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Carlo Benetti

L’iceberg dell’aumento dei tassi negli Stati Uniti

22 Aprile 2015 09:50
financialounge -  Carlo Benetti tassi di interesse
Il binocolo che guarda nel futuro non esiste ma possiamo attrezzarci per tempo e, per quanto possibile e con l’aiuto di un esperto di fiducia, evitare errori. È questa la raccomandazione che Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, si sente di suggerire a tutti gli investitori nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 20 aprile. Un consiglio che prende corpo dalle tre lezioni che si possono trarre oggi dal naufragio del Titanic, avvenuto nella notte del 14 aprile del 1912.
“Innanzitutto c’è da interrogarsi sulla rotta e su chi sia davvero al comando del transatlantico dell’economia globale. Le governance nazionali sono sempre più inadeguate ad una economia e finanza sempre più transnazionali e globali, i mercati dei capitali non conoscono altre barriere che quelle del rischio e del rendimento. La controversia in Europa sulla cessione di sovranità sembra davvero anacronistica e l’intervento a gennaio della Banca Nazionale Svizzera conferma quanto sia difficile mantenere la piena autonomia in un mondo così interconnesso” puntualizza Carlo Benetti che ricorda come sia il mercato dei bond ad impensierire il Fondo Monetario Internazionale al punto che l’urto con l’iceberg dell’aumento dei tassi negli Stati Uniti potrebbe innescare una reazione addirittura maggiore di quella della seconda metà del 2013.
“Le oltre 160 pagine del Rapporto del Fondo Monetario avvertono che non solo i rischi sono aumentati in tutto il mondo, ma che si sono incuneati anche in aree dei mercati finanziari più difficili da monitorare. Tassi mantenuti bassi così a lungo fanno ad esempio della sostenibilità del settore delle polizze vita in Europa una delle «sfide più serie»” (vedi anche L’Alpha e il Beta del 16.03.2015). Ma i rischi sono principalmente nelle economie emergenti dove tra il 2007 e il 2014 il debito è mediamente cresciuto più del PIL e dove un aumento dei rendimenti dei Treasury potrebbe innescare imprevedibili reazioni a catena. Per quanto la Fed sarà prudente, ai mercati sarà immediatamente chiaro che al primo aumento altri seguiranno. Attenzione dunque ai mercati obbligazionari perché è lì, più che nelle borse, che si concentra il rischio” sottolinea Carlo Benetti.
Una seconda lezione, valida per tutti coloro che frequentano i mercati finanziari, operatori professionali come semplici risparmiatori, riguarda l’eccessiva sicurezza nelle proprie ragioni (il cosiddetto hybris) che troppe volte ha generato crisi finanziarie. Nel 2000 si parlava di «fine del ciclo economico», l’innovazione tecnologica sembrava assicurare costanti incrementi di produttività, avvento di un «nuovo paradigma». Quell’entusiasmo collettivo si rivelò illusorio e di breve durata, l’esplosione della bolla nel 2001 fu altrettanto inevitabile come l’impatto con l’iceberg. Solo pochi anni fa la sofisticata ingegneria di nuovi prodotti finanziari inebriava mercati ed operatori con il mantra che il rischio fosse soggiogato per sempre, polverizzato nelle cartolarizzazioni dei debiti. Anche questa sicurezza si trasformò in disinganno quando incontrò il suo iceberg il 15 settembre del 2008, giorno del fallimento della banca d’affari americana Lehman Brothers.
“L’eccessiva fiducia sulla propria intelligenza ed abilità viene definita «overconfidence», ed è il rischio che corrono investitori, gestori professionali, consulenti finanziari. Il rischio è quello di sovrastimare l’esattezza e l’attendibilità dei segnali, di rimanere sordi a fonti che sostengono soluzioni diverse. L’overconfidence non è sempre negativa ma esige estrema sorveglianza. A gestori, consulenti e risparmiatori fornisce un buon aiuto l’ultimo lavoro del professor Paolo Legrenzi «Sei esercizi facili» (Cortina, 2015), che indaga i vincoli cognitivi ed emotivi che scattano nello stesso modo, e con la stessa pericolosità, nella testa dei professionisti come dei risparmiatori” argomenta Carlo Benetti.
La terza lezione che si ricava dalla triste vicenda del Titanic è saper riconoscere il cambiamento, i segnali che preannunciano qualcosa di nuovo. “Anche noi, come le vedette del Titanic, non abbiamo binocoli che ci aiutino a riconoscere l’arrivo dell’iceberg e non perché chiusi a chiave da qualche parte ma semplicemente perché il binocolo che scruta il futuro non esiste. Quando ci accorgeremo dell’iceberg sarà troppo tardi” avverte Carlo Benetti secondo il quale è opportuno dimenticarsi la corsa con gli indici, rallentando la velocità, che nei portafogli significa diminuire il rischio, e preferire strategie di investimento meno direzionali, ampiamente diversificate, e a bassa volatilità.
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