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Meglio rendere i portafogli meno vulnerabili ai 5 maggiori rischi di mercato

Le borse sembrano un po’ più vulnerabili rispetto a 12 mesi fa: meglio valutare la personale propensione al rischio e non farsi ingannare dalla compiacenza di mercato.

4 Ottobre 2017 09:49
financialounge -  Brexit Corea del Nord elezioni geopolitica iran livello di rischio spagna USA

La compiacenza dei mercati continua: nonostante i focolai di tensione sparsi nel mondo, sembra prevalere sempre e comunque l’indifferenza con le quotazioni azionarie, che non tengono in nessun conto i rischi principali.

“Quando i trade sono molto affollati, spesso bastano segnali anche deboli di incertezza per far scappare gli investitori. Chi volesse ridurre l’esposizione alle attività rischiose lo faccia, la questione in questo scorcio d’anno coinvolge più la tranquillità personale che ragionamenti tecnici” consiglia Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell'Alpha e il Beta del 2 ottobre 2017.

Il manager delinea, infatti, cinque maggiori rischi di mercato che non sembrano presi nella dovuta considerazione dagli investitori, distratti (e ingolositi) dalle performance positive delle borse, le principali (quali ad esempio Wall Street e Francoforte) posizionate sui nuovi massimi storici.

I cinque principali rischi che incombono sui portafogli di investimento sono quello relativo alle tensioni tra Stati Uniti e Corea del Nord, quello della Brexit, quello conseguente alla crisi diplomatica con l’Iran, quello riguardante l’assetto dell’unione monetaria all’indomani delle elezioni tedesche e la violenta crisi istituzionale in Spagna, dove si sta consumando una dura contrapposizione tra governo centrale e la regione autonoma della Catalogna.

“Le violenze di domenica 1° ottobre incrinano la credibilità del governo, la stabilità politica e, non ultima, la fiducia dei mercati sul proseguimento delle performance dell’economia spagnola. Le agenzie di rating, che erano pronte a migliorare il giudizio sul debito, sospendono il giudizio, preferendo aspettare l’esito del confronto sul referendum e le sue immediate conseguenze sulla stabilità politica del paese”, conclude Carlo Benetti.
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