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Azioni Europa, perchè ora sono da comprare

22 Agosto 2014 14:15

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rategist valutari di Morgan Stanley Research prevedono una ulteriore debolezza dell’euro per il prossimo anno. In particolare, in un report della scorsa settimana, il team specializzato sulle divise internazionali rimane ribassista sulla moneta unica europea prevedendo, per quanto riguarda il cambio eur/usd, quota 1,20 nei prossimi 12 mesi.

Sebbene l'euro sia sceso nel corso degli ultimi tre mesi, le metriche di posizionamento (ovvero la traiettoria relative all’andamento del cambio con le divise estere) non sono particolarmente negative mentre la dinamica del flusso degli investitori si sta deteriorando: l'indice euro, ponderato su base commerciale, è ancora, per gli esperti di MS Research al di sopra della sua media di lungo periodo.
I venti favorevoli alla forza relativa dell’euro si stanno allentando: ma una moneta unica europea dovrebbe fornire un'ulteriore spinta ai profitti europei.

In base alle considerazioni degli strategist valutari di Morgan Stanley Research la debolezza dell’euro in assenza di un forte deterioramento nel flusso di notizie macro europee, dovrebbe essere positiva per gli utili aziendali europei con ricadute interessanti sulle performance azionarie del Vecchio Continente. Infatti la regola empirica ricavata dallo studio delle relazioni tra cambi e profitti, dimostrerebbe che ogni 10% diminuzione dell’euro, gli utili per azioni (eps, earning per share) europei si incrementano del 3-4%.

Gli strategist valutari di Morgan Stanley Research ricordano poi nel loro report che il paniere di titoli selezionati per beneficiare dell’euro debole ha registrato una sottoperformance che viene ritenuta però del tutto ingiustificata e, di conseguenza, dovrebbero segnare un rimbalzo. Tra i titoli di questo paniere figurano, per esempio, Accor, Beiersdorf, Danone, Sanofi, Total , BioMerieux, Fresenius, GDF Suez, Kering e Veritas.

Lo studio degli strategist dei cambi di Morgan Stanley Research si conclude con le implicazioni che la debolezza dell’euro potrà avere a livello settoriale. Quelli che, probabilmente, dovrebbe reagire più positivamente al calo dell’euro sono l’energia, il farmaceutico, la tecnologia hardware, i beni di consumo durevoli e l’alimentare. Al contrario, il settore immobiliare, la grande distribuzione e le utilities hanno la più alta percentuale di esposizione domestica e quindi sono meno sensibili ai movimenti della divisa unica europea.

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