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Prezzi sotto pressione

Schroders: “Tre motivi per cui l'inflazione è tornata… per restare”

A marzo l’inflazione nei Paesi del G7 è salita al 7% su base annua: si tratta del tasso più alto in quasi 40 anni di storia e i tassi d’inflazione headline sono superiori ai target delle banche centrali

di Francesco Rapetti 9 Giugno 2022 14:35
financialounge -  David Rees inflazione Schroder

David Rees, Senior Emerging Markets Economist di Schroders ha realizzato una analisi approfondita sulle radici dell’attuale ondata di inflazione globale che risalgono all’inizio della pandemia di COVID-19, quando è emerso un forte squilibrio tra l’offerta e la domanda di beni.

IL RUOLO DEL COVID


L’economia globale ha subito una forte contrazione nella prima metà del 2020 a causa dell’imposizione di lockdown, ma ciò che è seguito è stata una recessione insolita in quanto la maggior parte delle famiglie è stata in un certo senso protetta dalle perdite economiche. Molti hanno potuto continuare a lavorare da casa a stipendio pieno, mentre le finanze di molte altre famiglie sono state tutelate da favorevoli programmi governativi, con il risultato che in aggregato il risparmio netto è aumentato notevolmente.

IL RIMBALZO DEI CONSUMI


Con i consumatori pieni di liquidità e la maggior parte dei settori dell’economia globale chiusi, in particolare il settore dei servizi, la domanda repressa si è riversata in poco tempo sul settore dei beni. Negli Stati Uniti, ad esempio, le vendite al dettaglio sono aumentate del 20% in un solo anno e continuano a crescere con la ripresa economica. Anche in tempi normali, l’offerta di beni avrebbe faticato a tenere il passo con una domanda così elevata.

LA CARENZA DI MERCI


Le tensioni sulla produzione sono state esacerbate dai lockdown e dalle interruzioni dei canali di spedizione. La carenza di merci ha causato un deterioramento dei tempi di consegna dei fornitori e lo squilibrio tra domanda e offerta si è tradotto in un aumento dei prezzi.

IL RUOLO DELLA UCRAINA


Più di recente, le ricadute dei tragici eventi in Ucraina hanno esacerbato le tendenze inflazionistiche di fondo, con l’impennata dei prezzi delle materie prime. Questo ha gettato benzina sul fuoco e fatto salire ulteriormente l’inflazione.

CINA TRA LE CAUSE DELLA INFLAZIONE LUNGA


In primo luogo, il perdurare della politicazero Covid” in Cina significa che i colli di bottiglia delle catene di approvvigionamento probabilmente persisteranno per qualche tempo. L’imposizione di lockdown ha colpito duramente l'economia cinese ad aprile e probabilmente porterà a una contrazione del Pil nel secondo trimestre rispetto al trimestre precedente. Dopo tutto, la Cina è diventata centrale nelle catene di approvvigionamento globali e le restrizioni messe in atto per contenere il Covid hanno gravemente ostacolato l’attività manifatturiera e causato un intasamento delle infrastrutture dedicate al trasporto.

I PREZZO DELLE MATERIE PRIME


I prezzi dell’energia si sono stabilizzati dopo lo shock iniziale seguito all’invasione russa dell'Ucraina, ma rimangono alti e non si escludono ulteriori rialzi. La Russia ha interrotto la fornitura di gas a Polonia e Bulgaria e permane la minaccia di interrompere le forniture ad altri Paesi europei più grandi. Allo stesso tempo, l’UE sta cercando di raggiungere un accordo su un nuovo ciclo di sanzioni che includa un embargo sull’energia russa, potenzialmente già dalla fine del 2022. Tuttavia, è forse il prezzo dei prodotti alimentari a rappresentare la minaccia maggiore. Secondo l’indice FAO dell'ONU, quest’anno i prezzi dei prodotti alimentari sono già aumentati di circa il 20% in termini nominali di dollari USA. In aggiunta, l’enorme shock dei prezzi nel mercato dei fertilizzanti implica che l’aumento dei costi dei beni alimentari possa persistere.

SETTORE DEI SERVIZI


Una terza preoccupazione per l’inflazione viene dal settore dei servizi. Si tratta di un’area che sta rinascendo, con l’affievolirsi delle preoccupazioni per il Covid. I dati del Regno Unito, che è stata la prima grande economia ad abbandonare le restrizioni dovute alla pandemia, hanno mostrato un chiaro spostamento della domanda verso i servizi. E negli Stati Uniti la produzione del settore dei servizi sta tornando ai livelli pre-pandemici e probabilmente aumenterà ulteriormente con il ritorno della domanda. La ripresa della domanda nel settore dei servizi richiederà probabilmente più lavoratori in un momento in cui la disoccupazione è già molto bassa e i salari sono in aumento. L’attività del settore dei servizi tende ad essere ad alta intensità di manodopera e quindi i prezzi sono particolarmente sensibili ai costi salariali. Ciò comporta il rischio che i servizi possano presto diventare il principale motore dell'inflazione, aggiungendosi ai timori di una spirale salari-prezzi.

LE STIME DI SCHRODERS SULL’INFLAZIONE


Nell’analisi di Schroders, Considerando tutti questi rischi, hanno rivisto al rialzo le previsioni sull’inflazione globale di quest’anno, portandole al 6,4% dal precedente 4,8%. Schroders si aspetta che l’inflazione diminuisca l’anno prossimo, probabilmente lo farà più lentamente, abbiamo quindi rivisto al rialzo la nostra stima al 3,6% nel 2023 dal precedente 2,8%. Ciò in gran parte è dovuto ai mercati sviluppati. I dati in arrivo suggeriscono che l’inflazione negli Stati Uniti abbia raggiunto il picco dell’8,6% a marzo. L’asset management prevede un trend al ribasso nei prossimi mesi, per tornare al target del 2% della Fed solo entro il quarto trimestre del 2023.

CONCLUSIONI FINALI


Schroders ritiene che il picco d’inflazione nel Regno Unito e nell’area euro sia raggiunto un po’ più tardi, rispettivamente nel secondo e terzo trimestre. Tuttavia, mentre Schroders ritiene che l’inflazione nell’Eurozona scenderà di nuovo sotto il 2% nella seconda metà del prossimo anno, prevediamo che l’inflazione del Regno Unito rimarrà al di sopra dell’obiettivo per tutto il 2023.
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