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L'analisi

Robeco: globalizzazione in frenata ma gli effetti saranno graduali

Peter van der Welle, Strategist Multi Asset di Robeco, sottolinea che la tendenza è emersa dopo la crisi finanziaria globale ed è proseguita con Covid e Ucraina, con benefici ma anche costi e pressioni sui prezzi

di Virgilio Chelli 10 Ottobre 2022 12:54
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Come le petroliere, le catene globali del valore devono seguire una navigazione attenta. I cambiamenti nella natura della slowbalization, vale a dire di una globalizzazione in frenata, saranno graduali, con le aziende che guadagneranno tempo a breve termine con lo stoccaggio precauzionale e il dual sourcing. La tendenza emersa dopo la crisi finanziaria globale è destinata a continuare. Spiccano le materie prime agricole, che presentano il beta più negativo rispetto all'intensità del commercio globale. Il trend potrebbe inoltre esercitare una pressione inflazionistica netta finché le perdite di efficienza derivanti dal minor grado di ricadute tecnologiche globali, da tariffe più elevate e dalla sostituzione di importazioni supereranno i guadagni derivanti dall'automazione e dalla digitalizzazione nei servizi.

L’IMPATTO DI COVID E GUERRA IN UCRAINA


Lo sottolinea Robeco in un commento sulla “Slowbalization in ascesa e commercio globale” a cura dello Strategist Multi Asset Peter van der Welle, secondo cui la slowbalization non è nuova, ma lo shock da Covid prima e l'invasione russa dell'Ucraina poi hanno aggravato le interruzioni delle catene globali. La crescente carenza di manodopera nelle economie sviluppate e l'accumulo precauzionale di scorte hanno aggiunto stress a un sistema just-in-time. Con la guerra in Ucraina l'ordine politico globale è diventato più frammentato. Quasi il 60% delle esportazioni USA verso la Cina rimane soggetto a tariffe mentre Washington ha ampliato l’intervento normativo sul commercio.

FORZE CENTRIFUGHE SI INTRECCIANO


L'attrazione centripeta economica globale si sta indebolendo, sottolinea l’esperto di Robeco, mentre le forze centrifughe si intrecciano maggiormente nella competizione strategica tra superpotenze. Il piano al 2025 della Cina mira all'autonomia in dieci industrie ad alta tecnologia, puntando a un’autosufficienza del 70%, mentre anche la UE punta all'autonomia strategica. La transizione verso un modello più autarchico, catene di approvvigionamento più resilienti e sostenibili, modificano innanzitutto la natura della globalizzazione piuttosto che il suo corso.

LE AZIENDE GUADAGNANO TEMPO


Il reshoring rimane un fenomeno poco verificato. Le importazioni in percentuale del PIL dei Paesi Ocse sono rimbalzate dopo la recessione da Covid e il dato complessivo è rimasto appena sotto il trend venticinquennale dell’era della globalizzazione. Le aziende sembrano aver guadagnato tempo per una riprogettazione più drastica della catena di approvvigionamento, ricorrendo al dual sourcing di materiali e aumentando le scorte, ampliando il numero di Paesi fornitori.Le industrie stanno seguendo l'esempio di Elon Musk, cercando di incrementare la resilienza con l'integrazione verticale per assicurarsi input produttivi critici come i minerali per le batterie e i semiconduttori.

IL CASO DELLE MATERIE PRIME AGRICOLE


La tendenza è destinata a continuare, secondo l’esperto di Robeco, che sottolinea il caso delle materie prime agricole, che presentano il beta più negativo rispetto all'intensità del commercio globale. In un ordine mondiale più frammentato, con flussi transfrontalieri in calo, i prezzi agricoli tendono ad aumentare, come nell’anno dell’invasione dell'Ucraina. Oltre alle materie prime, la slowbalization nel settore dei beni potrebbe esercitare una pressione inflazionistica netta finché le perdite di efficienza derivanti da un minor grado di ricadute tecnologiche globali, da tariffe più elevate e dalla sostituzione delle importazioni supereranno i guadagni derivanti dall'automazione e dalla digitalizzazione nel settore dei servizi.

ESAURITA LA SPINTA DEFLATTIVA


È significativo, sottolinea in conclusione l’esperto di Robeco, che la media mobile quinquennale dell'inflazione dei beni durevoli negli Stati Uniti si sia mossa inversamente all'intensità del commercio globale, diventando di recente positiva dopo aver esercitato una pressione deflazionistica sui prezzi al consumo statunitensi per due decenni, a partire dal 2001, quando la Cina ha aderito alla WTO.
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