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Un calo strutturale del petrolio può agevolare l'oro
23 Dicembre 2014 09:45

damento delle quotazioni dell’oro e del petrolio dall’inizio dell’anno sono state fortemente correlate disegnando, per entrambe le commodity, due parabole discendenti. Tuttavia a giugno, in ottobre e, soprattutto, a dicembre si è assistito ad un fenomeno particolare: mentre le quotazioni del petrolio proseguivano la loro correzione, quelle del metallo giallo tendevano a salire in controtendenza.
Si tratta di episodi che, secondo alcuni analisti del settore delle commodity, potrebbero portare nel medio lungo termine ad agevolare le quotazioni dell’oro qualora quelle del greggio stazionassero intorno ai 60 dollari al barile.
Una tesi che troverebbe i due principali supporti nella decisione dell’Opec di non aumentare la produzione di petrolio e nell’India, grande importatore di greggio e di oro.
Cominciamo dall’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) che nella riunione dei novembre ha deciso di mantenere il suo target di produzione ai livelli attuali, pari a 30 milioni di barili al giorno, come concordato nel dicembre 2011. Da quel meeting i prezzi del petrolio non hanno avuto più nessun supporto tecnico: inoltre si è aggiunta ulteriore pressione ai prezzi del greggio dopo la pubblicazione del report mensile dell'Opec, che ha indicato una stima di minore domanda di petrolio il prossimo anno, e cioè 280.000 barili al giorno in meno rispetto alla sua precedente previsione. Insomma, per il prossimo anno le prospettive sono di consumi in calo e di prezzi del petrolio che potranno scendere ulteriormente o, al massimo, oscillare intorno agli attuali valori (tra i 55 e i 60 dollari al barile).
Un contesto che se da un lato danneggia i principali produttori di petrolio (tra i quali in particolare la Russia e il Venezuela) dall’altro avvantaggia i paesi occidentali e anche alcuni emergenti tra i quali l’India. Proprio il gigante asiatico viene visto come un possibile supporto a medio termine per il prezzo dell’oro. Quest’ultimo, infatti, ha recuperato alcune delle sue perdite precedenti, sostenuto dai flussi di acquisti scattati dopo la diffusione della notizia che la Reserve Bank of India (RBI) ha intenzione di rivedere le restrizioni alle importazioni di oro che sono state introdotte lo scorso anno.
Verso la fine novembre, la RBI ha sorpreso i mercati annunciando il ritiro della norma (la cosiddetta «80:20»), determinando un aumento delle importazioni di oro di 150 tonnellate in un solo mese, secondo le ultime statistiche elaborate dal Ministero del Commercio e dell'Industria indiano.
Guardando al futuro, prezzi più deboli del petrolio possono mettere sotto pressione l'oro a breve termine a causa di l'impatto deflazionistico. Tuttavia, nel medio - lungo periodo, il calo delle quotazioni del greggio potrebbero avvantaggiare indirettamente la domanda di oro in India, il secondo più importante consumatore di oro al mondo, dal momento che il petrolio rappresenta il 35% delle importazioni totali del paese: un forte risparmio che può contribuire a incrementare la spesa dei consumatori indiani.
Si tratta di episodi che, secondo alcuni analisti del settore delle commodity, potrebbero portare nel medio lungo termine ad agevolare le quotazioni dell’oro qualora quelle del greggio stazionassero intorno ai 60 dollari al barile.
Una tesi che troverebbe i due principali supporti nella decisione dell’Opec di non aumentare la produzione di petrolio e nell’India, grande importatore di greggio e di oro.
Cominciamo dall’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) che nella riunione dei novembre ha deciso di mantenere il suo target di produzione ai livelli attuali, pari a 30 milioni di barili al giorno, come concordato nel dicembre 2011. Da quel meeting i prezzi del petrolio non hanno avuto più nessun supporto tecnico: inoltre si è aggiunta ulteriore pressione ai prezzi del greggio dopo la pubblicazione del report mensile dell'Opec, che ha indicato una stima di minore domanda di petrolio il prossimo anno, e cioè 280.000 barili al giorno in meno rispetto alla sua precedente previsione. Insomma, per il prossimo anno le prospettive sono di consumi in calo e di prezzi del petrolio che potranno scendere ulteriormente o, al massimo, oscillare intorno agli attuali valori (tra i 55 e i 60 dollari al barile).
Un contesto che se da un lato danneggia i principali produttori di petrolio (tra i quali in particolare la Russia e il Venezuela) dall’altro avvantaggia i paesi occidentali e anche alcuni emergenti tra i quali l’India. Proprio il gigante asiatico viene visto come un possibile supporto a medio termine per il prezzo dell’oro. Quest’ultimo, infatti, ha recuperato alcune delle sue perdite precedenti, sostenuto dai flussi di acquisti scattati dopo la diffusione della notizia che la Reserve Bank of India (RBI) ha intenzione di rivedere le restrizioni alle importazioni di oro che sono state introdotte lo scorso anno.
Verso la fine novembre, la RBI ha sorpreso i mercati annunciando il ritiro della norma (la cosiddetta «80:20»), determinando un aumento delle importazioni di oro di 150 tonnellate in un solo mese, secondo le ultime statistiche elaborate dal Ministero del Commercio e dell'Industria indiano.
Guardando al futuro, prezzi più deboli del petrolio possono mettere sotto pressione l'oro a breve termine a causa di l'impatto deflazionistico. Tuttavia, nel medio - lungo periodo, il calo delle quotazioni del greggio potrebbero avvantaggiare indirettamente la domanda di oro in India, il secondo più importante consumatore di oro al mondo, dal momento che il petrolio rappresenta il 35% delle importazioni totali del paese: un forte risparmio che può contribuire a incrementare la spesa dei consumatori indiani.
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