Vera correzione o avvertimento alla Fed?

strong>Wall Street ha tentato il rally di sollievo dopo la peggior apertura d’anno di sempre, ma senza grandi risultati. Qualche broker aveva previsto che il rimbalzo non sarebbe durato, e che tra poco sarebbe ricominciato il ballo. Altri sono di segno opposto: la correzione è stata esagerata, i fondamentali non la giustificano, e adesso si può ripartire. Soprattutto dopo che i dati sulla Cina hanno confermato il rallentamento, ma senza aggiungere nuovi motivi di preoccupazione.

Mercati e economisti non la vedono allo stesso modo. E anche tra gli analisti le valutazioni sono spesso opposte. Ai due schieramenti, rialzisti e ribassisti, non mancano gli argomenti. Basta cercarli: dai precedenti storici agli indicatori tecnici, fino alla massa monetaria. Ognuno sceglie quello più adatto a sostenere la sua tesi. Ma c’è anche chi pensa che la spiegazione di tutto possa essere molto, ma molto più semplice.

A fine agosto, quando è arrivata inattesa la prima correzione, tutti hanno citato Cina e petrolio. Ma si stava avvicinando un altro evento molto importante, il primo rialzo dei tassi da parte della Fed da quasi 10 anni. Una cosa stra-annunciata, anche se a Wall Street non piace. E magari quel temporale estivo è stato il tentativo di forzare la mano a Janet Yellen e convincerla a rinviare. Mission quasi impossibile, infatti i mercato ha rimbalzato per toccare nuovi massimi a novembre.

Ora il problema si ripone, perché la Fed ha già anticipato che i tassi li vuole alzare altre 4 volte nel 2016 per portarli a fine anno al livello di 1,25-1,50% dall’attuale 0,25-0,50%. Una bella stretta, se si pensa che si è partiti da zero. E denaro più caro vuol dire che diventa più costoso sostenere le posizioni sulle azioni. Chissà se questa volta la Fed potrebbe pensarci su un po’ più a lungo, magari spaventata dalla peggiore partenza d’anno di Wall Street da sempre? Qualcuno forse se lo è chiesto e ha deciso di provarci.