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Fondi a cedola, tanti plus e una controindicazione

16 Settembre 2014 14:15
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Negli ultimi anni l’industria del risparmio gestito ha lanciato sul mercato un numero consistente di fondi che prevedono la distribuzione di una cedola riscontrando un crescente successo di pubblico. Non a caso sull’argomento ci hanno scritto numerosi lettori chiedendoci maggiori informazioni a riguardo.

Partiamo dal precisare che un fondo comune d’investimento che stacca una cedola annua (o più cedole periodiche durante i 12 mesi) può essere a distribuzione dei proventi o con un coupon ad un tasso di rendimento predefinito.
Nel primo caso, l’importo liquidato al sottoscrittore dipende dai guadagni realizzati dai titoli in portafoglio e quindi può variare di anno in anno in modo sensibile (e, in qualche circostanza, anche azzerarsi).
Il fondo a cedola predefinita invece, stabilisce un importo di dividendo periodico (per esempio il 3% all’anno, piuttosto che l’1% ogni trimestre) che il sottoscrittore conosce in anticipo senza alcuna sorpresa sull’entità dell’importo all’atto dell’incasso.

Detto questo, più in generale, tutti i fondi che distribuiscono cedole possono essere sia di tipo obbligazionario che ad indirizzo azionario: i primi hanno in portafoglio titoli prevalentemente a reddito fisso (bond governativi, societari, high yield, ecc) mentre quelli di tipo azionario prediligono in particolare (sebbene non in modo esclusivo) le società che riconoscono ai soci cedole piuttosto generose e sostenibili nel tempo.

A chi sono adatti
Per le loro caratteristiche i fondi che liquidano una cedola risultano particolarmente graditi alle famiglie italiane, abituate nei decenni passati alle generose cedole dei BOT e dei BTP. L’uso delle somme incassate è infatti il più disparato: integrazione del reddito o della pensione annua, pagamento della retta scolastica ai figli o di un Master post laurea, finanziamento di una spesa per la casa o per l’acquisto di un’autovettura, la quietanza di un viaggio o una vacanza.

Negli ultimi tempi, le case d’investimento hanno messo a punto prodotti flessibili o multi asset che riconoscono cedole annue piuttosto ricche (3%, 4% o, addirittura, 5%), soprattutto se messe in relazione con i risicati rendimenti offerti attualmente dai titoli di stato. In questo caso, l’obiettivo degli asset manager è quello di offrire al risparmiatore un unico (o, quantomeno, il principale) veicolo d’investimento per l’impiego del capitale che viene diversificato a livello di asset class (azioni, bond, materie prime, investimenti e strategie alternative, liquidità), di aree geografiche e valutarie, di strategie di investimento (growth, value, blend), di tipologia di titoli sia in ambito azionario (small, mid, large, big cap) che obbligazionario (governativi, corporate bond, high yield, bond strutturati, titoli subordinati), mentre il risparmiatore beneficia di un reddito cospicuo annuo: il tutto mentre i risparmi continuano ad essere gestiti da team di esperti internazionali.

Quando è meglio evitarli
C’è però una controindicazione anche per i fondi a cedola. Se gli importi dei coupon incassati dovessero restare parcheggiati sul conto corrente, sarebbe meglio optare per un fondo ad accumulazione dei proventi: in questo caso, infatti, il risparmiatore beneficerebbe della rivalutazione di tutto il capitale anno dopo anno mentre, depositando sul conto corrente le cedole riceverebbe solo un modesto tasso di interesse.
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