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Mercati obbligazionari, flessibilità e selettività nei portafogli per affrontare le sfide future

Sebbene sia improbabile lo scoppio di una bolla dei mercati obbligazionari nel 2018, le banche centrali ridurranno la portata dei propri stimoli monetari.

28 Dicembre 2017 09:20
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In vista del 2018 è necessario sapere se i mercati obbligazionari, in seguito a una normalizzazione della politica monetaria, saranno diretti verso un crollo oppure no.

Secondo Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income, Candriam Investors Group, esistono le condizioni per ipotizzare che una stretta monetaria condotta con prudenza e un contesto di inflazione debole, non determinino un crollo dei mercati obbligazionari.

“Tuttavia, le banche centrali ridurranno indubbiamente la portata dei propri stimoli. In un contesto di rendimenti già bassi, la situazione logicamente appare delicata per i mercati obbligazionari” tiene però a precisare il manager, che poi aggiunge: “Nel complesso, gli investitori dovranno prestare molta attenzione ai fondamentali e all'individuazione dei rischi idiosincratici nel 2018. Una gestione obbligazionaria flessibile e selettiva sarà pertanto indispensabile per affrontare le sfide future”.

Tra i segmenti di mercato osservati speciali da Nicolas Forest ce ne sono due in particolare: il credito (ovvero l’obbligazionario societario) e il debito emergente.

Il manager rivela che a fine anno ha assunto una posizione piuttosto cauta nei confronti delle obbligazioni societarie a seguito di tre fattori: il rallentamento del ciclo del debito, la contrazione degli spread (extra rendimento rispetto ai titoli di stato) e la diminuzione del sostegno da parte delle banche centrali.

Inoltre mentre il credito Investment Grade (IG) statunitense evidenzia un livello di indebitamento relativamente elevato e superiore a quello dell’IG europeo per la prima volta in 10 anni, la qualità del credito IG USA continua a peggiorare mentre, in parallelo, in Europa i rating stanno migliorando.

“In termini relativi, privilegiamo il settore finanziario che sembra interessante sia in termini di valutazioni, sia di fondamentali. Il miglioramento della qualità degli asset e della liquidità delle banche, associato all'irripidimento delle curve (rialzo dei tassi) dell'area euro, contribuirà ad un miglioramento dei ricavi degli istituti di credito” specifica Nicolas Forest che, tuttavia, alla luce delle robuste performance del debito subordinato negli ultimi anni, raccomanda un'analisi approfondita e rigorosa per tranche di subordinazione.

Attenzione e selezione che devono essere alla base pure dell’approccio nell’ambito del debito emergente.

“Dopo due anni di performance solide, i mercati emergenti beneficiano ancora del miglioramento saldi delle partite correnti. In termini di valutazione, malgrado rendimenti in valuta forte al 5% e al 6% in valuta locale, il debito emergente resta relativamente interessante” spiega Nicolas Forest ricordando, infine, agli investitori europei di coprirsi dal rischio di cambio dal momento che l'universo del debito dei mercati emergenti è prevalentemente denominato in dollari.
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