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Portafoglio azionario, più Europa e meno Wall Street

12 Febbraio 2015 11:30
financialounge -  Europa mercati azionari Wall Street
La Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity ha deciso si portare l’azionario Europa da una ponderazione neutrale al sovrappeso, di sottopesare ulteriormente gli USA e di mantenere al peso neutrale i mercati emergenti. “La maggiore esposizione all’azionario europeo riflette l’accelerazione economica della regione, le migliori condizioni di liquidità e le valutazioni favorevoli ponderate per il ciclo economico” fanno sapere gli esperti della PSU.
Il quadro congiunturale europeo si è infatti gradualmente rafforzato grazie all’effetto combinato di un euro più debole e di prezzi del petrolio più bassi. Le indagini sull’industria manifatturiera puntano a un’attività più intensa e anche i consumi privati evidenziano un aumento. Per la prima volta in nove mesi, l’indice di sorpresa economica, che misura lo scostamento per eccesso o per difetto fra i dati e le previsioni di consenso, ha assunto segno positivo.
Resta il rischio di un esito negativo delle negoziazioni sul debito fra la Grecia e i suoi creditori, ma, secondo gli esperti della PSU si dovrebbe raggiungere un compromesso. Anche le condizioni di liquidità sono favorevoli. L’estensione del programma di acquisto di asset della BCE ai titoli di Stato, resa nota il 22 gennaio, ha superato le aspettative generali.
Ma è cruciale anche il timing: le indagini della BCE mostrano che le banche sono più inclini a concedere prestiti e che i privati sono propensi a indebitarsi. In termini assoluti, le valutazioni azionarie europee non sembrano particolarmente allettanti. Tuttavia, se ponderate per il ciclo, evidenziano ancora un notevole divario rispetto ai titoli USA in un’ottica storica. In base al P/E di Shiller, il mercato europeo offre uno sconto record del 33% circa rispetto al listino statunitense. Questo perché gli utili europei sono al di sotto del picco del 2008 di un 30%, un livello insolitamente basso e difficilmente sostenibile.
“Il vecchio continente ha visto migliorare le dinamiche degli utili e per il 2015 prevediamo una crescita del 15% circa, un obiettivo realistico soprattutto alla luce della debolezza dell’euro, che favorisce gli esportatori. Inoltre, in dollari, gli indici europei sono scesi a livelli record rispetto a quelli statunitensi. Il mercato statunitense appare più vulnerabile. I titoli locali sono i più sopravvalutati secondo i nostri modelli, il che rappresenta un rischio soprattutto in vista del rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed. La stagione degli utili non è stata particolarmente brillante e i margini aziendali potrebbero cominciare a risentire del dollaro forte” sottolinea la PSU per la quale il Giappone si conferma interessante dal punto di vista delle valutazioni e della liquidità.
I corsi azionari sono allettanti specialmente in base ai multipli prezzo/ valore nominale e prezzo/fatturato (rispettivamente 1,3 e 0,7) e la banca centrale dovrà forse allentare le condizioni monetarie se le pressioni inflazionistiche continueranno a ridursi. La PSU ribadisce poi la propria visione neutrale delle piazze azionarie emergenti. L’estrema debolezza delle valute locali e il miglioramento delle prospettive globali rappresentano un elemento positivo per le borse di questi Paesi, ma i timori per il contesto di liquidità in Cina impedisce agli esperti della PSU di formulare un giudizio più ottimistico.
“Sul piano settoriale, la nostra preferenza va tuttora ai titoli ciclici. Prevediamo un’accelerazione della crescita globale che favorirà le aree più esposte al ciclo economico, attualmente più convenienti di quelle difensive. Privilegiamo in particolare i beni voluttuari che dovrebbero beneficiare di una maggiore fiducia dei consumatori, nonché dell’impatto del calo dell’energia e del vigore del dollaro sulla spesa delle famiglie americane. Il settore energetico è il più sottovalutato secondo i nostri modelli e presenta a nostro parere un potenziale di rimbalzo, soprattutto dato l’attuale livello del greggio, prossimo al limite inferiore di quello che riteniamo un nuovo intervallo di contrattazione compreso fra 50 e 70 dollari. Sottopesiamo le aree difensive, come sanità e utility, che tendono a sottoperformare quando salgono i rendimenti obbligazionari. Da evitare soprattutto il settore sanitario, date le valutazioni elevate e il massiccio posizionamento degli investitori” concludono i professionisti della PSU.
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