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Con il greggio a 80 USD a rischio il boom dello shale oil USA

30 Ottobre 2014 14:05

financialounge -  opportunità di investimento petrolio shale oil
cato orso del greggio sta spingendo molti analisti a rivedere il boom dello shale oil statunitense dopo cinque anni di crescita storica. Il prezzo di riferimento del petrolio WTI negli Stati Uniti è sceso sotto gli 80 dollari il 16 ottobre, il livello più basso dal giugno 2012 A quel livello, un terzo della produzione di petrolio di scisto americano sarebbe antieconomico, secondo un report redatto dagli analisti Sanford C. Bernstein & Co. di New York.

Secondo altri studi di settore, a 80 dollari al barile, il petrolio esportato dagli USA crescerebbe soltanto del 5 per cento, meno rispetto al 12% della precedente previsione. A 75 dollari al barile, la crescita si ridurrebbe del 56 per cento a circa 500.000 barili al giorno, mentre con le quotazioni vicine ai 70 dollari al barile, il tasso di crescita scenderebbe a zero.

È la conferma che le stime molto ottimistiche sulla produzione petrolifera USA non tengono conto delle caratteristiche del petrolio “shale” i cui pozzi, a differenza di quelli convenzionali, producono il 60-70% in meno dopo soli 12 mesi di operatività; questo comporta la necessità di continuare a perforare nuovi pozzi per compensare il rapido declino dei tassi di produzione di quelli operativi. Una riduzione dell’attività di perforazione porterebbe a un immediato rallentamento della produzione. Il prezzo di equilibrio (break even) per le compagnie produttrici di petrolio shale si attesta tra i 40 e i 90 dollari.

Ai prezzi correnti (al di sotto degli 80 dollari in alcune regioni), la produzione americana di petrolio dovrebbe pertanto esprimere un rallentamento. Inoltre, la maggior parte delle aziende produttrici di petrolio shale ha utilizzato i propri cash flow per crescere il più rapidamente possibile nel periodo in cui i prezzi del petrolio erano molto alti.
Il risultato è stato che queste aziende hanno accumulato debiti ma questi modelli di business, orientati alla crescita, non saranno sostenibili con gli attuali bassi livelli del prezzo con potenziali fallimenti di molte società del settore. Uno scenario quindi in rapida evoluzione dove, però, non mancheranno le opportunità di investimento.

“Grandi cambiamenti si stanno verificando in tutti i mercati dell’energia e non saranno interrotti dalle fluttuazioni dei prezzi delle commodity. La rivoluzione energetica del Nord America sta creando un enorme ciclo di investimenti in infrastrutture in gasdotti, oleodotti e infrastrutture di trasporto per l’LNG (il gas naturale liquefatto), necessarie per mantenere attiva questa rivoluzione. Il mercato del solare si è trasformato da mercato europeo a globale. L’energia rinnovabile sta crescendo velocemente e rappresenta la più larga parte degli ampliamenti dei generatori elettrici a livello globale. Questo porterà inevitabilmente a degli investimenti nelle reti elettriche e a nuove soluzioni per l’immagazzinamento dell’energia elettrica. Il Julius Baer Multistock – Energy Transition Fund di Swiss & Global am investe nelle aziende che maggiormente beneficeranno della crescita di questi mercati” commenta il team di gestione del fondo.

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