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Tre fattori di rilievo: Cina, materie prime e banche centrali

31 Marzo 2016 10:16
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“Siamo giunti alla conclusione che le prospettive dell'economia e dei mercati finanziari globali saranno condizionate quest'anno da tre fattori d'influenza dominanti: la Cina, le materie prime e le politiche delle banche centrali” sostiene Joachim Fels, Managing Director Global Economic Advisor di PIMCO, secondo il quale, in funzione dell'andamento di ognuno di questi tre fattori, è facile immaginare sviluppi economici e di mercato più o meno favorevoli rispetto a quanto previsto nello scenario di riferimento di PIMCO: ecco perchè la raccomandazione è quella di adottare un approccio molto cauto alla costruzione dei portafogli.

Per quanto riguarda la Cina, il rischio di gran lunga maggiore per l'economia e i mercati globali quest'anno, secondo coloro che hanno partecipato al forum di PIMCO, risiede nella svalutazione significativa e destabilizzante del renminbi (CNY). La principale incertezza, tuttavia, è rappresentata dall'entità dei deflussi di capitali generati quest'anno dalle imprese e dalle famiglie cinesi.

“Durante il forum un profondo conoscitore della Cina ha affermato che l'emorragia di capitali è dovuta principalmente alla copertura delle passività in dollari delle società cinesi e che il processo dovrebbe terminare rapidamente poiché la maggior parte di tale copertura è stata ormai effettuata” rivela Joachim Fels che, al contempo, non nasconde che, in base ad una tesi meno ottimistica proposta da altri partecipanti, gli investitori cinesi, costretti in passato a investire soprattutto in attivi nazionali, sarebbero impazienti di diversificare i propri portafogli a livello internazionale, approfittando dei primi interventi di liberalizzazione del conto capitale. Se così fosse, i deflussi di capitali sarebbero appena iniziati e persino le ingenti riserve di valuta estera cinesi, superiori a 3.000 miliardi di dollari, potrebbero esaurirsi piuttosto rapidamente.

Per quanto riguarda invece il prezzo del petrolio, il team di PIMCO specializzato nelle materie prime ha presentato uno scenario di base costruttivo, nel quale l'aumento della domanda stimolato dalla diminuzione dei prezzi e soprattutto il continuo ribilanciamento dell'offerta spingeranno al rialzo il petrolio nel corso di quest'anno verso la soglia dei 50 dollari: ciò detto, Joachim Fels è comunque consapevole dei rischi di una nuova discesa delle quotazioni sotto i 30 dollari nel breve periodo. In ogni caso, le discussioni più accese durante il forum di PIMCO hanno riguardato l'efficacia della politica monetaria: ci si è domandati infatti se le banche centrali abbiano ancora la capacità di stimolare i prezzi degli attivi e l'economia o se i loro strumenti abbiano perso vigore. A scanso di equivoci, nessuno dubita della determinazione delle autorità monetarie a fare tutto il necessario per contrastare i persistenti ostacoli alla crescita e all'inflazione.

Tuttavia, tra gli operatori di mercato (e anche da parte di PIMCO) si rileva un crescente scetticismo in merito ai risultati che si potrebbero ottenere con ulteriori interventi di quantitative easing (QE) a fronte del livello già molto basso dei rendimenti obbligazionari. Ulteriori dubbi riguardano le politiche di tassi negativi, con i loro effetti sfavorevoli sulla redditività delle banche e dunque sull'importante canale di trasmissione del credito bancario. Nel complesso PIMCO è convinta che un allentamento monetario, se correttamente attuato, possa ancora sostenere i prezzi degli attivi, la crescita e l'inflazione, sia pur con un'incisività sempre minore.

“In conclusione, sebbene la Cina, le materie prime e le politiche delle banche centrali, potrebbero comportare significativi rischi al ribasso per le economie e gli attivi di rischio, continuando probabilmente ad alimentare la volatilità durante l'anno, il nostro scenario di riferimento sull'orizzonte ciclico rimane moderatamente ottimistico” sottolina Joachim Fels che poi spiega: “La Cina dovrebbe riuscire a gestire le difficoltà poste dai deflussi di capitali senza dover attuare una svalutazione destabilizzante, i prezzi del petrolio sembrano destinati ad aumentare più che a diminuire, e le autorità monetarie appaiono disposte e capaci di trovare i giusti strumenti per sostenere i prezzi degli attivi e mantenere la fragile espansione economica sulla giusta traiettoria”.
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