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Banda larga, quel gap italiano assolutamente da colmare

13 Marzo 2015 14:10

financialounge -  banda larga italia settore tecnologico
ama Digital Economy and Society Index (DESI), ed è l’indice messo a punto dagli esperti comunitari di Bruxelles per fornire una indicazione sintetica di dove un paese europeo si collochi nella graduatoria stilata in base alla propria digitalizzazione. Ebbene, in base all’indice DESI, l’Italia si posiziona soltanto al 25esimo posto, davanti soltanto a Grecia, Bulgaria e Romania.
Basti pensare che non più del 51% delle famiglie italiane ha un abbonamento alla banda larga fissa conto il 70% della media europea e questo nonostante il servizio con velocità a 2 megabps di velocità copra tutto il territorio nazionale. È però anche vero che, nel caso della banda ultra – larga (quella cioè con velocità superiore ai 30 megabps), l’accessibilità al servizio in Italia è limitata al 21% delle famiglie contro il 62% della media UE: una disponibilità che fa sentire i suoi impatti anche sugli abbonamenti che, per questo servizio, sono limitato al 2,2% del totale in Italia mentre la media europea si attesta al 22 per cento.
Numeri impietosi anche sul fronte delle imprese. I servizi di e-government sono utilizzati soltanto dal 18% degli italiani (rispetto al 33% della media UE), mentre l’approdo in rete con relativa vendita online da parte delle PMI italiane è circoscritto al 5% del totale mentre in Europa la media viaggia al 15%. Persino nello shopping online (42%) e nell’home banking (35%), gli italiani mostrano un ritardo notevole con gli omologhi europei.
Ma ora, sulla spinta anche del Governo Renzi, sembra emergere la volontà di colmare questo gap: Telecom Italia ha destinato 10 miliardi di euro nel piano industriale 2015-2017 per gli investimenti nella banda larga (5 dei quali dedicati esclusivamente alle componenti di ultima generazione) mentre Vodafone ha confermato il suo piano di investimenti nel nostro paese per 3,6 miliardi.

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