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Primo semestre, ecco le riflessioni sulle perfomance dei fondi

6 Luglio 2015 15:04

financialounge -  fondi comuni Fondi obbligazionari orizzonte temporale risparmio gestito
ante il mese il giugno si sia chiuso proprio sull’evoluzione negativa delle trattative tra Grecia e creditori, le performance dei fondi comuni in Italia nel primo semestre di quest’anno sono state, nell’insieme, positive. Tuttavia, una più attenta lettura dei dati, consente di fare alcune considerazioni che dovrebbero rivelarsi particolarmente utili anche per il secondo semestre. Ma procediamo con ordine, guardando i rendimenti.

Dal primo gennaio al 30 giugno scorso, l’indice generale dei fondi comuni italiani ha chiuso a +2,7%. Merito soprattutto dei fondi azionari (+13,3%) e dei bilanciati (+5,3%) che hanno saputo offrire soddisfazioni ai sottoscrittori sebbene, da metà aprile in avanti, ciò sia avvenuto a fronte di una volatilità in crescente aumento. Da metà aprile, infatti, i tassi di rendimento del mercato obbligazionario (soprattutto, ma non solo, nella zona euro) sono saliti dai minimi storici nei quali erano finiti, causando un incremento dell’avversione al rischio da parte degli investitori e un brusco calo dei prezzi delle obbligazioni: la risultante è stata che i fondi obbligazionari hanno chiuso il primo semestre con un timido +0,9%. Ancora peggio hanno però fatto i fondi monetari euro (-0,1%), penalizzati da tassi di interesse a zero e con l’aumento dei tassi da metà aprile in poi che ne ha ulteriormente compromesso il rendimento.

Quali considerazioni trarre? Almeno tre.
La prima è la conferma, qualora ce ne fosse il bisogno, che mantenere i risparmi nei fondi di liquidità in euro potrà anche rassicurare durante i momenti di forte tensione sui mercati ma alla lunga non offre alcun rendimento. Anzi, c’è il rischio che si finisca anche con il perdere qualcosa.

In secondo luogo, sembra proprio che i fondi obbligazionari abbiano finito di beneficiare del lungo trend (durato quasi trent’anni) del mercato Toro (rialzista) e siano ora in un trend che se non proprio Orso (ribassista) è quantomeno «laterale», ovvero destinato nella migliore delle ipotesi ad oscillare intorno alle attuali quotazioni e, quindi, a far registrare rendimenti equivalenti alle magre cedole che pagano. Ciò non vuol dire che sia necessario spostarsi in blocco sui fondi a più alto profilo di rischio quanto piuttosto verificare l’opportunità di accettare un’esposizione ai fondi con maggiore volatilità (flessibili e bilanciati) e a selezionare, con il consiglio di un consulente, qualche fondo azionario con specializzazione geografica o di nicchia (infrastrutture, immobiliare USA, biotech). Adottando questo approccio, e siamo al terzo punto, è però indispensabile allungare il proprio orizzonte temporale d’investimento: non esasperando l’attenzione sui movimenti di breve periodo e concentrandosi su quelli di medio è infatti possibile dare il giusto tempo agli investimenti con un profilo di rischio più elevato di fornire i frutti attesi.

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