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Gli avvoltoi che non riescono a far piangere l’Argentina

12 Giugno 2015 12:53
financialounge -  Argentina default
La storia infinita del non-default argentino continua. A differenza della Grecia, l’Argentina ha i soldi per pagare il debito estero, circa 30 miliardi di dollari di riserve a fronte di una presunta insolvenza che ammonta a poco più di 5 miliardi, e trova anche chi compra i suoi bond in dollari. Come ad aprile, quando un’immissione da 1,4 miliardi è andata letteralmente a ruba con richieste per oltre tre volte le attese. Ma non ne vuole proprio sapere di pagare i «fondi avvoltoio», come li chiama Buenos Aires, che hanno comprato sul mercato a quattro soldi il debito del default del 2000-2001 e non accettano lo sconto concordato dall’Argentina con tutti gli altri creditori. Si tratta di qualche miliardo su un centinaio del vecchio default.

Il problema è che un giudice americano ha dato ragione ai fondi speculativi e una settimana fa ha accettato che nel gruppo dei creditori insoddisfatti entrasse un altro investitore, portando il totale dei soldi reclamati a 5,4 miliardi di dollari da 1,6 miliardi precedenti. A questo punto è stato rimesso in scena lo stesso balletto di un anno fa. I fondi hanno chiesto al giudice, sempre americano, di bloccare i pagamenti delle cedole da parte dell’Argentina del bond collocato ad aprile, sostenendo di avere una specie di diritto di prelazione. L’Argentina ribatte con il suo ministro del Tesoro Kiciloff che l’inibizione a vendere nuovo debito riguardava gli investitori internazionali, e quelli che hanno comprato il bond ad aprile non necessariamente lo sono.

Si va avanti così. L’Argentina è determinata a non pagare e non vuole nemmeno sedersi al tavolo per trattare. Forse Tsipras potrebbe farsi un giro a Buenos Aires e farsi spiegare come funziona da Kiciloff, un biondino con gli occhi chiari che ricorda Robert Redford quando faceva il compare di Paul Newman nel film La Stangata.
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