Credit Suisse

Cosa fare con il trend al rialzo del dollaro

23 Ottobre 2014 15:40

financialounge -  Credit Suisse dollaro euro Europa mercati emergenti
n 2013 durante il quale aveva perso il 4,3% rispetto all’euro, da inizio anno il dollaro segna un apprezzamento del 9,5% nei confronti della valuta unica europea. Ma nell’ultima settimana il trend di rafforzamento del biglietto verde, iniziato a partire dallo scorso mese di aprile, sembra essersi esaurito: tra il 13 e il 17 ottobre il cambio euro/dollaro è infatti passato da 1,258 a 1,282 con una rivalutazione, quindi, di circa due punti percentuali a favore dell’euro.

Sono in molti ora a chiedersi se l’ascesa della divisa di Washington abbia già esaurito la sua corsa o se si è trattato soltanto di un normale consolidamento dopo una lunga cavalcata al rialzo. Per capirlo meglio, abbiamo provato a interpretare le conclusioni di un report dello scorso 14 ottobre a cura della divisione Global Equity Research Investment Strategy di Credit Suisse. “I cicli del dollaro USA tendono a durare otto anni, il che implica altri cinque anni di rialzo: tenendo conto che durante le fasi di apprezzamento il biglietto verde è aumentato del 50 per cento in media, e che finora l’aumento è stato del +21%, c’è ancora spazio per un robusto ulteriore rialzo” affermano gli esperti di Credit Suisse che ritengono che l’attuale sia un mercato toro di lungo periodo in virtù di diversi fattori di sostegno.

“In primis c’è un netto miglioramento delle partite correnti e un significativo delevereging (riduzione della leva finanziaria per l’indebitamento) soprattutto nel settore privato rispetto agli altri paesi e aree valutarie: questo implica che gli Stati Uniti possono resistere di più e meglio al rialzo dei tassi reali” spiegano gli specialisti svizzeri che poi aggiungono: “Inoltre i parametri di competitività si attestano sui livelli più alti a livello mondiale mentre gli Stati Uniti sono l'unica regione in cui il consenso sulla crescita del PIL è ancora in fase di revisione al rialzo, con la ricchezza del paese del 7% al sopra del picco precedente e, quindi, su livelli molto più elevati di Europa e Giappone”.

Gli esperti di Credit Suisse ritengono che i tassi reali e i dati relativi alla manifattura USA PMI proiettino il cambio euro/dollaro USA a 1,20 ma sottolineano anche che l'euro potrebbe avere bisogno di indebolirsi di un altro 10% (proiettando così il fixing in area 1,13 – 1,15) per generare l'inflazione in base alle esigenze della BCE. La previsione a 12 mesi invece per il cambio sterlina GBP /USD è a 1,44 mentre quella relativa al fixing UAS/yen giapponese è a 118.

Ma quali sono le implicazioni per gli investitori?
Per i professionisti di Credit Suisse i mercati azionari emergenti dovrebbero continuare a registrare performance inferiori alla media mondiale mentre quelli europei potrebbero fare meglio del mercato grazie all’indebolimento dell'euro: è stato calcolato che per ogni 10% di calo della divisa unica si incrementano gli utili per azione (EPS) dell’8% circa. Sul banco dei potenziali perdenti in questo scenario, figurano le compagnie aeree, la grande distribuzione del Regno Unito , le telecomunicazioni e le utilities: a Wall Street, invece, i settori difensivi tendono a registrare performance migliori quando il dollaro è forte.

Trending