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Da Popolare di Bari a "Banca del Sud", nuovo (costoso) carrozzone di Stato?

Via libera dal Consiglio dei Ministri al decreto di salvataggio della Banca Popolare di Bari. Di Maio parla di “nazionalizzazione”, ma per il rilancio del Sud serve davvero una banca interamente pubblica?

di Redazione 16 Dicembre 2019 14:45
financialounge -  banca popolare di bari Morning News

Dopo una lunga e non poco sofferta discussione, durata praticamente tutto il fine settimana, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto per il salvataggio della Banca Popolare di Bari con l'intenzione di creare una banca d’investimento per il Sud. Accordo raggiunto, dunque, per il finanziamento da 900 milioni di euro a Invitalia per ricapitalizzare Mediocredito centrale e creare, di fatto, un nuovo istituto per sostenere lo sviluppo economico del Mezzogiorno. Il leader dei 5Stelle Di Maio ha già lanciato l’idea di nazionalizzare la Popolare di Bari. Dunque si va verso la creazione di una “banca del Sud” interamente partecipata dallo Stato?

MA IL PROBLEMA DEL SUD NON È LA MANCANZA DI BANCHE


L’idea che le banche servano a far partire gli investimenti e che una nuova Banca del Sud possa attrarre capitali che altrimenti non arrivano sembra quantomeno bizzarra. Gli investimenti vanno dove ci sono prospettive di reddito, come ad esempio nel caso dell’Aeroporto di Venezia, che ha attratto nell’azionariato grandi fondi franco-tedeschi. Il mestiere delle banche non è investire, ma erogare in modo efficiente il credito a chi lo merita. Altrimenti non è una banca, è una nuova Cassa del Mezzogiorno che trasferisce soldi pubblici per sovvenzionare chi non ce la fa. Il rigassificatore di Brindisi non si fece perché nel 2012 British Gas gettò la spugna e abbandonò un importante investimento stanca degli ostacoli burocratici e delle proteste locali. Una Banca del Sud non avrebbe aiutato, così come non aiuterebbe a fare il Gasdotto Trans Adriatico (TAP), sempre in Puglia e sempre fermo da anni, o a risolvere il problema Ilva.

Banca Popolare di Bari commissariata, governo nel caos


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LA SOLUZIONE DELLE CRISI AZIENDALI NON È LA NAZIONALIZZAZIONE


E per Alitalia come ne veniamo a capo, creiamo una Banca per l’Aviazione? Nel loro insieme, le banche italiane sono in uscita, non in entrata nel tunnel. Sono ancora troppe, diverse sono ancora troppo inefficienti, ma almeno due terzi della strada sono stati fatti. I casi di Carige e di MPS sono più vicini a una soluzione di un paio d’anni fa. E in Italia c’è un mercato del credito importante e redditizio. Ne sanno qualcosa gli istituti in mano a francesi e tedeschi, come Agricole, BNL e DB, che con il reddito che producono in Italia fanno fare i bilanci alle case madri. La Popolare di Bari è un problema forse meno complicato di Carige, non certo una minaccia sistemica. Ma per una politica che campa di psicodrammi è un caso di vita o di morte. Il tutto proprio mentre si allentano le tensioni su dazi e Brexit e l’economia globale sembra pronta a ripartire.

ALLA POLITICA SERVE UN DRAMMA AL GIORNO PER INSEGUIRE UN ELETTORATO FLUTTUANTE


Il tutto, e per fortuna, va in scena nella sostanziale indifferenza dei mercati, con la Borsa di Milano che resta abbastanza allineata alle altre piazze europee e globali, e lo spread che rimane ben lontano dai livelli di allarme. La politica italiana sembra abbia bisogno di un dramma al giorno per giustificare le formule di governo che si alternano all’inseguimento di un elettorato sempre più fluttuante e indefinito. La Gran Bretagna è uscita nei giorni scorsi da una situazione simile grazie a una proposta politica netta premiata da un voto netto. Il Mezzogiorno non ha bisogno di una banca ma di una politica meno intenta a inseguire ogni umore locale e più impegnata a contrastare i veri ostacoli alla crescita, a cominciare dall’inefficienza della macchina dello Stato e dal cancro della criminalità organizzata.
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