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Debito emergente sostenuto da Fed paziente e materie prime

Secondo Candriam, il debito degli Emergenti denominato in valuta forte ha retto bene anche allo stop dei negoziati Usa-Cina. A sostegno ha giocato il rialzo del greggio e il rientro dei tassi americani

di Redazione 4 Giugno 2019 11:01
financialounge -  Candriam debito emergente Diliana Deltcheva obbligazioni

Nella prima parte del 2019 il debito dei mercati emergenti in valuta forte ha registrato una performance positiva, con un incremento del 7,2% (dati al 10 maggio) dopo il calo del -4,3% del 2018. Sia il segmento high yield che l’investment grade hanno realizzato ritorni importanti, rispettivamente del 7,8% e del 6,7%, sostenuti da una Fed diventata da gennaio più accomodante e da un prezzo del greggio che ha recuperato oltre il 30% da inizio anno, recuperando quasi tutto il calo del 35% sofferto dal Brent nell’ultimo trimestre 2018. Fino alla recente interruzione dei negoziati Usa-Cina e all’annuncio di nuovi dazi, le prospettive di una risoluzione della guerra commerciale hanno favorito in generale la performance degli asset rischiosi, anche se i dati sulla crescita globale hanno continuato a deludere, andando a incidere più sul debito emergente in valuta locale rispetto a quello in valuta forte. Da inizio anno, quelle valute dei mercati emergenti tradizionalmente correlate al differenziale dei tassi di crescita tra questi mercati e quelli sviluppati, sono piatte. In alcuni mercati emergenti poi i tassi di interesse, che avevano iniziato l’anno con premi di rischio significativi rispetto ai Treasury Usa, hanno beneficiato del calo dei rendimenti americani, mettendo a segno un rialzo a maggio.

FORTE DIPENDENZA DAL MERCATO DEI TREASURY AMERICANI


E’ questa in sintesi l’analisi di Diliana Deltcheva, Head of Emerging Market Debt di CANDRIAM. Secondo l’esperta oggi i principali driver di performance del debito dei mercati emergenti sembrano ragionevolmente stabili, il che induce a un cauto ottimismo sul debito emergente in valuta forte, in particolare per due fattori: l’atteggiamento più accomodante della Fed e un quadro incoraggiante per le materie prime. In un’ottica di rischi esterni top down, CANDRIAM vede il debito emergente come una combinazione tra tassi di interesse, credito emergente e premi al rischio di liquidità e volatilità. Dal momento che il costo del credito generalmente dipende dai titoli del Tesoro Usa, occorre concentrarsi su questo specifico rischio, tenendo ovviamente conto dell’affidabilità dei singoli paesi. Quindi attenzione alla prevedibilità della politica monetaria statunitense, al ritmo della riduzione del bilancio della Fed e al suo impatto sui Treasury. L’outlook di CANDRIAM sui rischi di credito degli Emergenti prende in considerazione anche la crescita cinese, oltre a quella globale e degli stessi mercati emergenti, e il legame tra questi ultimi e le materie prime.

IMPROBABILE UNA BRUSCA ESCALATION DELLA GUERRA DEI DAZI


L’esperta di CANDRIAM osserva che da inizio anno la crescita cinese, globale e dei mercati emergenti hanno deluso, ma quella degli Stati Uniti si è avvicinata maggiormente alle aspettative. In un contesto caratterizzato da crescenti tensioni commerciali, questa eccezionalità americana potrebbe non durare a lungo, in quanto con tutta probabilità a pagare lo scotto della guerra dei dazi saranno sia Usa che Cina. Ma CANDRIAM resta convinta che una brusca escalation del confronto sia improbabile, dal momento che le correzioni dei mercati azionari nei due Paesi potrebbero portare a posizioni negoziali più morbide. CANDRIAM inoltre non prevede una ripresa della crescita globale o dei soli emergenti nel 2019, ma giudica una crescita sufficiente perché i titoli sovrani e corporate dei Paesi emergenti performino bene. Dati i rendimenti attuali del 6% per il debito emergente sia in valuta forte che locale, CANDRIAM si aspetta almeno la realizzazione del carry degli interessi, che su un orizzonte di un anno dovrebbe attestarsi attorno al 6% per ogni sottoclasse. L’esperta di CANDRIAM resta positiva anche sul lungo termine, dal momento che l’asset class offre un rialzo strutturalmente interessante rispetto al reddito fisso alternativo in contesti di tassi di interesse core stabili, crescita globale favorevole e miglioramento dei fondamentali.

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ESPOSIZIONE DIFFUSA MA SELETTIVA SUL DEBITO IN VALUTA


Per questo CANDRIAM sul debito emergente in valuta mantiene un’esposizione su Paesi o società con fondamentali in miglioramento, fattori tecnici positivi o credito estremamente a buon mercato. Angola e Egitto sono esempi di paesi con fondamentali in miglioramento, mentre l’inclusione nell’indice dei Paesi del Gulf Cooperation Council quali il Bahrain e il Qatar sarebbero altri esempi di fattori tecnici positivi. Tra i crediti a buon mercato o in sofferenza la casa d’investimento annovera anche Argentina o Tagikistan. Candriam ha invece realizzato prese di profitto in vari paesi dell’Africa sub-sahariana come Angola, Gabon, Kenya e Nigeria, dopo le performance straordinarie messe a segno da inizio anno. E ora si è messa in attesa di emissioni di Eurobond per incrementare nuovamente queste posizioni. Continua a essere sottopesata invece la Turchia, in attesa di un piano di ricapitalizzazione delle banche più credibile e finché i rischi politici non scemeranno. Sul fronte del debito in valuta locale, Candriam invece predilige un’esposizione ai tassi piuttosto che alle valute, con una preferenza per quei mercati obbligazionari che offrono premi di rischio elevati rispetto ai Treasury USA, hanno un’inflazione contenuta e banche centrali credibili e indipendenti, come quelle di Indonesia, Messico, Perù e Sudafrica.
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