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Andrew Bosomworth

In attesa del meeting BCE di domani, la giusta dose di QE

Il meeting della BCE, previsto per domani 8 dicembre, costringerà Draghi a trovare il giusto equilibrio del Qe tra lo stock di bilancio e i nuovi flussi mensili.

7 Dicembre 2016 09:05
financialounge -  Andrew Bosomworth BCE Mario Draghi PIMCO quantitative easing

Raggiungere il giusto dosaggio di QE (quantitative easing) può risultare piuttosto difficile. Ed è proprio quello che dovrà affrontare la Banca centrale europea (BCE) in occasione della riunione del Consiglio direttivo a Francoforte previsto per giovedi 8 dicembre. Draghi dovrà infatti decidere la quantità minima di quantitative easing necessario per centrare l’obiettivo di inflazione (2%) e in che dosi deve essere somministrata.

La chiave sarà trovare il giusto equilibrio tra lo stock di bilancio e i nuovi flussi mensili. Sia l'inflazione attuale che le proiezioni per il prossimo anno delineano un livello di prezzi al consumo al di sotto dell'obiettivo della BCE (2%), sostenendo la tesi favorevole ad ulteriori QE ad un alto livello di acquisto mensile. D’altra parte, però, gli effetti della politica monetaria funzionano con un certo ritardo e, dal momento che la BCE ha già somministrato un ingente allentamento monetario, ulteriori acquisti rischiano di creare bolle speculative e creare ripercussioni negative ai risparmiatori, sostenendo la tesi secondo la quale è necessaria una graduale eliminazione del QE nel più breve tempo possibile.

Cosa dovrebbe fare allora la BCE?
Secondo Andrew Bosomworth , Responsabile della gestione del portafoglio di PIMCO in Germania, la quadratura del cerchio potrebbe ricercarsi nel mantenimento di elevati acquisti mensili per un periodo breve, per tre ordini di ragioni.

In primis, il mantenimento di flussi di acquisto mensili da 80 miliardi di euro riduce al minimo il rischio di inasprimento delle condizioni finanziarie: i mercati finanziari sono sensibili e potrebbero interpretare un flusso di acquisto inferiore come un segnale che la Bce ridurrà presto il Qe.

In secondo luogo, impegnarsi in una politica monetaria di Qe a breve termine conferisce alla BCE una maggiore flessibilità nel cambiare rotta. Se, per esempio, si scoprisse che la crescita economica nominale (cioè al lordo dell’inflazione) fosse robusta e durevole, per esempio al di sopra del 3,5%, la BCE potrebbe tranquillamente rallentare gli acquisti durante l'ultimo trimestre del prossimo anno e smettere del tutto entro la metà del 2018. Al contrario, qualora la crescita rimanesse debole, Draghi potrebbe scegliere di estendere il QE nel 2018.

In terzo luogo, è probabile che, sia i tassi di interesse che l'euro, siano destinati a salire per ragioni fondamentali indipendenti dal QE e in funzione invece di un probabile recupero della crescita europea. Ridurre o addirittura eliminare gli acquisti del QE in queste circostanze potrebbe contribuire a inasprire le condizioni finanziarie che, a cascata, potrebbero spingere l'economia in recessione.

“Dal punto di vista della gestione del rischio, pensiamo che sia meglio ritardare la riduzione degli acquisti mensili fino a quando risulti evidente un alto grado di fiducia nelle previsioni economiche” sostiene Andrew Bosomworth.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Pimco
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