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Per Invesco la retorica da falco della Fed può ancora ruotare su posizioni concilianti

Kristina Hooper (Invesco) trae conforto dal fatto che la Fed rimane impegnata a essere dipendente dai dati: questo approccio non esclude che Powell possa optare per una politica monetaria meno restrittiva

di Leo Campagna 9 Settembre 2022 07:55
financialounge -  Invesco Kristina Hooper Morning News

Nel suo discorso al simposio a Jackson Hole Powell, in meno di 10 minuti, ha provocato preoccupazione in molti investitori in tutto il mondo in vista della riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) di settembre.

TASSI USA PIÙ ALTI PER UN PO’ DI TEMPO


“Come mi aspettavo, Powell è stato molto aggressivo. Ha parlato duro, ribadendo il messaggio che abbassare l'inflazione si tradurrà in significativi impatti economici. Ha fatto capire che la Fed è disposta a tutto per combattere il carovita e sta adottando misure energiche e rapide per moderare la domanda in modo che si allinei meglio con l'offerta e per mantenere ancorate le aspettative di inflazione. Continuerà a farlo fino a quando non sarà sicuro del risultato e manterrà tassi più alti per un po' di tempo”, fa sapere Kristina Hooper, Chief Global Market Strategist di Invesco.

LA FED DIPENDENTE DAI DATI


Nonostante la reazione iniziale del mercato, la manager non è preoccupata per le dichiarazioni di Powell a Jackson Hole. La Fed deve tenere il passo con la sua retorica da falco per continuare a esercitare pressioni al ribasso sulle aspettative di inflazione. “Credo poi che, se da un lato la Fed non si aspetta di ridurre i tassi rapidamente, è altrettanto vero che dovrà finire il lavoro a un livello di tassi tollerabile. Ovvero che, che prima o poi, la banca centrale statunitense avrà bisogno di uno snodo verso una posizione meno da falco. Traggo soprattutto conforto dal fatto che la Fed rimane impegnata a essere dipendente dai dati, come ha ribadito ancora una volta Powell la scorsa settimana” sottolinea Hooper.

SONDAGGIO SUI CONSUMATORI DELL’UNIVERSITÀ DEL MICHIGAN


Secondo la Chief Global Market Strategist di Invesco diversi indizi fanno pensare che a settembre la Fed possa ruotare leggermente verso un aumento meno aggressivo di 50 punti base. “Per esempio la pubblicazione del sondaggio sui consumatori dell'Università del Michigan. ha mostrato che le aspettative di inflazione dei consumatori si stanno ancorando meglio a breve e a lungo termine. Quelle a un anno erano del 4,8% ad agosto contro il 5,4% di giugno mentre le aspettative di inflazione a cinque anni erano del 2,9% ad agosto contro il 3,3% di giugno” riferisce Hooper.

E’ IN ARRIVO UN CALO SIGNIFICATIVO DELLA SPESA PER I SERVIZI


Un secondo indizio, secondo la manager, è da ricercarsi nell’indice dei responsabili degli acquisti di S&P Services. “La scorsa settimana, la lettura è stata sorprendentemente negativa, attestandosi a 44,1, ben al di sotto delle aspettative e al livello più basso da maggio 2020. Ciò indica che è in arrivo un calo significativo della spesa per i servizi”, commenta Hooper. Secondo la quale questi dati dovrebbero aumentare la probabilità che la Fed ruoti su una posizione meno aggressiva, aumentando i tassi di 50 punti base a settembre per poi seguire un percorso più morbido, con alcuni ulteriori aumenti di 25 punti base prima di finire la stretta monetaria.

I PROSSIMI DATI AI QUALI PRESTARE ATTENZIONE


Per quanto riguarda invece il pessimismo sulla Cina, negli ultimi giorni la situazione sembra essere cambiata. Pechino ha annunciato una serie di misure di sostegno alla crescita durante la recente riunione del Consiglio di Stato, con più di 1.000 miliardi di yuan di finanziamenti, in particolare per investimenti infrastrutturali. “I prossimi dati ai quali presterò molta attenzione includono i prossimi rilasci del PMI cinese, nonché i rapporti sull'inflazione nell'eurozona, sul PIL canadese e sui posti di lavoro negli Stati Uniti. Ognuno di questi dati assume maggiore rilevanza quando le banche centrali tendono a politiche monetarie molto restrittive e veloci, mentre si cerca di misurare i danni all'economia e il livello di successo nella lotta all'inflazione”, conclude la Chief Global Market Strategist di Invesco.
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