibile opzione alternativa ai fondi monetari euro è rappresentata dai fondi obbligazionari che, tuttavia, presentano alcune importanti controindicazioni. La prima è che i tassi di interesse sono ancora sui minimi storici (se non addirittura in territorio negativo). La seconda è che i tassi tenderanno gradualmente a salire con implicazioni sui prezzi delle obbligazioni (che si muovono in direzione opposta ai rendimenti). Inoltre se l’inflazione dovesse accelerare , farebbe sentire i suoi effetti negativi sul rendimento reale dei titoli (cioè il rendimento al netto dei prezzi al consumo). Sarà pertanto indispensabile puntare, in modo selettivo affidandosi a gestori esperti, ai segmenti del mercato obbligazionario che ancora offrono cedole generose (quali per esempio l’high yield europeo, il debito subordinato bancario di istituti primari e il debito emergente).

APPROFONDIMENTO
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Anche i fondi azionari potranno offrire ancora soddisfazioni, fermo restando che la volatilità, che adesso è molto al di sotto della media storica, dovrebbe salire (e con essa l‘esposizione al rischio) mentre le valutazioni delle Borse sono ai massimi e quindi con un potenziale pericolo di correzioni anche di forte intensità.

Infine, sia i fondi bilanciati che quelli flessibili, andrebbero scelti (magari facendosi aiutare da un consulente di fiducia) sulla base della loro capacità dimostrata nei periodi di crisi quali per esempio l’estate 2011 (in occasione della crisi del debito sovrano della zona euro), quella del maggio–giugno 2013 (in occasione del taper tantrum, quando cioè le voci su una possibile riduzione degli acquisti da parte della Fed di titoli obbligazionari in dollari sul mercato provocò una violenta correzione dei listini) o quella del dicembre 2015-febbraio 2016, quando le indiscrezioni, rivelatesi successivamente infondate, circa un robusto rallentamento della crescita cinese fece barcollare i mercati.
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