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Angela Merkel

Elezioni Europee e implicazioni di investimento

27 Maggio 2014 12:10
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Questa tornata elettorale, le prime elezioni dopo l’esplosione della crisi del debito in area Euro, è stata l’occasione per valutare il sentiment dei cittadini del Vecchio Continente verso le istituzioni europee dopo le misure di austerità introdotte in molti paesi e dopo che l’Europa ha in qualche modo fallito nel dare risposte adeguate ai problemi dei singoli paesi.
Il primo importante messaggio che ci viene dall’analisi dei risultati è che il Partito Popolare Europeo guidato da Jean-Claude Junker rimane il più importante con 214 seggi (29%) su 751 totali, anche se ha perso 60 seggi rispetto alle elezioni del 2009.
Il partito socialista è arrivato al secondo posto con 180 seggi (25%) e ne ha persi 7.
Infine i Liberali sono in terza posizione con 66 seggi davanti ai Verdi con 52 seggi.

“Guardando questi numeri appare chiaro che, anche se si parla tanto dell’ascesa dei gruppi anti-europeisti, la maggioranza del Parlamento europeo resta saldamento pro-Europa” sottolinea da Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di J.P.Morgan Asset Management che, prendendo spunto dai risultati, ritiene si possano trarre alcuni importanti messaggi che il popolo europeo ha voluto indirizzare ai politici d’Europa, a cominciare dai tre seguenti di maggior rilievo:

1) I problemi europei restano distanti dalla percezione degli elettori e il tasso di partecipazione alle elezioni è rimasto stabile e basso vicino al 43%. Ma a ben guardare ciò risente della bassa partecipazione dei paesi dell’Europa dell’est come Slovacchia, Slovenia, Polonia e Ungheria, dove il tasso di adesione è stato inferiore al 30%;

2) Si è evidenziata una forte ascesa di gruppi euro-scettici, soprattutto in paesi come la Gran Bretagna e la Francia. Ciò significa che l’Unione Economica e Monetaria deve riflettere su quale ruolo vorrà avere in futuro e su come proporsi per essere rilanciata e ricominciare a svolgere un ruolo di catalizzatore di ideali e valori;

3) Inoltre le elezioni europee sono state l’occasione per mandare dei forti messaggi anche ai politici locali dei singoli paesi. Come è successo in Francia, Italia e Grecia, con implicazioni diverse.

In Francia i risultati elettorali hanno creato un vero e proprio terremoto dal momento che il Fronte Nazionale (movimento anti-europeo) è arrivato primo con il 26% delle preferenze, lasciando indietro l’UMP del precedente Presidente Sarkozy e il Partito Socialista di Francois Hollande, rispettivamente con il 21% e 14% dei voti. Questo risultato ha evidenziato l’elevato livello di disaffezione verso l’attuale Governo in carica e anche verso l’austerità europea.
Il partito socialista e l’attuale Governo hanno infatti fallito nel dare risposte adeguate, nel generare crescita economica e nel ridurre il deficit di bilancio. Inoltre l’UMP che avrebbe potuto trarre vantaggio da questa situazione è in una fase di carenza di leadership. In altre parole il Fronte Nazionale ha catalizzato il malcontento sia verso la politica interna che verso l’Europa ed è diventato un’alternativa credibile. Ciò potrà accelerare una fase di incertezza ma anche di cambiamento di rotta.

Un’altro risultato eclatante è venuto dal Regno Unito dove il livello di partecipazione alle elezioni è stato particolarmente basso (36%), ma non molto lontano dalla media storica. In quel paese il fronte euro-scettico del UKIP il partito che vuole la Gran Bretagna fuori dall’Europa, ha vinto con una preferenza vicino al 30% e sorpassando per la prima volta nella storia moderna delle elezioni britanniche sia i Laburisti (24%) che i Conservatori (23%).

In Germania, sebbene il partito degli euro-scettici abbia raggiunto il 6,5% dei voti guadagnandosi un posto in Parlamento, il Partito della Signora Merkel ha confermato la sua leadership anche se ha perso terreno rispetto alle recenti elezioni politiche. Ciò ha dato un forte messaggio stabilità della principale economia della zona Euro.

