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PIL USA: occhio al Fronte del Porto

20 Febbraio 2015 12:20

financialounge -  esportazioni PIL
è uscito a fine gennaio il Pil USA del quarto trimestre 2014 in netta frenata al 2,6% contro il 5% del trimestre precedente, sul banco degli imputati finirono le esportazioni a stelle e strisce, penalizzate dal dollaro sempre più forte e da un’economia globale in rallentamento, a partire dalla Cina. Oggi però è spuntato un altro colpevole, i sindacati portuali della West Coast.
L’International Longshore and Warehouse Union, che rappresenta 20.000 lavoratori, si è messa a litigare con la Pacific Maritime Association, che rappresenta i porti, su una disputa contrattuale. Uno degli effetti collaterali è stato il crollo delle esportazioni tra novembre e dicembre: -18,3% sull’anno. La stima è dell’economista di Deutsche Bank Joe LaVorgna, secondo cui in termini di Pil il costo delle agitazioni portuali nella West Coast è stato di un punto percentuale.
Ai molti dati da monitorare da parte dell’investitore se ne aggiunge uno nuovo, lo stato delle relazioni sindacali nei grandi porti di California, Oregon e Washington. Se il Fronte del Porto si mette d’accordo, può valere almeno un punto di Pil –e molti punti di S&P 500!

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