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Debito emergente: meglio quello in USD che in valuta locale

19 Giugno 2014 14:20
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“Abbiamo apportato due importanti variazioni al portafoglio fixed income. Innanzitutto abbiamo ampliato l’esposizione al debito emergente in dollari USA, passando dalla neutralità al sovrappeso” fa sapere nel Barometer di giugno 2014 la Pictet Asset Management Stratetic Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity.

Secondo la PSU, le obbligazioni sovrane dei Paesi emergenti in valuta forte presentato prospettive a breve termine incoraggianti sotto vari aspetti.

Primo, il merito di credito degli emittenti evidenzia un marginale miglioramento: le revisioni al rialzo dei rating superano ancora quelle al ribasso (Filippine e Romania sono fra i promossi delle ultime settimane).
Secondo, le valutazioni restano eque dal punto di vista storico: lo spread tra il debito sovrano dei Paesi emergenti e i Treasury Usa si attesta a circa 270 punti base (2,70%), un livello prossimo alla media di lungo periodo.
Terzo, le dinamiche di domanda e offerta sono sempre più favorevoli: l’asset class vanta infatti ben otto settimane consecutive di flussi internazionali positivi di investimento.

“Tale contesto, unito a una possibile riduzione dell’offerta di nuovi titoli sovrani (in base alle previsioni formulate da JPMorgan nella seconda metà del 2014 il pagamento di cedole e il rimborso di obbligazioni supereranno di 3 miliardi di dollari il volume delle nuove emissioni), dovrebbe dare impulso all’asset class. Messico, Indonesia, Brasile e Corea del Sud sono fra i mercati più allettanti” argomenta la PSU.

L’altro importante cambiamento di asset allocation nel portafoglio a reddito fisso, riguarda il debito emergente in valuta locale dove la PSU è passata dalla neutralità al sottopeso precisando che si tratta di una mossa tattica volta a proteggere i portafogli da un possibile aumento della volatilità delle valute.

“Crediamo infatti che le banche centrali dei Paesi emergenti, dopo alcun mesi di generale recupero delle valute, potrebbero cercare di arginarne un ulteriore apprezzamento per aiutare l’economia dei loro paesi. In questo senso, il rand sudafricano, il real brasiliano e la lira turca presentano le prospettive peggiori. In ambito sovrano, sottopesiamo il debito di Francia e Italia mentre sovrappesiamo i bund tedeschi. Negli ultimi mesi i titoli italiani e francesi hanno guadagnato molto terreno nel quadro delle speculazioni su future misure di quantitative easing (Qe) da parte della Bce. A nostro parere, invece, l’istituto di Francoforte procederà con grande cautela: le valutazioni dei titoli di stato periferici ci sembrano quindi difficilmente giustificabili. Quanto al debito corporate dei paesi avanzati, preferiamo tuttora il segmento high yield a quello investment grade, essenzialmente per motivi di valutazione” conclude la PSU.
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