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L'analisi

In Cina la politica zero-Covid rischia di portare alla zero-crescita

Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, sottolinea che la politica restrittiva di Pechino sta provocando un forte rallentamento della crescita e gravi interruzioni alle catene di fornitura

di Virgilio Chelli 14 Maggio 2022 09:30
financialounge -  cina Covid-19 Morning News Paolo Mauri Brusa

Se la Cina dovesse abbandonare la politica intransigente sul Covid si rischierebbe uno Tsunami di contagi, con oltre 100 milioni di sintomatici e 5 milioni di ricoveri, che manderebbero in tilt il sistema sanitario provocando 1,6 milioni di decessi. È quanto stima un'analisi della Fudan University di Shanghai, pubblicata su Nature Medicine, secondo cui il livello di immunità indotto dalla recente campagna di vaccinazione sarebbe insufficiente a fermare la variante Omicron, vista la bassa copertura tra la popolazione anziana e la capacità del virus di eludere i vaccini cinesi.

INDICI ECONOMICI IN CADUTA


Parte da qui l’analisi di Paolo Mauri Brusa, gestore del team Multi Asset Italia di GAM SGR, che ricorda come Pechino sostenga che grazie alle misure adottate sono stati evitati almeno 1 milione di decessi, limitati a 5 mila da inizio pandemia contro i 990mila degli Stati Uniti con solo un quarto della popolazione. Ma, rileva Mauri Brusa, aumentano le preoccupazioni per i costi sociali e finanziari del “Covid Zero”. Due sondaggi hanno confermato il basso morale della comunità imprenditoriale, con l’indice Caixin, che valuta le prospettive dell’attività industriale, sceso ad aprile a 46 da 48,1 di marzo, addentrandosi in territorio contrazione.

SITUAZIONE PEGGIORE NEI SERVIZI


L’esperto di GAM SGR sottolinea che la situazione è ancora peggiore nei servizi, dove l’indice è passato da 42 a 36,2. Secondo Nomura, 46 città cinesi, che rappresentano un quarto della popolazione e il 35% del PIL, stanno vivendo un blocco totale o parziale delle attività. Foxconn ha dovuto prima sospendere e poi ridurre la produzione nel suo maggior stabilimento di Zhengzhou, da dove esce circa il 70% degli iPhone di Apple. Il lockdown nella città di Xi’an, durato un mese, ha causato disagi ai principali produttori di chip Micron Technology e Samsung, mentre Toyota e Volkswagen hanno dovuto sospendere la produzione nelle fabbriche di Jilin.

ABBASSATE LE STIME DI CRESCITA


Molte istituzioni finanziarie hanno abbassato le stime di crescita per il 2022 dal 5,5% al 4%. Ma secondo alcuni economisti i lockdown hanno già causato una contrazione che è costata alla Cina quasi 2.700 miliardi di dollari e, in assenza di un allentamento, l’anno in corso potrebbe risultare persino peggiore del 2020, quando la crescita si fermò al 2,3%.

PECHINO NON VUOL FARE MARCIA INDIETRO


Malgrado le valutazioni dei listini azionari siano arrivate a livelli storicamente bassi, osserva in conclusione Mauri Brusa, le prospettive per i prossimi mesi restano alquanto incerte. In assenza di vaccini efficaci contro le nuove varianti o farmaci per la cura delle infezioni da Covid, l’esperto di GAM SGR prevede che il Governo cinese non farà di certo retromarcia, perché vorrebbe dire riconoscere implicitamente come errate le decisioni di tutti questi mesi.
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