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Per il bund a 30 anni al 2% tutto rinviato al 2018

In ambito azionario le aree da preferire sono l’Europa e i mercati emergenti e, a livello valutario, una quota in dollari australiani e in pesos messicani.

13 Settembre 2017 09:00
financialounge -  asset allocation composizione del portafoglio Edoardo Ugolini mercati azionari mercati obbligazionari mercati valutari Zest Absolute Return Var 4

Si attendeva un rendimento del due per cento per fine anno per i Bund a 30 anni tedeschi ma, evidentemente, l'aspettativa sembra, nel migliore dei casi, rinviata al 2018. Tuttavia Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi], ritiene ancora che una ripresa dell’inflazione e una maggiore coesione europea possano favorire un rialzo dei rendimenti del Bund trentennale verso 1,8 -2,0% nel prossimo anno. Per conoscere invece le recenti mosse di portafoglio, abbiamo rivolto a Edoardo Ugolini alcune specifiche domande.

Cominciamo dall’azionario, dove avete mantenuto l’esposizione lorda finendo il mese al 10,75%. Perché avete chiuso l’esposizione corta (ribassista) sul Nasdaq? E perché avete chiuso la posizione lunga rialzista sull’azionario Cina (HSCEI)?

"Abbiamo approfittato delle tensioni geopolitiche per chiudere la posizione ribassista di hedging (protezione) del portafoglio che avevamo sull’indice Nasdaq. Per quanto riguarda la Cina, invece, abbiamo chiuso la posizione in profitto poiché ci attendiamo una ripresa del dollaro americano che tradizionalmente non aiuta i mercati emergenti".

Sempre in ambito azionario, perché siete ancora moderatamente positivi sui mercati emergenti (3% long)? E come mai lo siete soprattutto sull’azionario Europa (7% long)?

"Riteniamo che i mercati emergenti siano comunque in un trend rialzista e che le valutazioni siano buone per comprare. Stesso discorso per l’Europa, dove con il rapporto prezzo /utili (p/e) di 17,5 e una crescita economica stabile ci sono opportunità di ritornare ai livelli di 2 anni e mezzo fa quando l’Eurostoxx 50 era a 3.800 punti (contro i 3.500 attuali)".

Intanto la componente valutaria di portafoglio continua a detrarre performance. Perché siete ancora moderatamente positivi sul dollaro USD (4% posizione long, rialzista, in portafoglio)? E come mai puntate su dollaro australiano (8,5%) e, soprattutto, per quale motivo sul peso messicano (4%)?

"Purtroppo la nostra view di un biglietto verde più forte era sbagliata per questo abbiamo ridotto al 4% l’esposizione mentre abbiamo tenuto il dollaro australiano che offre buoni rendimenti e il peso messicano. I fondamentali indicherebbero un dollaro USD più forte rispetto all’euro, ma da inizio anno la divisa unica si è apprezzata di circa il 15% su quella statunitense e, dunque, la nostra idea si è rivelata sbagliata, almeno in termini di timing. Attendiamo che l’evoluzione del mercato e valuteremo eventualmente un nuovo posizionamento".

In ambito obbligazionario, per quale motivo siete molto conservativi sul credito e sulle duration? E perché, sempre in ambito obbligazionario avete mantenuto la posizione corta (ribassista) sul Bund 30y (-2,5% del fondo)?

"Anche in questo caso i fondamentali economici puntano ad una ripresa dell’inflazione, poiché la crescita è forte e il mercato del lavoro in USA e Giappone è surriscaldato (i salari potrebbero salire?) Riteniamo che i cosiddetti policy makers mirino ad una inflazione più alta nel medio periodo così da poter gestire meglio i debiti e fare interventi redistributivi a livello fiscale".
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