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Perché rimanere costruttivi sulle azioni giapponesi

16 Settembre 2015 09:47
financialounge -  BlackRock giappone mercati azionari mercati emergenti mercati valutari Russ Koesterich
Se le prospettive per l’azionario USA restano quantomeno in chiaroscuro, si intravedono opportunità in altre parti del mondo, in particolare in Asia. A dirlo, nel suo commento settimanale ai mercati del 14 settembre, è Russ Koesterich, Strategist BlackRock Global Chief Investment ricordando come, la scorsa settimana, la Borsa di Tokyo abbia registrato il rialzo più elevato in una sola seduta di Borsa dal 2008.

“Gli investitori sono stati incoraggiati dall’impegno, annunciato dal Primo Ministro Abe, di abbassare ulteriormente l'aliquota dell'imposta sulle società. Sebbene l'attuazione della cosiddetta «terza freccia» delle riforme sia ancora da verificare, la redditività aziendale giapponese continua a migliorare. Il ROE (return on equity) ) per le azioni dell’indice TOPIX è aumentato dell’8,6% nel mese di agosto, segnando un incremento di circa mezzo punto rispetto a un anno fa: di conseguenza, rimaniamo costruttivi sulle azioni giapponesi” fa sapere lo strategist che, peraltro, non nasconde di scorgere opportunità anche nei mercati emergenti dell'Asia, nonostante il suo atteggiamento più cauto sull’asset class dei mercati emergenti nel suo insieme più ampio.

“Molti dei mercati asiatici sono stati oggetto di vendite determinando valutazioni convenienti, compreso il mercato delle azioni cinesi H-Share quotate a Hong Kong. Inoltre, con la maggior parte dei paesi che possono vantare un surplus delle partite correnti e in possesso di consistenti riserve in valuta estera, vediamo l’emerging markets Asia in una posizione migliore per sopportare un ciclo di aumento dei tassi da parte della Fed di quanto non sia invece nelle corde di altri mercati emergenti” sottolinea Russ Koesterich secondo il quale questa dinamica è risultata evidente nella tenuta relativa delle valute dei mercati emergenti asiatiche.

Con poche eccezioni degne di nota, vale a dire Malesia e Indonesia, la maggior parte delle divise asiatiche emergenti stanno infatti tenendo relativamente bene contro il dollaro americano: al contrario, le valute di Russia, Colombia, Turchia e Brasile hanno subito pesanti contrazioni nell’ultimo periodo.

“Infine, molti investitori assumono che l’andamento dei prezzi delle materie prime e i mercati emergenti viaggino in parallelo. In realtà, la maggior parte dei paesi asiatici, tra cui Cina e India, sono grandi importatori di materie prime, e quindi beneficiano della diminuzione dei prezzi delle materie prime. Ciò è in palese contrasto che con la situazione di paesi come il Brasile, un grande esportatore di materie prime, dove la scorsa settimana Standard & Poor ha declassato il rating sovrano del paese al di sotto della soglia dell’investment grade” conclude lo strategist.
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