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Idee di investimento – Azioni – 21 marzo 2016

21 Marzo 2016 09:30
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“L’unico barlume di speranza al mondo, a mio avviso, è il Giappone e anche se buona parte del deprezzamento dello yen è già probabilmente superata (soprattutto se i dati macroeconomici negli USA inizieranno a indebolirsi), vi sono ancora buoni motivi per essere ottimisti riguardo alla crescita degli utili, anche grazie alla crescente presa di coscienza nel paese del fatto che le società debbano essere gestite a beneficio degli azionisti, oltre che del management e del personale” sostiene, nell’articolo “Azioni, potrebbero registrare un rendimento reale del 7 per cento”, Mark Burgess, CIO EMEA e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, secondo il quale con l’eccezione dell’Europa, che ha parimenti beneficiato della debolezza della valuta, nel complesso le prospettive relative agli utili nel 2016 non suscitano grandi entusiasmi. Tuttavia, come fanno notare gli ottimisti, una crescita degli utili dell’1-3% coniugata al rendimento da dividendo che sfiora i quattro punti percentuali, potrebbe tradursi in un rendimento reale del 6-7% per le azioni: una performance che non sarebbe affatto male in un contesto in cui il rendimento reale della liquidità (e di molte obbligazioni a breve termine) sembra destinato a rimanere zero o addirittura negativo.

Intanto, l’aumento del programma di acquisti di asset e il suo ampliamento a favore delle obbligazioni societarie, dovrebbero avere due effetti sull’economia reale. “Da un lato il credito costerà meno alle aziende, favorendo dunque gli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro. Dall’altro aumenterà la liquidità del mercato obbligazionario societario in Europa” sottolinea, nell’articolo “Azioni Europa, ecco i settori più attraenti dopo le mosse della BCE”, Matt Siddle, gestore di [tooltip-fondi codice_isin="LU0119124278"]FF European Larger Companies Fund[/tooltip-fondi] di Fidelity International, che, a livello di portafoglio, è in modesto sovrappeso sui settori ciclici con modelli di business difensivi che sono negoziati su multipli di valutazione particolarmente interessanti. Tra i settori tradizionalmente difensivi, il manager è in sovrappeso sulla sanità e ha una posizione di modesto sovrappeso sui titoli dei beni di consumo discrezionali, con una particolare predilezione per i modelli di business più stabili e ricorrenti. Infine ha colto l’opportunità della forte correzione dei finanziari per aumentare l’esposizione alle banche caratterizzate da solidi fondamentali e valutazioni comunque interessanti.

E che il violento sell off (vendita sul mercato di titoli senza limiti di prezzo e quantità) dei primi due mesi di quest’anno  abbia  creato opportunità sul mercato azionario europeo ne è convinta pure Ann Steele, Gestore senior, azionario europeo di Columbia Threadneedle. “Fortunatamente per gli stock picker (i gestori che selezionano le singole aziende quotate), in Europa le società di qualità orientate alla crescita mondiale sono diventate un po’ più abbordabili e quelle con bilanci e flussi di cassa solidi, associati a dividendi elevati, risultano molto interessanti (parliamo di aziende come Unilever, Reckitt Benckiser, Sika, Ryanair, BT e Amadeus, solo per citarne qualcuna). Gli investitori attivi hanno l’opportunità di acquistare queste azioni a prezzi bassi” puntualizza Ann Steele. nell’articolo “Azioni Europa, molte opportunità in titoli solidi e sottovalutati”.

Nel frattempo, come ha avuto modo di spiegare nell’articolo “È partita la staffetta tra i titoli growth e quelli value”, Osman Ali, Gestore di Portafoglio del Team Quantitative Investment Strategies (QIS) di Goldman Sachs Asset Management, si sta delineando una importante tendenza: i cosiddetti titoli growth, ovvero i titoli di società caratterizzate da una forte crescita degli attivi, del fatturato e degli utili, sono stati soggetti a forti vendite a partire da inizio trimestre, a livelli che non si registravano dal 2008. E, soprattutto, tale inversione di tendenza ha riguardato tutte le regioni, compresi l’Europa, il Giappone, i mercati emergenti. e gli Stati Uniti.

In questo filone, si inserisce una ricerca condotta da una importante casa d’investimento americana che rivela come il differenziale di valutazione tra i titoli a buon mercato e quelli costosi all’interno delle Borse sia il più ampio mai registrato in Europa, e il secondo più ampio negli Stati Uniti ad eccezione di un mese nel periodo della bolla tecnologica. “Anche sul mercato americano questa tendenza è stata molto forte soprattutto nella seconda metà del 2015. La polarizzazione e la concentrazione delle posizioni è stata elevatissima a favore dei settori considerati proxy bond (cioè quelli che il mercato considera molto similari alle obbligazioni, come per esempio le utilities, ndr), e dei titoli a maggiore capitalizzazione. Tali dinamiche sono state favorevolmente influenzate dall’apprezzamento del dollaro e dal successo delle strategie price momentum (legate al trend di mercato) , ampiamente replicate da prodotti strutturati” fa sapere, nell’articolo “Wall Street, la dispersione delle valutazioni crea opportunità”, Pasquale Corvino, Portfolio Manager del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU1216084993"]Zest North America Pairs Relative[/tooltip-fondi] di Zest Asset Management.

Questa ampia dislocazione di valutazioni consente anche ai gestori che non nutrano al momento molta convinzione su Wall Street nel suo insieme di continuare comunque ad identificare società con valutazioni convincenti, momentum positivo e forti catalizzatori. Tra questi figura Alexandra Walker-Ott, responsabile delle strategie azionarie USA di GAM che, basandosi sul proprio approccio di tipo bottom-up (rigorosa selezione dei singoli titoli quotati), sta guardando con particolare interesse ai settori dell’IT e dell’healthcare. Al contrario, i settori verso cui la manager è meno positiva sono quelli dei consumi discrezionali e degli industriali, laddove i sondaggi tra i responsabili degli acquisti e altri indicatori suggeriscono una perdurante debolezza nelle vendite. Tra gli industriali, come Alexandra Walker-Ott spiega nell’articolo “Borsa USA, preferenza verso i settori IT, healthcare e difesa”, predilige invece il settore della difesa, a scapito dei nomi legati al segmento oil & gas: il settore della difesa è immune all’indebolimento nei mercati emergenti, al declino del prezzo delle materie prime e al rafforzamento del dollaro.

Infine restando in tema di mercati emergenti, Christopher Chu, Fund Manager, azionario Asia di Union Bancaire Privée (UBP) reputa interessanti l’azionario Asia emergente. “Non dovrebbe sorprendere che nel bel mezzo della correzione verificatasi a inizio anno a causa delle politiche globali proposte dalle banche centrali dei Paesi sviluppati, l’azionario asiatico abbia invece sovraperformato. Supportati da un rafforzamento delle valute contro il dollaro, gli investitori si stanno avvicinando ai Paesi del Sud est asiatico, poiché l’aumento del commercio intra regionale e l'esposizione relativamente più bassa al ciclo economico globale diventa più prezioso in un contesto di volatilità” conclude Christopher Chu nell’articolo “Emergenti asiatici, i tre fattori di supporto al mercato azionario”.
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