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Mercati appesi anche alla politica in Usa e Cina, ecco cosa può succedere

In autunno si misurerà la distanza tra Biden e gli americani e la solidità di Xi Jinping. Ci vorranno un paio d’anni per consolidare un nuovo ordine globale, non è il momento di rincorrere i top e i bottom di mercato

di Stefano Caratelli 23 Maggio 2022 08:01
financialounge -  Bulletin cina mercati Russia ucraina Wall Strett

Rapido flashback. Gennaio 2017, Trump ha appena vinto e Xi Jinping è accolto a Davos come il garante del libero scambio e del mercato contro il protezionismo del nuovo Presidente USA. Dopo quattro anni di guerra dei dazi, il nuovo inquilino della Casa Bianca Biden non cambia registro, anzi salgono le tensioni tra le due superpotenze sul terreno del primato tecnologico e delle pretese di Pechino su Taiwan. Xi si concentra sulla politica interna, si mette di traverso ai colossi cinesi di Internet ma intanto gli esplodono le bolle immobiliari. Poi arriva il Covid, la Cina torna un esempio globale per come riesce a contrastarlo e a ripartire prima e meglio di tutti. Inizio febbraio 2022, Xi accoglie Putin a Pechino come il partner di un’alleanza ‘senza limiti’, lo zar russo si sente le spalle coperte e qualche settimana dopo invade l’Ucraina, intanto il virus rispunta in Cina costringendo a nuovi lockdown costosissimi per l’economia. A Putin la guerra lampo non riesce e anzi ricompatta l’Occidente che sanziona i russi e rifornisce senza limiti di armi e dollari l’Ucraina, mentre da Pechino arriva solo un debole supporto vocale a Mosca.

UN DOPPIO APPUNTAMENTO


La costruzione del nuovo ordine mondiale procede per assestamenti tettonici e si avvicina a un doppio appuntamento quasi in contemporanea: le elezioni di midterm a inizio novembre in USA e il Congresso di partito in Cina che dovrebbe tenersi per ottobre. Il gradimento degli americani per Biden è ai minimi, il 20 maggio le rilevazioni Rasmussen lo davano 10 punti sotto Trump 4 anni prima, con il tasso di approvazione al record negativo di -30. A novembre si vota per il Congresso e non per la presidenza, che probabilmente nel 2024 non sarà un match Biden-Trump. I Repubblicani potrebbero riprendersi la Camera e potrebbero emergere nuove leadership in entrambi i partiti. Elon Musk annusa il vento e da quasi padrone di Twitter cambia campo e passa dai Dem ai Rep mentre anche il patron di Amazon Bezos si occupa sempre più di politica. Biden continua a essere la faccia dei Dem ma è un’identificazione che non fa bene al partito, mentre anche su Trump, oltre all’età, pesa l’onta indelebile dell’assalto a Capitol Hill.

BIDEN SEMPRE PIÙ LONTANO DAGLI AMERICANI




L’INCUBO DI XI JINPING


Anche la strada di Xi Jinping forse è meno in discesa di qualche mese fa. A Shanghai in autunno deve presentarsi ai 2.300 delegati e soprattutto ai 7 membri del Politburo, con in tasca la vittoria finale sul Covid, che giustificherebbe i danni inflitti dai lockdown, a partire dalla città portuale simbolo della potenza economica cinese. Se non gli riesce, il Covid si aggiungerebbe a una lista non esaltante: lotta alla corruzione non conclusa, guerra alla povertà non ancora vinta, economia in frenata, e ora un rischioso supporto a Putin, anche se sempre meno dichiarato. L’incubo di Xi è il Congresso del Pcus del 1956, dove Krusciov a sorpresa denunciò le malefatte e il culto della personalità di Stalin morto tre anni prima, dividendo il partito e segnando secondo lo stesso Xi l’inizio della fine dell’Unione Sovietica.


INTERROGATIVI SUL DESTINO DELLA RUSSIA


In mezzo alla partita per disegnare il nuovo ordine globale stanno l’Europa e la Russia, unite fino a non molto fa dall’attrazione esercitata dalla Cina, ad esempio con la Via della Seta di cui nessuno parla più, e ora brutalmente separate dall’aggressione di Putin all’Ucraina. All’Europa una maggiore coesione e integrazione con il partner nordamericano può fare solo bene, in termini di sicurezza, crescita economica e progresso sociale. E forse anche ricucire in qualche modo, di fatto se non di diritto, lo strappo della Brexit. Sul destino della Russia c’è una cortina di incertezza imperscrutabile. Una nuova Jugoslavia 30 anni dopo? Un nuovo arroccamento con un Muro spostato da Berlino al Don? Uno sterminato serbatoio di energia e materie prime etero-diretto da Pechino per supportare la crescita cinese?


BOTTOM LINE


Media e analisti si interrogano sul possibile punto di caduta da cui Wall Street possa ripartire. Il mercato non ha ancora gli elementi per prendere le misure al nuovo ordine globale che potrebbe prendere forma tra un paio d’anni al termine di un percorso che a novembre segna una doppia tappa importante. In mezzo al guado da traversare ci sono l’inflazione, la guerra, le banche centrali e i loro possibili errori. Se dal Congresso di Shanghai e dalle elezioni USA usciranno segnali importanti, sicuramente saranno valutati e prezzati. Per l’investitore, l’unica strada è restare fedele alla strategia e non rincorrere ‘top’ e ‘bottom’ temporanei.
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