Contatti

Asia

Debito emergente, la formula per puntare sulle potenzialità a lungo termine

22 Dicembre 2015 11:19
financialounge -  Asia esportazioni mercati emergenti orizzonte temporale Pictet valuta locale
Nel lungo periodo Pictet Asset Management ritiene ancora valido un investimento nei mercati emergenti in considerazione del fatto che la maggioranza dei paesi in via di sviluppo è caratterizzata dal rigore monetario e fiscale. Tuttavia, nel breve termine l’asset class continuerà a soffrire anche perché circa metà dei rendimenti del debito emergente è più sensibile agli sviluppi in atto nei Paesi avanzati e in Cina che a quanto avviene all’interno dei Paesi emergenti stessi: dalle decisioni della Federal Reserve alle dichiarazioni della Presidente Janet Yellen, dall’andamento del dollaro ai rendimenti dei Treasury USA, dal mosse della Bce alla congiuntura dell’eurozona, dalla crescita cinese ai prezzi delle commodity.

“I rendimenti del debito in valuta locale, di quasi il 7%, possono sembrare allettanti, soprattutto se si pensa che la stragrande maggioranza degli emittenti sovrani è investment grade. Tuttavia, in vista di una possibile ulteriore svalutazione delle monete locali che peserebbe sui rendimenti, per ora preferiamo non aumentare la nostra esposizione a tali divise. Quanto invece ai portafogli di obbligazioni dei mercati emergenti in dollari, abbiamo cercato di proteggere il capitale con un taglio tattico degli investimenti nelle emissioni di enti sovrani con rating più elevati, solitamente più sensibili alle variazioni dei Treasury USA” fanno sapere gli esperti di Pictet Am che, tuttavia, non disdegnano affatto la selezione dei paesi e delle valute.

Per esempio, i gestori di Pictet Am hanno optato per un sovrappeso dei bond tailandesi in valuta locale in previsione di un’ulteriore flessione dei rendimenti (che, muovendosi in direzione opposta ai prezzi, dovrebbero determinare un guadagno in termini di capital gain dei titoli) mentre hanno preferito sotto pesare il bath tailandese che potrebbe proseguire la sua fase di svalutazione. Più in generale, secondo i modelli degli economisti di Pictet Am, le divise dei Paesi emergenti sono attualmente sottovalutate del 25% circa e si potrebbero quindi definire un investimento interessante. In parte è così, almeno in alcuni mercati.

“A nostro parere, però, non abbiamo ancora aggiunto il minimo ciclico e potremmo assistere a un’ulteriore fase di debolezza prima di un’inversione di tendenza, soprattutto data la possibile costante ascesa del dollaro: nel breve periodo è meglio mantenere un atteggiamento prudente verso i mercati obbligazionari emergenti” sottolineano gli esperti di Pictet Am, che, prima di mostrarsi più positivi sui mercati emergenti, aspettano un aumento delle esportazioni, che presuppone una ripresa più convincente della domanda sia nell’eurozona che negli Stati Uniti. Molti paesi in via di sviluppo sono esportatori netti di commodity ed hanno sofferto del significativo crollo dei prezzi del petrolio e di altre materie prime come rame, carbone e persino semi di soia.

Al di fuori dei Paesi esportatori di commodity, però, il rimbalzo potrebbe verificarsi in tempi più brevi. Nel terzo trimestre la Corea del Sud ha registrato una crescita superiore alle previsioni e la Cina dà segni di stabilizzazione, evidenziando una certa ripresa del mercato immobiliare e della domanda al consumo interna. Anche l’Europa orientale è andata abbastanza bene grazie al calo dei prezzi delle commodity; inoltre, il fatto che nel terzo trimestre l’eurozona sia diventata una sorta di porto sicuro ha favorito una buona tenuta delle monete esteuropee come lo zloty polacco.

Pictet Am è ottimista soprattutto sull’Asia, che come centro manifatturiero dovrebbe essere la prima a beneficiare dei crescenti segnali di ripresa globale, a differenza dell’America Latina, maggiormente dipendente dall’esportazione di materie prime. Infine, non va dimenticato che nell’ultimo decennio i Paesi emergenti hanno accumulato circa 8 mila miliardi di dollari di riserve in valuta estera, rivelatesi fondamentali per la stabilità di tali mercati. Inoltre è emersa una politica fiscale improntata al rigore: i governi non hanno aumentato il bilancio per incentivare la spesa e tutti i Paesi in questione si sono ampiamente attenuti a regole autoimposte che limitano il deficit fiscale e delle partite correnti. Ecco perché il debito emergente resta una valida asset class per puntare sulle potenzialità a lungo termine sulle economie in via di sviluppo.
Share:
Trending