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Idee di investimento - Obbligazioni - 10 giugno 2019

Le tensioni geopolitiche e politiche penalizzano le asset class italiane. La parola d’ordine è "selezione": nel debito emergente, nelle emissioni europee e nell’obbligazionario societario Usa

di Redazione 10 Giugno 2019 09:33

PENALIZZATI GLI ASSET ITALIANI


A riaccendere la modalità risk-off (avversione al rischio, ndr) a maggio è stata la combinazione di un inasprirsi delle dispute commerciali fra Stati Uniti e Cina e di dati macroeconomici deboli. “Un contesto che ha determinato il deciso calo dei rendimenti dei governativi ‘core’ e che negli Stati Uniti sembra esprimere anche una concreta aspettativa degli investitori di almeno un taglio dei tassi ufficiali da parte della Fed entro fine anno”, puntualizzano nell’articolo Mercati, l’avversione al rischio penalizza le asset class italiane i professionisti di Euromobiliare Sgr. A livello di asset class, c’è da segnalare una certa resilienza delle obbligazioni high yield – che hanno subito un allargamento relativamente contenuto degli spread (differenziali di rendimento rispetto ai titoli di stato core) – e una forte sofferenza delle asset class italiane. “Alle tensioni internazionali si sono aggiunte per il nostro Paese quelle sul fronte domestico con lo spread decennale tra il Btp e il Bund tedesco che è tornato a sfiorare quota 300 punti base. Fortemente penalizzata di conseguenza Piazza Affari ed in particolare il settore bancario”, specificano gli esperti di Euromobiliare Sgr.

L’APPROCCIO CON LO SPREAD IN SALITA


Finora l’Italia ha beneficiato della situazione di tassi bassi complessivi, ma proprio in questo senso un’inversione di tendenza può arrivare con il prossimo cambio al vertice della Banca centrale europea. “Se un tedesco o un banchiere nordico dovesse prendere il posto di Mario Draghi, la combinazione di una politica fiscale più permissiva con una politica monetaria più restrittiva sarebbe punitiva per lo spread. Questo elemento provocherebbe un allargamento di 20-30 punti base, che comunque, dato che l’Italia parte già da una situazione piuttosto delicata, farebbe molto male”, sottolinea nell’articolo Spread in salita? Come proteggersi Andrea Delitala, head of investment advisory di Pictet Asset Management. Cosa accadrebbe se lo spread dovesse salire ancora in maniera repentina? “Quando lo spread si dilata molto velocemente, tipicamente i titoli di Stato italiani perdono valore e quindi si ha un danno economico per chi è investito in questi titoli: questo lo si è visto molto chiaramente ad esempio nella primavera 2018”. Tuttavia, secondo l’esperto, dato che ci muoviamo “da livelli già piuttosto dilatati del differenziale, a meno che non ci sia un deterioramento – o anche un miglioramento – della situazione lo spread si muoverà dentro il range di 250-300 punti base. Questo è quello che è lecito aspettarsi nei prossimi mesi: non si dovrebbero verificare scenari estremi”.

DEBITO EMERGENTE IN VALUTA FORTE


Tra le asset class che hanno retto bene anche allo stop dei negoziati Usa-Cina figura il debito degli Emergenti denominato in valuta forte. In questo ambito Diliana Deltcheva, head of Emerging market debt di CANDRIAM, mantiene un’esposizione su Paesi o società con fondamentali in miglioramento, fattori tecnici positivi o credito estremamente a buon mercato. Angola e Egitto sono esempi di paesi con fondamentali in miglioramento, mentre l’inclusione nell’indice dei Paesi del Gulf Cooperation Council, quali il Bahrain e il Qatar sarebbero altri esempi di fattori tecnici positivi. Tra i crediti a buon mercato o in sofferenza la casa d’investimento annovera anche Argentina o Tagikistan. Candriam ha invece realizzato prese di profitto in vari paesi dell’Africa sub-sahariana come Gabon, Kenya e Nigeria, dopo le performance straordinarie messe a segno da inizio anno. E ora si è messa in attesa di emissioni di Eurobond per incrementare nuovamente queste posizioni. Continua a essere sottopesata invece la Turchia, in attesa di un piano di ricapitalizzazione delle banche più credibile e finché i rischi politici non scemeranno. Sul fronte del debito in valuta locale, come illustrato nell’articolo Debito emergente sostenuto da Fed paziente e materie prime, Candriam invece predilige un’esposizione ai tassi piuttosto che alle valute, con una preferenza per quei mercati obbligazionari che offrono premi di rischio elevati rispetto ai Treasury Usa, hanno un’inflazione contenuta e banche centrali credibili e indipendenti, come quelle di Indonesia, Messico, Perù e Sudafrica.

EUROPA, OPPORTUNITA’ PER CHI SELEZIONA ATTIVAMENTE


E di selezione parla pure il team Global Fixed Income, Currency and Commodities di J.P. Morgan AM nell’articolo Populismo… impopolare. Come scegliere le obbligazioni dopo le europee. Gli esperti del team osservano che i tassi di riferimento europei sono ormai da tempo su una traiettoria discendente, con il rendimento del decennale tedesco sui minimi storici. I movimenti delle classi di attivo più rischiose della regione sono invece meno pronunciati: le obbligazioni ad alto rendimento europee sono relativamente lontane dal livello del 4,90% di inizio anno. Il rischio idiosincratico ha invece ricominciato a salire e Thomas Cook e Casino sono solo le ultime società ad aver risentito di un’ampia fluttuazione nei prezzi, creando opportunità per chi si occupa di selezione attiva dei titoli nel credito, secondo dati aggiornati al 28 maggio 2019. In ogni caso, gli esperti rilevano che la domanda degli attivi europei più rischiosi si mantiene bassa e che dal 6 maggio il segmento high yield ha accusato tre settimane consecutive di deflussi. D’altro canto, poiché J.P. Morgan AM prevede che i volumi di emissioni sul mercato primario saranno inferiori a quelli dell’anno scorso, il team ritiene che le condizioni dell’offerta continuano ad essere favorevoli a questo segmento. La scarsità di strumenti del reddito fisso con rendimenti superiori all’1,5% rappresenta un ulteriore fattore di sostegno per le emissioni obbligazionarie con rating più basso. Gli esperti di J.P. Morgan AM temono però che il contesto di tassi persistentemente bassi spinga gli investitori ad aumentare il ricorso alla leva finanziaria e a incrementare le allocazioni su classi di attivo meno liquide, come ad esempio il private credit e il private equity.

BOND SOCIETARI USA, FOCUS SU FINANZIARI E BENI DI CONSUMO


Infine uno sguardo alle obbligazioni societarie Usa che, secondo Kurt Halvorson, portfolio manager di Western Asset Management (gruppo Legg Mason), restano ancora interessanti. Certo, ammette l’esperto nell’articolo Obbligazioni societarie Usa, sfruttare la volatilità con acquisti mirati, non tutti i settori hanno evidenziato lo stesso comportamento. Grazie al traino della deregolamentazione e della riforma fiscale promossa dall’amministrazione Trump, i titoli finanziari (+11,5%) e quelli del settore consumi (+8,4%), che insieme costituiscono l’asse portante dell’economia americana, stanno continuando a registrare una crescita importante. Per contro, la tecnologia mostra segnali di affaticamento con ricavi in contrazione dell’1,2%: non a caso Halvorson continua a consigliare molta cautela sulle emissioni obbligazionarie societarie Usa di questo settore.
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