Tra gli altri paesi, in Olanda il partito degli euro-scettici PVV non è riuscito a raggiungere i propri ambiziosi programmi.

In Austria,il partito degli euro-scettici FPO ha raggiunto un significativo 20% dal 13% del 2009.

In Danimarca gli euroscettici del Partito Popolare danese hanno battuto i social democratici.

Infine in Belgio, non sono emerse tensioni particolari sul fronte europeo, essendo gli elettori più fortemente concentrate su temi domestici.

In Italia, il risultato elettorale ha fortemente sorpreso i mercati in positivo.
I partiti e i movimenti anti Europa sono stati arginati dal partito di Governo che ha rafforzato la propria posizione ricevendo quindi il via libera per continuare sul sentiero delle riforme fortemente auspicate a livello europeo.
Ciò è stato fortemente apprezzato dagli investitori.

In Spagna, Podemos, il partito uscito dal movimento degli indignatos ha raggiunto l’8%.
I conservatori sono rimasti saldamente in testa con il 26% di preferenze battendo i socialisti con il 23%.

Mentre in Portogallo, il partito di Governo conservativo dei Social Democratici è stato battuto dai Socialisti pagando un conto salato per il prolungato periodo di austerità e di misure restrittive introdotte in questi anni.

In Grecia ha vinto la sinistra di Syriza con il 26% davanti a ND (23%). L’estrema destra di Alba Dorata ha preso il 9.3% salendo ancora rispetto alle elezioni del 2012 (7%). Inoltre Olive (ex PASOK), che supporta l’attuale coalizione di Governo, è rimasto all’8%, scendendo ancora dal 2012 (12.3%). ND e Olive insieme raggiungono il 30,8% e dovrebbero poter continuare a governare. Tuttavia il leader di Syriza Tsipras ha chiesto la fiducia per l’attuale coalizione di Governo dopo il risultato elettorale. Resta quindi incertezza sulla tenuta del Governo e sulla possibilità che si debba andare a elezioni anticipate (Ottobre 2014).


Implicazioni di investimento
“La reazione dei mercati al risultato elettorale è stata positiva. Il messaggio chiave infatti è che il popolo europeo sta richiedendo una nuova Europa, più forte, più pronta a dare risposte, più sensibile ai temi politici e sociali. Tuttavia l’ascesa dei gruppi euroscettici non sembra molto pericolosa per la stabilità dell’area Euro. I venti contrari all’Europa sono venuti soprattutto dal Regno Unito, tradizionalmente contrario all’Europa, e dalla Francia. Ma in quest’ultimo paese ciò sembra più una critica al Governo in carica” sottolinea Maria Paola Toschi.

Nonostante ciò è possibile assistere ad un periodo di maggiore instabilità politica in paesi importanti coma la Francia o la Grecia. Ma la Francia era già sotto stretta osservazione a causa della scarsa popolarità ed efficacia del Governo. Mentre la Grecia al momento fa molto meno scalpore a livello di mercati rispetto al passato.
In aggiunta il Governatore Draghi ha fatto un insolito commento, dicendo che la gente in Europa ha bisogno di risposte chiare. Ciò sembra essere stato interpretato dai mercati come un messaggio che anche la BCE sia pronta a dare risposte nel prossimo meeting del 5 giugno.
“A breve termine è possibile che il risultato elettorale abbia limitate implicazioni di investimento e che il contesto politico europeo non cambierà in maniera significativa. Tuttavia nel lungo termine la presenza nel Parlamento Europeo di un numero significativo di esponenti di partiti euroscettici potrebbe frenare quel processo di rinnovamento e di rilancio auspicato. Il costo opportunità di ciò potrebbe essere elevato. Infatti un servizio di Ricerca del Parlamento Europeo ha stimato che una maggiore integrazione economica e politica a livello europeo potrebbe aggiungere 800 miliardi di Euro pari a circa il 6% al PIL dell’Europa contribuendo significativamente al rilancio della crescita e al calo degli indici di debito” conclude Maria Paola Toschi
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