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Crisi energetica

Gas all’Italia, cala il flusso di quello dalla Russia Snam: nessuna emergenza forniture

Il transito del gas verso l’Europa attraverso il punto di ingresso principale in Ucraina si ferma da mercoledì 11 maggio. Snam rassicura sulle forniture, grazie a varie fonti di importazione. Restano i timori per il prossimo inverno

di Fabrizio Arnhold 11 Maggio 2022 11:45
financialounge -  Crisi energetica Gas italia Russia snam

Meno gas russo verso l’Europa. L’Ucraina interrompe il transito del gas dal punto di accesso Sokhranivka a partire dalle 7 del mattino ora locale, secondo quanto ha riportato Bloomberg, citando una dichiarazione sul sito del gestore del sistema di trasporto del gas in Ucraina (Grid). La decisione sarebbe stata presa “a causa delle azioni delle forze di occupazione russe”. Quali saranno gli effetti sull’Italia?

“NESSUN RALLENTAMENTO DELLE FORNITURE”


Il flusso di gas verso l’Italia non subirà alcun rallentamento. È quanto riporta Snam sul suo sito: al momento i flussi a Tarvisio sono in diminuzione rispetto a martedì ma sono compensati da maggior afflusso a Passo Gries (da Nord), grazie all’interconnessione delle reti e alle varie fonti di importazione. La domanda viene soddisfatta, non ci sarebbe quindi pericolo di restare senza gas in Italia.

LA SFIDA IN VISTA DELL’INVERNO


Ma se è vero che l’Italia è in grado di far fronte a cali delle forniture di gas russo in questa stagione, più difficile sarà far fronte a eventuali cali il prossimo inverno. L’Europa, e l’Italia in particolare, è dipendente dalle forniture di gas russo. Gazprom rassicura l’Europa sostenendo che sarà possibile pagare senza violare le sanzioni, ma i dubbi restano. Come l’urgenza di cambiare il prima possibile il sistema di approvvigionamento. I prezzi medi del gas sono aumentati, secondo l’ufficio studi di Confindustria, del 628% rispetto al periodo precedente al Covid.

LA CAPACITÀ DELL’ITALIA


Le scorte di gas in Italia non sono al massimo della capacità ma più alte rispetto all’Europa. Il riempimento degli stoccaggi, una settimana fa, era arrivato al 39% della capacità a fronte di una medie Ue del 34,9%. L’Italia può mettere da parte 17 miliardi di metri cubi di gas, riesce a fare di più solo la Germania. Risulta evidente che la capacità di stoccaggio è un valore utile da prender in esame, nel caso ci sia del gas disponibile. Per questo cercare nuovi fornitori sarà fondamentale per ridurre la dipendenza da Mosca che, come precisato a più riprese dal ministro Cingolani, resterà difficile da cancellare per almeno tre o anche quatto anni.

AUMENTARE LE SCORTE


In questo scenario, quindi, serve aumentare le scorte. Entro sei mesi l’Italia conta di arrivare al livello di stoccaggio pari al 90% della capacità, nei 13 siti di stoccaggio del nostro Paese. La maggior parte sono di Snam (nove sul totale), poi tre sono di Edison e uno di Ital-gas Storage. Fino ad oggi quasi il 40% del fabbisogno totale di gas, pari a 76 miliardi di metri cubi, era soddisfatto dalla Russia. Solo 3,4 miliardi di metri cubi di gas vengono prodotti in Italia, circa il 4,4%. Un dato emblematico per capire che trovare alternative alle forniture di Mosca è una sfida tutt’altro che semplice da vincere in tempi stretti. E per farlo non servirà solo aumentare la produzione di energia rinnovabile.
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