Contatti

Banca d'Italia

PopBari, in caso di crac il Fondo interbancario non avrebbe risorse sufficienti

Nel rapporto pubblicato online, Bankitalia scrive come in caso di liquidazione, servirebbero 4,5 miliardi per rimborsare i correntisti, ma sul FITD ci sono solo 1,7 miliardi. In caso di fallimento, il pool di banche dovrebbe finanziare 2,75 miliardi di euro

di Fabrizio Arnhold 16 Dicembre 2019 17:18
financialounge -  Banca d'Italia Bankitalia fallimento Fondo Interbancario PopBari

La Banca d’Italia lancia l’allarme sull’istituto di credito pugliese, in un dossier pubblicato sul sito internet. In caso di fallimento, i soldi del Fondo interbancario non basterebbero a coprire i costi. Nel documento, Bankitalia ipotizza le conseguenze legate a una eventuale liquidazione dell’istituto. 

LA DOTAZIONE FINANZIARIA DEL FONDO


“Sulla base di prime stime, verrebbero inoltre colpiti integralmente i creditori chirografari e i depositi eccedenti i 100.000 euro non riconducibili a famiglie e piccole imprese, con il rischio che siano colpiti, in quota parte, anche quelli superiori a 100.000 euro facenti capo a tali ultimi soggetti”, si legge nel dossier di Bankitalia. “Il FITD dovrebbe effettuare rimborsi a favore dei depositanti protetti per un importo complessivo di euro 4,5 miliardi circa, a fronte di una dotazione finanziaria che a dicembre 2019 sarà pari a 1,7 miliardi di euro. Ciò implicherebbe l’esigenza di attivare integralmente il finanziamento per 2,75 miliardi di euro, sottoscritto nell’agosto 2019 dal FITD con un pool di banche e finalizzato a fornire prontamente al Fondo risorse per i rimborsi”. Un’ipotesi che implicherebbe pesanti conseguenze perché “per la restituzione del finanziamento potrebbe essere necessario il ricorso a contribuzioni straordinarie a carico del sistema bancario, che determinerebbero perdite significative”, è il monito della Banca d’Italia. 

I NUMERI DELLA BANCA POPOLARE DI BARI


Via Nazionale scende nei particolari, elencando i numeri che sottolineano la rilevanza della banca per l’economia locale. "Il numero dei soci è pari a 70.000 circa - si legge nel dossier - , con quote di partecipazione mediamente pari a 2.500 azioni, corrispondenti a 5.900 euro, considerando l'ultimo prezzo rilevato sul mercato Hi-MTF prima della recente sospensione (2,38 euro). Le obbligazioni della banca (senior e subordinate), pari nel complesso a 300 milioni, sono per oltre i due terzi in mano a privati e clientela al dettaglio”.

Da Popolare di Bari a "Banca del Sud", nuovo (costoso) carrozzone di Stato?


Da Popolare di Bari a "Banca del Sud", nuovo (costoso) carrozzone di Stato?





IN CASO DI LIQUIDAZIONE


Il documento della Banca d’Italia sottolinea che un’eventuale liquidazione della Popolare di Bari creerebbe un dissesto dalle ricadute “assai rilevanti, sia sul tessuto economico sia sul piano del risparmio locale - si legge nel dossier -. La liquidazione implicherebbe innanzi tutto l’azzeramento del valore delle azioni che esacerberebbe il contenzioso legale con i soci, già elevato a motivo delle modalità di collocamento degli aumenti di capitale 2014-15 (550 milioni di euro, quasi integralmente sottoscritti da clientela al dettaglio), ritenute dalla Consob non coerenti con la normativa sui servizi di investimento e da essa sanzionate. Subirebbero la stessa sorte anche i prestiti subordinati (290 milioni di euro circa, di cui 220 milioni collocati a clientela al dettaglio)”. 

I CONTROLLI DI BANKITALIA


Il documento della Banca d’Italia ricostruisce anche i controlli effettuati sull’attività della banca pugliese, iniziati nel 2010 con un primo accertamento ispettivo concluso con una valutazione “parzialmente sfavorevole”. Sono seguite una ventina di verifiche, con “continui scambi informativi con la Consob”, “numerose e continue sono state inoltre le interlocuzioni con l’autorità giudiziaria” e “l’aggravamento della situazione aziendale”, della Banca Popolare di Bari “è stato più volte portato all’attenzione anche del Ministro dell’Economia e delle Finanze, con lettere del 27 febbraio, 3 maggio, 2 ottobre e 26 novembre 2019”, si legge ancora sulla nota di Bankitalia.
Share:
Trending