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Tra referendum e Grexit, ecco qualche suggerimento operativo

2 Luglio 2015 13:37
financialounge -  BCE Credit Suisse ELA grecia Grexit mercati azionari
La crisi della Grecia ha assunto dimensioni inattese dopo la decisione del premier greco Tsipras di indire per il 5 luglio un referendum sull’accordo di salvataggio: l’Eurogruppo, dal canto suo, si è praticamente trovato costretto a respingere la richiesta di estensione del programma di aiuti concesso ad Atene e che è scaduto il 30 giugno.

La Banca Centrale Europea, invece, ha tenuto a precisare che non sarà più nelle condizioni tecniche per assicurare la liquidità di emergenza (ELA - Emergency Liquidity Assistance), tramite la quale le banche greche erano riuscite a restare aperte ed operative negli ultimi mesi. Per gli addetti ai lavori, il blocco dell’ELA rende complessa, per non dire quasi impossibile, l’attività standard del sistema bancario ellenico: anche per questo, le autorità di Atene hanno decretato la chiusura della Borsa e degli istituti di credito almeno fino al referendum.

 

Gli occhi di tutti gli operatori dei mercati sono ora al referendum e al suo esito, sebbene ci sia ancora confusione sulla reale posta in palio per la popolazione greca. Secondo gli esperti della divisione Global Equity Research di Credit Suisse c'è solo una possibilità su tre di una Grexit che, però, aumenta ad almeno il 50% se le erogazioni ELA da parte della BCE saranno ritirate. Queste percentuali, fanno sapere gli analisti di Credit Suisse, è in gran parte spiegata dal fatto che il 70% degli elettori greci intende rimanere nell’euro (e il 57%, in base ad recente sondaggio, anche con l’austerità). “Il punto critico della prossima settimana è se l'elettorato si renderà conto che un «No» al referendum è quasi equivalente a una Grexit” puntualizza la divisione della banca d’affari svizzera che poi aggiunge: “In ogni caso, anche in caso di una Grexit, c'è solo una possibilità su tre che si arrivi ad una crisi europea sistemica”.

Alla fine di venerdì 26 giugno, i mercati azionari dell'Europa continentale incorporavano un 20% di possibilità di una Grexit: questo potrebbe aumentare temporaneamente al 50%, il che implicherebbe un calo del 7% negli indici dei mercati. La vera preoccupazione, per gli esperti di Credit Suisse, è che l'Europa non sia a buon mercato in base ai reali dati sugli utili e il flusso dei fondi suggerisce che l’inversione del trend è solo appena iniziata.

 

“Noi confermiamo il nostro target di fine anno a 4.000 punti per l’EuroStoxx 50. Crediamo che i mercati europei stiano valutando una crescita del PIL solo dello 0,5%; l’Europa potrà accelerare quando il ciclo globale volge al meglio le misure di normalizzazione (rialzo dei tassi USA) saranno avviate. Le azioni europee trattano attualmente con uno sconto dell'8% rispetto ai valori storici rispetto agli Stati Uniti, e del 34% in termini assoluti; l'output gap dell'area dell'euro (ovvero la distanza tra Prodotto interno lordo effettivo e potenziale), suggerisce che dovremmo vedere incrementare la crescita europea: avremmo in tal modo un lungo ciclo davanti a noi” riferiscono gli analisti della divisione che, inoltre, temono che gli investitori potrebbero aver sottovalutato la vulnerabilità della Francia dalle implicazioni dei rischi della crisi greca. “Continuiamo a comprare l'Italia e le banche commerciali sulla debolezza” è infine uno dei suggerimenti operativi a cui giungono i professionisti della divisione Global Equity Research di Credit Suisse.
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